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La Nato si prepara a combattere: tutte le decisioni chiave del vertice di Madrid

I nuovi indirizzi dell’Alleanza, Stoltenberg: Russia principale minaccia, risposta rapida da 40 a 300 mila uomini. Baricentro si sposta a nord-est, un problema per l’Italia

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Sono passati 40 anni da quando la Spagna è stata ammessa nella Nato e per festeggiare questo anniversario Madrid ospiterà l’atteso vertice dell’Alleanza dal 28 al 30 giugno.

Il concetto strategico 2030

Il vertice deve trovare un indirizzo per affrontare gli attuali problemi di sicurezza e contestualmente approvare il Concetto strategico 2030, che andrà a sostituire quello approvato dieci anni fa in un’analoga riunione in Portogallo e darà il via alle azioni da intraprendere nel prossimo decennio. Lo studio, avviato più di un anno fa, è oggi influenzato dai tragici eventi in Ucraina a partire da 120 giorni fa.

Questo basilare documento riaffermerà i valori, gli scopi e i compiti della Nato (che quest’anno compie il suo 73mo compleanno) e fornirà una valutazione collettiva delle sfide di sicurezza che, come appena scritto, sono state messe in evidenza dalla guerra in corso, ancora in queste ore, in Ucraina.

Il vertice di Madrid vedrà, per la prima volta nella storia, la partecipazione di Paesi partner dall’Indo-Pacifico e dal Medio Oriente, così come di Svezia e Finlandia. Questi ultimi due Paesi prossimi a entrare a far parte dell’Alleanza (capricci e interessi turchi di Erdogan permettendo).

Guerra in Ucraina al culmine

Come noto, è in corso nell’est dell’Ucraina una cruenta battaglia tra l‘esercito russo con i suoi sostenitori separatisti e un ormai stanco esercito ucraino che viene comunque, anche se lentamente e con grandi difficoltà, rafforzato dalle armi e munizioni occidentali.

Analisti internazionali prevedono che nelle prossime due settimane potrebbe essere raggiunto davvero il punto culminante nell’attuale fase della guerra. Tale previsione giustifica la continua richiesta di maggiore supporto militare da parte del governo di Kiev.

Nei quattro mesi trascorsi da quando il presidente Putin ha lanciato l’invasione, i Paesi Nato hanno avuto chiaro indicatore delle capacità delle forze armate russe e da questo si è intuito quanto sarà centrale la difesa collettiva degli Stati europei, atteso sia un variato scenario euro-atlantico, e il conseguente radicale cambiamento di percezione delle opinioni pubbliche di quasi tutti i Paesi dell’Alleanza, sia il fatto che Washington ha anche la necessità, vitale per gli Stati Uniti, di essere in grado di contrastare minacce come la Corea del Nord, l’Iran e l’estremismo violento, ma anche i cambiamenti climatici e le pandemie (cinesi).

Capacità militare basata su tre principi

Per il futuro gli Usa offrono agli altri Paesi della Nato una chiara direzione di marcia. La capacità militare del futuro dovrà essere costruita su tre principi: la “deterrenza integrata”, la generazione di una potenza di combattimento credibile (comprese le forze nucleari) e la necessità di creare un vantaggio duraturo sfruttando la supremazia nelle tecnologie emergenti.

Chi paga il conto

Come sempre, tutto dipenderà dal denaro pubblico americano investito dal Congresso, ma per gli alleati della Nato il messaggio è chiaro: se la garanzia di sicurezza degli Stati Uniti all’Europa deve essere mantenuta in modo credibile, gli europei dovranno condividere gli oneri della difesa in modo molto più equo.

Coprire il 50 per cento della capacità della Nato entro il 2030 è probabilmente il minimo che gli americani si aspetteranno dai loro alleati.

Nuova strategia militare: il fianco Est

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha chiaramente accelerato la pianificazione della difesa della Nato ed è stato deciso di attivare tutti i piani di risposta graduale e le appropriate operazioni di risposta alle crisi come azione di contrasto diretta all’aggressione.

