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Da Giovannini a Vandana Shiva: ecco il “nightmare team” di Fioramonti al Miur per lo sviluppo sostenibile

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Lorenzo Fioramonti, ministro del Miur (Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca), ha annunciato di voler fare in modo che in tutte le scuole, dalle elementari all’università, si tengano lezioni sullo sviluppo sostenibile, a prescindere dal percorso di studi intrapreso. Si chiameranno “Lezione zero”. A occuparsene sarà il Consiglio scientifico sullo sviluppo sostenibile, un organo di cui il ministro intende dotarsi perché lo affianchi nel progetto di fare dell’Italia “un’avanguardia globale” del New Deal Verde e del quale faranno parte personalità che il ministro ha presentato come “di spicco”.

Una di queste è l’economista Enrico Giovannini, cofondatore e portavoce dell’ASviS (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile), una associazione fondata nel 2016 “per far crescere nella società italiana, nei soggetti economici e nelle istituzioni la consapevolezza dell’importanza dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e per mobilitarli allo scopo di realizzare gli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Per chi non lo sapesse, gli obiettivi di cui si parla sono quelli fissati nel 2015 dalla 70esima Assemblea generale dell’Onu, come proseguimento dei Millennium Goals, un progetto varato nel 2000, articolato in otto obiettivi – lotta alla povertà, riduzione della mortalità infantile, scolarizzazione, sostenibilità ambientale… – nessuno dei quali era stato raggiunto nei 15 anni previsti. Il nuovo progetto ha anch’esso la durata di 15 anni, scade quindi nel 2030, gli obiettivi sono saliti a 17, ulteriormente suddivisi in 169 traguardi. Anche il bilancio è aumentato. Dai miliardi di euro dei Millennium Goals si è passati ai trilioni, almeno 15 all’anno, che gravano come al solito soprattutto sui Paesi sviluppati occidentali e vanno a favore di quelli cosiddetti poveri: perché i Paesi ricchi sono responsabili delle ingiustizie del mondo e quindi le devono risanare, dicono i sostenitori del progetto, e perché è comunque un dovere morale provvedere ai poveri e alla salute del pianeta. E se non lo fanno i governi dei Paesi in difficoltà, seppure per corruzione, malgoverno, indifferenza, bisogna che ci pensi chi ne ha i mezzi.

Il professor Giovannini aveva chiesto al governo precedente che si discutesse una proposta di emendamento della Costituzione italiana per introdurvi al più presto il principio dello sviluppo sostenibile. Crede nel global warming di origine antropica e per questo approva e incoraggia Greta Thunberg con cui ha avuto modo di incontrarsi e felicitarsi. Apprezza il Club di Roma, l’ong fondata nel 1968 divenuta famosa nel 1972 con la pubblicazione di un documento intitolato “Rapporto sui limiti dello sviluppo”. Anche se sono state smentite dai fatti, ne difende le ipotesi catastrofiste. Nel suo rapporto il Club di Roma aveva previsto l’esaurimento dell’oro nel 1981, del mercurio nel 1985, dello stagno nel 1987, dello zinco nel 1990, petrolio nel 1992, di rame, piombo e gas naturale nel 1993. Ancora nessuna di queste risorse è venuta a mancare.

Un’altra “persona di spicco” è Jeffrey Sachs, economista anche lui, secondo cui l’Europa deve guidare la lotta contro i cambiamenti climatici e l’Italia deve porsi alla sua testa perché il Mediterraneo è la zona più sensibile agli effetti del global warming antropico. Per Sachs il livello degli oceani si sta pericolosamente alzando, l’ultima volta che la temperatura della Terra è stata così elevata è stato 150.000 anni fa, le emissioni di CO2 hanno raggiunto livelli insostenibili, l’umanità immette nell’atmosfera troppi miliardi di tonnellate di carbonio. Non basta fermare la crescita demografica con tutti i mezzi possibili, bisogna che l’umanità si diradi. “Se l’Italia mantenesse fino al 2300 l’attuale tasso totale di fertilità – porta a esempio – la sua popolazione scenderebbe a 600.000 individui e non sarebbe poi un gran male”.

E poi c’è Vandana Shiva, l’indiana ambientalista ossessivamente ostile alla scienza, ma si definisce scienziata, e allo sviluppo al punto di inventare dati e fatti. Sostiene, ad esempio, che i semi ogm sono sterili, concepiti tali per costringere i contadini ad acquistarli a ogni nuova stagione a beneficio delle multinazionali che li producono (Navdanya, l’ong da lei fondata, ha lanciato nel 2012 una campagna globale per la libertà dei semi, contro il monopolio dei semi e del cibo). Denuncia che l’introduzione in India di una varietà di cotone Bt, un ogm, ha indotto i piccoli produttori a indebitarsi per coltivare per il mercato e ha causato il suicidio di 250.000 contadini disperati, oltre a far crollare l’industria del miele per lo sterminio degli insetti impollinatori, tra cui le api; che il golden rice (riso ogm, contenente beta-carotene, creato per combattere la carenza di vitamina A) in realtà ha fatto aumentare fame e malnutrizione nei Paesi poveri.

Niente di tutto ciò è vero. Molti ambientalisti più seri e responsabili la criticano severamente e hanno preso le distanze. Vandana Shiva si è pronunciata pure in merito alla Xylella, il batterio che attacca gli ulivi. Secondo lei quelli infetti non vanno tagliati, perché con essi si taglia anche la cultura che è pace: “Perché la colomba vola tenendo con sé un ramo di ulivo? Dobbiamo fare pace con la terra e l’ulivo è il simbolo di questa pace con la terra”. Il suo rimedio, suggerito agli agricoltori italiani, è abbracciare in tanti con amore le piante ammalate. Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca…

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