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L’omicidio di Pamela Mastropietro come il nuovo delitto del Circeo

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Credo che l’omicidio di Pamela Mastropietro, la ragazza uccisa da tre/quattro nigeriani a Macerata lo scorso gennaio rappresenti, simbolicamente e in maniera uguale e contraria, ciò che il delitto del Circeo rappresentò nel 1975. All’epoca, in pieni Anni di Piombo in Italia, Andrea Ghira, Angelo Izzo e Giovanni Guido, i responsabili del delitto di Rosaria Lopez e dello stupro di Donatella Colasanti, due ragazze del popolo (che abitavano in zona Montagnola e vennero attirate con l’inganno nella villa di Ghira a Punta Rossa, al Circeo) si impose come esempio clamoroso di delitto definito di classe. I tre, rampolli della buona borghesia romana, simpatizzanti di estrema destra e profondamente misogini, si accanirono con una ferocia inaudita sulle due, stuprandole e insultandole con epiteti a sfondo sessuofobico e classista prima di infierire sui loro corpi. La stampa, gli intellettuali, il mondo politico, l’opinione pubblica, tutti riconobbero in quell’accadimento la punta dell’iceberg, ma al contempo anche il risultato di un sistema e di una società basati sullo sfruttamento di classe e sulle ingiustizie sociali che portavano i più ricchi e spregiudicati ad abusare dei meno fortunati. Un delitto politico; la borghesia abbiente che giocava con gli sfruttati arrivando addirittura, come nelle peggiori ritualità arcaiche, a togliere loro la vita (in realtà solo Rosaria Lopez venne uccisa, la Colasanti miracolosamente si salvò).

Fu interessante la polemica fra Pier Paolo Pasolini e Italo Calvino successiva all’episodio. Quest’ultimo si scagliò contro gli assassini che chiamò: “fascisti, pariolini, violenti, borghesi”. Il loro, per l’autore di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, era un delitto sessista. Un sopruso di classe. Il risultato di un sistema di potere. Pasolini, da provocatore qual era, ribaltò l’accusa, e lo rintuzzò: per il poeta di Bologna il fascismo classista come lo intendeva Calvino era un cliché, morto e sepolto, che non esisteva più. La borghesia italiana (e non solo), con la sua Tv e la sua neolingua e il suo consumismo aveva appiattito ogni cosa, comprese le classi sociali. “I ‘poveri’ delle borgate romane e i ‘poveri’ immigrati – rispose Pasolini – cioè i giovani del popolo, possono fare e fanno effettivamente (come dicono con spaventosa chiarezza le cronache) le stesse cose che hanno fatto i giovani dei Parioli: e con lo stesso identico spirito, quello che è oggetto della tua descrittività”.

Ecco. 43 anni dopo quel delitto, si potrebbe leggere l’omicidio mostruoso, spaventoso di Pamela Mastropietro, la giovane diciottenne romana ospite di un centro di recupero per tossicodipendenti a Macerata, con un altro cliché (ovviamente da ribaltare). I nigeriani che hanno fatto a pezzi il corpo della ragazza, che lo hanno scuoiato del 20 per cento di pelle, che le hanno asportato alcuni organi interni e che hanno rinchiuso i pezzi del cadavere in due trolley per farlo sparire, potrebbero rappresentare gli esecutori di un delitto di “sinistra”, l’opera dei nuovi protetti della gauche mondialista, impuniti, tribali, dediti a riti voodoo estranei alla cultura Occidentale bianca, membri di una mafia spietata cui è stata data estrema mano libera sul territorio da parte delle mafie nostrane sotto gli occhi chiusi di chi (ONG, Centri Sociali e associazionismo cattolico) quegli immigrati (più o meno regolari e regolarizzati) utilizza come nuova manovalanza, che considera i nuovi proletari del mondo, che coccola e difende, in uno slancio terzomondista che oggi rappresenta la nuova avanguardia anti-capitalista e anti-imperialista (lì dove l’imperialismo, nonostante altri Imperi siano sorti nel frattempo, è sempre incarnato da Usa e Israele).