Parrebbe che le autorità della Nato siano diventate notevolmente più audaci rispetto al passato e al vertice di Madrid sarà adottata una nuova strategia militare che per la prima volta stabilisce un comando militare delle forze impegnate sul fianco orientale della Nato per consentire operazioni terrestri, marittime e aeree più integrate. Quindi il centro di gravitazione Nato, che sarà orientale.

In conferenza stampa il segretario Jens Stoltenberg ha annunciato l’aumento da 40 a 300 mila uomini delle forze di risposta rapida.

Le decisioni già prese nel 2022 quanto a difesa avanzata di Bulgaria, Romania, Ungheria e Slovacchia tramite battaglioni multinazionali alleati impegnerà forze significative. Ci sarà un aumentato controllo dello spazio marittimo e aereo e gli scenari delle prossime esercitazioni prevedranno un attacco dal fianco orientale.

Il baricentro si sposta a Nord-Est

Poiché la minaccia principale e quasi universalmente riconosciuta alla difesa collettiva viene da est, è comprensibile che l’Alleanza guardi principalmente in quella direzione. Soprattutto dopo l’ingresso di Svezia e Finlandia, che spostano sensibilmente a nord il centro geografico dell’Alleanza.

Questo sarà un problema soprattutto per l’Italia attesa da nuove sfide nel Mediterraneo, prima fra tutte l’immigrazione clandestina incontrollata che sarà alimentata dagli effetti negativi della guerra con la sua globalizzazione delle emergenze (crisi del grano in primis).

Occhio alla Cina

Anche se il Concetto Strategico 2030 guarderà principalmente ad est dell’Europa, nell’orizzonte Nato è entrata e resterà la Repubblica Popolare Cinese. Washington definisce in Pechino il rivale in grado di mettere in discussione la sua egemonia mondiale, e spingeranno giustamente tutta la Nato a far fronte comune rispetto dell’autoritarismo cinese.

Certamente non si prevedrà di impegnare l’Alleanza in operazioni nell’Indo-Pacifico, ma di mantenere la supremazia strategico-militare dell’Occidente.

La Cina Popolare è una potenza militare, dotata dell’arma nucleare, industriale e tecnologica comparabile a Russia e Stati Uniti, una situazione che crea una dinamica non stabile e chiede quindi un nuovo approccio, a partire dalla piena inclusione di Pechino nel dialogo sul controllo degli armamenti.

Il ruolo degli alleati europei

Comunque sia, la guerra russo-ucraina ha messo in evidenza l’azione dell’Ue per sostenere Kiev e la necessità di continuare a migliorare e adattare la sostenibilità, la dispiegabilità e l’interoperabilità delle sue forze. I piani nazionali di sviluppo sosterranno (si spera) la piena e tempestiva generazione di tali capacità, in linea con il processo di pianificazione della difesa della Nato.

Soprattutto, la Nato ha davvero bisogno di iniziare a pensare in modo molto più convincente alla guerra futura e al concetto stesso di deterrenza e difesa nel ventunesimo secolo. L’automazione e la digitalizzazione della guerra cyber accelereranno, forse, in modo esponenziale.

Gli alleati europei della Nato (Italia compresa) devono mantenere ciò che promettono. In caso contrario, la Russia potrebbe approfittarne per costruire quello che il suo presidente sogna: “reclamare le terre di Pietro il Grande”.

Più Nato

Bisognerà in futuro avere consultazioni più serrate, tenere sempre più in considerazione i partenariati con i Paesi amici per affrontare le sfide alla sicurezza comuni nei vari scacchieri geopolitici e, soprattutto avvalersi maggiormente dell’Alleanza (non solo sul piano militare ma anche su quello politico) per difendere meglio le posizioni comuni tra gli alleati su questioni di rilevanza strategica, come l’aggressione russa, la libertà di navigazione nello Stretto di Taiwan e la presenza attiva (ostile) di Russia e Cina Popolare in Africa e tutto il Medio Oriente.

In conclusione, va sottolineato ancora una volta che il vertice di Madrid riveste un’importanza eccezionale per il futuro del mondo democratico perché si svolgerà mentre la Russia bombarda e occupa una nazione confinante con quattro membri della Nato e vede l’Europa ospitare questa volta oltre 5 milioni di “veri” profughi.

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