Esteri

Shinzo Abe

Con Shinzo Abe il Giappone attore protagonista per la sicurezza e l’ordine globale

L’eredità politica dell’ex premier giapponese: il Quad con Usa India e Australia, la visione di un Indo-Pacifico libero e aperto, la percezione della minaccia cinese

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L’ex premier giapponese Shinzo Abe, assassinato ieri a Nara durante un comizio, lascia un’eredità importante sulla politica estera e di difesa del suo Paese. Sotto la sua leadership, il Giappone si è dotato di una nuova impalcatura strategica, politica e istituzionale ed è diventato un attore imprescindibile per la sicurezza e l’ordine liberale dell’Indo-Pacifico e globale. Ne è convinta Alice Dell’Era, collaboratrice del centro studi Geopolitica.info ed esperta di politica giapponese, con la quale abbiamo approfondito la figura di Abe e la sua dottrina.

La dottrina Abe

TOMMASO ALESSANDRO DE FILIPPO: Qual è l’eredità politica di Shinzo Abe in termini di proiezione internazionale del Giappone e partnership regionali?

ALICE DELL’ERA: Abe Shinzō lascia un’eredità importante sulla politica estera e di difesa del Giappone. È infatti sotto la sua leadership che le principali trasformazioni nell’approccio giapponese prendono forma. Durante i suoi due mandati (2006-07; 2012-20), Abe riesce a riformare l’impalcatura strategica, politica e istituzionale del Paese.

Tra i cambiamenti più importanti che si devono proprio ad Abe abbiamo l’elevazione dell’Agenzia di Difesa a Ministero (2007), l’istituzione di un National Security Council, e l’emissione della prima National Security Strategy, la reinterpretazione dell’Articolo 9 volta a rivedere la tradizionale posizione giapponese contraria all’esercizio del diritto di autodifesa collettivo, l’introduzione di nuove leggi per la sicurezza nel 2015 e la revisione delle linee guida per la collaborazione con gli Stati Uniti.

Un elemento centrale della cosiddetta Dottrina Abe è stato proprio l’approfondimento dell’alleanza con Washington e delle partnership regionali. Oltre al tradizionale alleato, i due principali target dell’attivismo diplomatico di Abe sono stati India e Australia, che nella visione dell’ormai defunto ex primo ministro rappresentavano assieme a Washington e Tokyo i vertici di un “diamante” per la sicurezza dell’Asia, in altre parole il Quad (Dialogo di Sicurezza Quadrilaterale) di cui Abe si è fatto promotore sin dalle origini.

In aggiunta, sotto Abe sono stati approfonditi anche i rapporti con il Sudest Asiatico e quelli con i partner extra-regionali, tra cui persino la Nato. Uno dei lasciti più importanti di Abe è infine la visione strategica per un Indo-Pacifico Libero e Aperto (FOIP), lanciata ufficialmente dall’allora primo ministro nel 2016 e che ha rappresentato proprio il gioiello di punta della postura internazionale della sua amministrazione.

Si può quindi affermare che Abe Shinzō abbia impostato la traiettoria della politica estera e di difesa del Giappone in direzione di un maggiore attivismo nello scenario internazionale.

La percezione della minaccia cinese

TADF: Qual è stato il suo contributo nell’elaborare la politica di Tokyo nei confronti della Cina?

ADE: Abe ha ricoperto un ruolo centrale anche nel delineare la politica di Tokyo nei confronti della Cina. Le relazioni con Pechino sotto Abe sono state caratterizzate da un mix di ambivalenza e pragmatismo.

Abe è stato uno dei primi leader a riconoscere i rischi posti dal comportamento assertivo della Cina sul piano internazionale e ha mobilitato la comunità internazionale a rispondere multilateralmente alle sfide poste da Pechino.

Se in materia di sicurezza e difesa Abe portò avanti una serie di riforme volte a rispondere a una crescente percezione del pericolo cinese, ciò non precluse il tentativo di riavvicinare i già tesi rapporti con Pechino.

Nel 2018, in visita nella capitale cinese, Abe annunciò pragmaticamente di voler elevare le relazioni tra i due Paesi soprattutto a livello economico e finanziario. In tale occasione, l’ormai defunto ex-premier si dichiarò a favore di una collaborazione nel contesto della BRI cinese e FOIP giapponese.

In altre parole, Abe è riuscito a bilanciare gli imperativi strategici giapponesi in materia di sicurezza e difesa con quelli economici dettati dalla dipendenza dell’economia di Tokyo dai mercati cinesi.

Solo dopo aver lasciato la carica di primo ministro, Abe si è mostrato più apertamente critico nei confronti di Pechino, continuando a esercitare un’importante influenza sull’approccio dei due governi che lo hanno succeduto.

Uno shock per la politica giapponese

TADF: Che conseguenze può avere la sua uccisione sulla politica giapponese?

ADE: L’assassinio di Abe Shinzō rappresenta un grave shock per il mondo politico giapponese. Si tratta di un caso abbastanza raro, ma non senza precedenti. Per intenderci, un simile episodio si è verificato nel 2007 quando il sindaco di Nagasaki Itō Iccho venne assassinato a colpi di arma da fuoco da un membro dell’organizzazione criminale a cui ci si riferisce comunemente con il termine di Yakuza.

Nel 1960 il leader del Partito Socialista Inejirō Asanuma fu, invece, accoltellato proprio durante la campagna elettorale per le elezioni della Camera Bassa. Vi sono poi una serie di altri casi di attacchi che non hanno però causato vittime.

Nonostante questi precedenti, l’uccisione di Abe lascia un’ombra profonda su un Paese che attribuisce un enorme peso al rispetto per la democrazia e alla risoluzione pacifica di qualsiasi differenza e controversia politica.

Sebbene non siano ancora chiare le motivazioni dietro l’assassinio, possiamo fare alcune considerazioni. Innanzitutto, è probabile che alla luce di questo episodio vengano riconsiderate le modalità in cui le campagne elettorali vengono condotte. Tradizionalmente, i politici giapponesi tengono comizi a stretto contatto con gli elettori e spesso le misure di sicurezza sono estremamente minime. Questo potrebbe cambiare.

In secondo luogo, l’assassinio di Abe potrebbe andare a influenzare il risultato delle elezioni per la Camera Alta previste per questa domenica. Sebbene non ci siano dubbi sulla vittoria del PLD, l’assassinio di Abe potrebbe avere ripercussioni sul margine di vittoria della coalizione di governo, a scapito dell’opposizione, così come sulle dinamiche interne del partito stesso.

Il ritorno del Giappone nel mondo

TADF: Si può dire che Abe sia stato il premier del ritorno del Giappone nel mondo come potenza non solo economica ma anche politica?

ADE: Certamente. Abe sarà ricordato per essere il premier che ha proiettato il Giappone alla leadership dell’ordine politico ed economico liberale. Sotto la sua guida, Tokyo ha riacquistato visibilità nella comunità internazionale in qualità di garante e artefice delle regole e norme internazionali.

Se prima di Abe, il Giappone era spesso accusato di essere un “free-rider” che tradizionalmente evitava le responsabilità associate al proprio peso economico, oggi grazie alla traiettoria politica impostata proprio da Abe, Tokyo è un attore imprescindibile nel sostenere l’ordine politico, economico e securitario dell’Indo-Pacifico e quello globale.

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