Ecco, a questo cliché si potrebbe rispondere che se andiamo a sfogliare l’elenco dei delitti efferati con squartamenti, pezzi di cadavere impacchettati e perfino con scioglimento nell’acido, l’Italia e gli italiani non sono (quasi) secondi ai nigeriani. Che le cronache sono piene di delitti misogini e sessisti perpetrati da giovani e meno giovani di ogni classe sociale (per quanto le classi possano esistere ancora; e qui Pasolini aveva ragione a sostenere che la stessa borghesia le classi sociali le aveva/ha distrutte). E’ un cliché che è servito al fascio-leghista Luca Traini per uscire di casa, imbracciare un fucile e mettersi a sparare ai “negri” in giro per Macerata, una vendetta contro gente indifesa e innocente che nulla c’entrava con l’omicidio di Pamela. In una spirale di violenza e contro-violenza che ha riportato in strada slogan ridicoli e superati, ormai evaporati nelle teche di una Storia che è già farsa, sotto i nostri occhi, tutti i giorni, raccontata, farsescamente appunto, da talk-show finti, telegiornali teleguidati e opinionisti strilloni.

C’è un però in tutta questa storia. Un però che non è un cliché. E’ vero: il delitto del Circeo e il delitto di Pamela sono ormai due simboli. Segnano a mio avviso uno spartiacque. Uno è un delitto definito di destra, l’altro di sinistra. E, come tutti i cliché, chi sa leggere oltre li può ribaltare. Il però è legato al presente che si vuole costruire. Attenti perché la borghesia dopo averle distrutte queste classi sociali ha iniziato una massiccia opera di livellamento verso il basso. Aumento della povertà, distruzione della classe media, importazione di nuovi schiavi dai Terzi Mondi. Questi non sono cliché, sono dati economici che chiunque in buona fede può leggere sui giornali specializzati, nei libri degli economisti, guardandosi attentamente intorno, sotto casa, nel conto in banca. Alla sparizione delle classi e al livellamento verso il basso segue la tribalizzazione: poco importa poi se queste tribù siano popolate da autoctoni o allogeni. Se da un mix delle due tipologie.

Sì, il delitto del Circeo è di destra e l’omicidio di Pamela è di sinistra. Però, Pierpaolo, nel 1975, diceva: “I giovani delle borgate di Roma fanno tutte le sere centinaia di orge (le chiamano ‘batterie’) simili a quelle del Circeo; e inoltre, anch’essi sono drogati. L’uccisione di Rosaria Lopez è stata molto probabilmente preterintenzionale (cosa che non considero affatto un’attenuante): tutte le sere, infatti, quelle centinaia di batterie implicano un rozzo cerimoniale sadico. L’impunità di tutti questi anni per i delinquenti borghesi e in specie neofascisti non ha niente da invidiare all’impunità dei criminali di borgata”. Quindi, fuori dai cliché. Cari compagni dei Centri Sociali che volete il meticciato io vi dico: domani potremmo avere neonazisti “negri” che marciano incazzati sulle nostre strade. E a voi fascisti che rifuggite l’africanismo: qualche vostro camerata potrebbe ritrovarsi a mangiarsi il cuore della sua ragazza appena stuprata. Livellamento e tribalizzazione. Tutti contro tutti contro tutto. Certo, a voler pensar male e a ribadirlo, il cliché che gira in questi giorni, si potrebbe sostenere che il delitto di Pamela sia maturato per le decisioni di chi ha permesso questo tipo di immigrazione incontrollata da paesi in cui non c’è nessuna guerra e in cui vige una propaganda anti-occidentale forte, importando maschi giovani e in forze, magari appartenenti a una malavita di stampo primitivo, e che lo abbia fatto per seminare scompiglio socio-politico-economico, sapendo che la loro religione (molti di questi maschi sono islamici, anche se non tutti) giustifica atti di misoginia in nome di una presunta suddivisione dei ruoli maschio femmina improntata alla sottomissione del gentil sesso. Ma questo è solo un cliché, appunto, che presto verrà ribaltato. O no?

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