Esteri

Caso Kaliningrad

Il vero caso Kaliningrad: la Russia che abbaia ai confini dei Paesi Nato

Altro che sanzioni, asimmetria plateale: nessun missile Nato ai confini della Russia, mentre a Kaliningrad testate nucleari russe ai confini Nato

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Piccola guida per comprendere dove sia il problema di Kaliningrad. Della città natale di Immanuel Kant (Koenigsberg), distrutta, occupata, svuotata, ricostruita e rinominata Kaliningrad dai sovietici nel 1945, non si era praticamente più parlato.

Torna alla ribalta in questi giorni perché la Lituania ha deciso di far rispettare anche al suo territorio le sanzioni dell’Unione europea. I russi lamentano che il loro territorio è minacciato e organizzano esercitazioni della Flotta del Baltico a mo’ di intimidazione contro la Lituania e dunque anche contro la Nato di cui i lituani sono membri.

Area depressa

La prima cosa che bisogna ricordare della questione è: Kaliningrad stessa è un’aberrazione. Si tratta di un territorio russo, ma separato dal resto della Russia e incastonato fra la Polonia e la Lituania. E fin qui potrebbe anche andare bene: le enclave e le exclave fanno parte della storia europea e tuttora, se guardiamo a enclave nostrane, come Campione d’Italia, sono anche benestanti e di successo.

Un’exclave russa in una Russia post-sovietica, avrebbe potuto trasformarsi in una zona speciale di sviluppo economico, magari demilitarizzata (per non preoccupare i vicini), esentasse, magari con regole separate per facilitare il commercio e gli investimenti.

Invece no. Anche ai tempi del democratico e (relativamente filo-occidentale) Boris Eltsin, Kaliningrad è rimasta una tabula rasa militarizzata, con un’importanza solo strategica, depressa dal punto di vista economico e devastata da quello sociale e sanitario, fra le più inquinate e fra le prime regioni russe in termini di diffusione dell’Aids.

Qualcosa era stato fatto per migliorarla nel primo decennio di Putin, quando l’attuale presidente parlava, e un po’ agiva, ancora da liberale. Ma la priorità è sempre stata assegnata alle basi militari. In generale, anche quando era facile ottenere un visto per la Russia, per Kaliningrad era un’impresa ardua.

Base nucleare

Secondo: Kaliningrad è una base nucleare, e questo non è normale. Quando le nazioni dell’ex Patto di Varsavia e dell’ex Urss sono state ammesse nella Nato, nessuna testata nucleare statunitense è stata depositata nel loro territorio, proprio per non provocare la Russia e per far comprendere a Mosca che l’allargamento non era da intendersi come una minaccia nei suoi confronti.

Kaliningrad, al contrario, ospita testate nucleari russe. La base militare di terra di Kaliningrad include anche batterie di missili Iskander, con capacità nucleare, che potrebbero incenerire, senza preavviso e in una manciata di minuti, tutte le città della Polonia, della Lituania, della Lettonia e dell’Estonia.

Più recentemente, a Kaliningrad sono arrivati anche i nuovi missili da crociera Novator, che possono tenere sotto tiro l’intero territorio europeo.

Quello di Kaliningrad è dunque un caso di asimmetria plateale: la Nato non ha armi nucleari al confine con la Russia, per scelta, mentre la Russia dispone di armi nucleari addirittura dentro il territorio della Nato. Ricordiamocelo, quando i russi dichiarano di aver attaccato l’Ucraina per non avere basi missilistiche della Nato (quando Kiev non ne fa parte tuttora) troppo vicine a Mosca.

Sanzioni, nessuna eccezione

Terzo: Kaliningrad fa comunque parte della Russia e non costituisce un’eccezione legale. Nel momento in cui si applicano le sanzioni alle merci russe, lo stesso discorso vale anche per quelle che entrano ed escono dall’exclave.

Chi vi dice che “a Kaliningrad sono assediati e muoiono di fame” mente sapendo di mentire, perché cibo e medicinali non sono sotto embargo e le sanzioni si applicano ad una piccola percentuale di tipologie di merci.

Quindi: perché la Lituania dovrebbe fare eccezione per Kaliningrad? E soprattutto: perché le autorità militari e civili russe protestano in particolar modo per Kaliningrad e non per le altre dogane europee con la Russia (in Finlandia, Estonia e Lettonia), dove si applicano le stesse regole?

Perché evidentemente la considerano zona “sensibile”. Ma dal punto di vista militare, non solo civile ed economico. Quindi sanno che Kaliningrad è un problema e può diventare il punto di inizio di un nuovo conflitto europeo.

Fa ridere, per non piangere, sentire tutti questi russofili pronti a stracciarsi le vesti per la sorte dell’exclave russa incastonata nella Nato. Perché Kaliningrad dovrebbe essere oggetto di scandalo proprio per le ragioni opposte.

È un monumento all’appeasement occidentale. L’abbiamo lasciata militarizzare, l’abbiamo lasciata trasformare in una base nucleare contro l’Europa, adesso dovremmo anche esentarla dalle sanzioni? Francamente sarebbe troppo anche per Chamberlain.

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