Rassegna Stampa del Cameo

La ridicola intervista del principe Harry al principe Obama

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Se fossi capace a fare interviste ai grandi politici, ai grandi personaggi in genere, le farei a fine anno. Sono convinto che a cavallo fra Natale e Capodanno si venga a creare un’atmosfera tale per cui le loro difese immunitarie si abbassano ed è possibile entrare in profondità nella loro guardia.

Prendiamo Barack Obama e la sua intervista alla Bbc data a Harry. Non s’era mai vista un principe inglese che intervista un principe americano, diventato tale dopo essere stata imperatore.

Una piccola notazione dedicata agli amici sempre così occhiuti sul rispetto del politicamente corretto.

Harry non è forse quel principe che durante un’orgia si toglie la divisa nazista (sic!) e resta nudo? A questo, il finanziatore dei dem, Weinstein, non c’era arrivato. Come può la Bbc, ripeto la Bbc, aver data visibilità a uno con questo curriculum?

Perché nessun giornale a tv ha ricordato l’episodio, salvo la Zuppa di Porro?

Chissà perché, letta questa curiosa intervista, di infinita modestia professionale, tanto per darle uno spessore culturale l’ho paragonata a quel quarantennio (1880-1920), ove si diffuse il Simbolismo.

Fu un momento di rifiuto sia del progresso che della modernità, dicevano che il simbolismo ti catapultava in una dimensione dove non esistevano leggi prestabilite e dove l’illusione si confonde con la realtà, mescolando gli opposti.

Leggendo l’intervista mi ha fatto tornare a quell’epoca. In fondo cos’è stata, la presidenza Obama, se non una grande illusione politicamente corretta? Lui fu prima presidente eletto dai social media, e come tale si comportò.

Ricordiamo tutti quella intervista del 20 aprile 2011 nel Quartier generale di Facebook per rispondere alle domande, in streaming, di Mark Zuckerberg, avviato anche lui a diventare principe. Non si erano ancora spente to luci che Obama era già “il Presidente dei Social Media”, Twitter e Facebook sarebbero poi esplose, gli “Spin Doctor” sarebbero diventati gli equivalenti digitali degli Chef tri stellati.

Ma ora Obama fa il pentito, parla dei periodi di internet, dei social e solo perché Steve Bannon, usando gli stessi suoi metodi digitali, ha ridicolizzato la sua protetta The Hillary, con metodi pre-elettorali altrettanto esasperati dei suoi.

Per fortuna ci sono ancora persona perbene, come lo studioso di cultura e politica digitale (Fabio Chiusi) che osserva come “quando l’uso dei Big Data a del Microtargeting avevano l’obiettivo di eleggere Obama andava tutto bene”.

Mi chiedo, perché il protocollo dell’informazione ovattata, come la chiamano i colti, che ha eletto prima Obama e poi Trump non deve più valere, solo perché ha eletto uno non gradito dall’establishment?

Riccardo Ruggeri, Italia Oggi 30 dicembre 2017

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