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In tempi di Instagram, a celebrare il centenario della nascita di Giulio Andreotti che cade domani non poteva che essere una mostra fotografica a tu per tu con i big del mondo, Santi, Papi, grandi del cinema, della cultura e dello sport. Una gallery che farebbe invidia a qualsiasi inquilino pro-tempore nei Palazzi del Potere. I follower apprezzerebbero la spontaneità del più stimato uomo politico italiano nel mondo, immortalato su un seggiolone vestito a festa oppure, giovanissimo, che gioca a ping pong. L’unica volta, con ogni probabilità, che ha fatto attività fisica.
Ripeteva spesso “non sapete a quanti funerali sono andato di amici che mi volevano portare a camminare”. Chi solo ci riuscì, per un breve periodo, fu il cardinale Angelo Felici, a Villa Borghese. Del resto, come si coglie dalle foto e dalle vignette esposte di Maccari, Forattini e Giannelli, è stato il divo Giulio a cambiare con grande anticipo la narrazione politica. Ad accorgersene per prima sua madre, Rosa Falasca, vedova giovanissima quando il marito Filippo Alfonso, maestro elementare ad Oriolo, a soli 33 anni la lasciò con tre figli, una delle quali, Elena, morì a meno di vent’anni. “Giulio, vabbè che ti piace la televisione, ma che adesso ti metti a ballare mi sembra esageri”. “Non è possibile”, ribatté il figlio, in quel momento Ministro del Bilancio in un governo Moro. “Ti ho visto con i miei occhi e sentito cantare con le mie orecchie”. Non era vero, ma verosimile.
Andreotti ne rideva compiaciuto, era diventato la maschera più indovinata di Alighiero Noschese, il più grande imitatore della tv italiana. A differenza di Amintore Fanfani ed Aldo Moro, due cavalli di razza della prima Repubblica che protestavano con il mitico Ettore Bernabei, DG della Rai, per le imitazioni irriguardose, Andreotti capì al volo l’importanza della televisione. Pur amando i vecchi comizi e correndo per i paesini del Lazio in veri e propri rally, maniaco com’era della puntualità, soleva dire: “Bastano dieci minuti da Pippo Baudo e tutti mi fermano a differenza di quando perdo ore per preparare un discorso o una relazione”. E Pippo Baudo, che celebrò in momenti meno fortunati un compleanno di Andreotti in casa Carraro con una grande torta dalla scritta emblematica “cassate siciliane”, ha sempre confermato che lui, in video, faceva il picco di ascolti.
Nella straordinaria galleria fotografica ci sono ovviamente anche le foto, oltre che con Baudo e Raffaella Carrà, con grandi giornalisti come Enzo Biagi ed Indro Montanelli e con i suoi imitatori principe, Noschese appunto e Oreste Lionello. Nella gallery si sono volute anche ricostruire le fasi della straordinaria vita pubblica di Andreotti che lo ha visto: nel 1945 componente giovanissimo della Consulta Nazionale, dal 1946 ininterrottamente membro del Parlamento, sette volte Presidente del Consiglio dei Ministri, ventisette volte Ministro e dal 1991 Senatore a vita. La mostra, per il centenario della nascita, è stata voluta dalla famiglia e curata con affetto da Alessandro Nicosia, ed è suddivisa in 7 sezioni: la vita privata; settant’anni di politica italiana; politica estera, sua grande passione; Santa Romana Chiesa; incontri; lo spettacolo; lo sport. Davanti alle foto con tutti i Papi, prima che diventassero Papi (da Roncalli a Montini, da Ratzinger a Bergoglio), ad alcuni Santi, prima che diventassero Santi, da Madre Teresa di Calcutta a Josemaría Escrivá de Balaguer; tutti i Presidenti degli Stati Uniti; attrici, prima che diventassero star, come Liz Taylor, Anna Magnani o Sofia Loren , la sua favorita, come lo fu Alberto Sordi tra gli attori o Falcao tra i calciatori. Immagini che faranno sorridere quanti hanno costruito il mito della Fiat. Ebbene, Andreotti con un autista d’eccezione, Gianni Agnelli, ed un divertito Cesare Romiti, pronto ad aprirgli la portiera.
Ma vedendo le sue foto di statista apprezzato da Reagan a Kohl, da Golda Meir a Gorbaciov, da Gheddafi ad Arafat resta un’amarezza di fondo: l’Italia che emerge da quegli scatti era quella delle grandi battaglie sociali e politiche, alla luce del sole in Parlamento come all’interno dei partiti, con avversari politici che si confrontavano ma che si rispettavano e non si insultavano. L’Italia dei grandi dibattiti, non dei tweet pubblicati a tradimento prima di un incontro a Palazzo Chigi; l’Italia protagonista assoluta in politica estera, ponte tra gli Stati Uniti e la Russia, fondamentale snodo nel Mediterraneo. Immagini di incontri di lavoro e di progetti, di sviluppo e di prosperità. Ben diverso dalle photo-opportunity che i giovani leader di oggi inseguono, da ‘postare’ nei loro profili Instagram, pieni di immagini ma vuoti di contenuti. L’oblio che è sceso su personaggi come De Gasperi, Togliatti, Berlinguer, Fanfani, Moro, Spadolini, Craxi, Cossiga ed ovviamente Andreotti che non si è mai montato la testa definendosi sempre un popolano romano, è di sicuro un vulnus da correggere.
Questa mostra che la Presidente del Senato Casellati inaugurerà domani potrà certamente aiutare. Chissà se il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che di Andreotti è stato Ministro ed è l’ultimo sopravvissuto della Prima Repubblica, la andrà ad omaggiare.
Luigi Bisignani, Il Tempo 13 gennaio 20019