Esteri

Sunak mette fine alla “Golden Age” tra Londra e Pechino

Ribadita la linea Johnson: Cina “rivale sistemico”. Ma i più anti-cinesi tra i deputati Tory non si sentono rassicurati: è una “minaccia”

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La Golden Age dei rapporti tra Londra e Pechino è finita. Lo ha ribadito il premier britannico Rishi Sunak nel suo intervento al Royal Mayor’s Banquet nella City. Nulla di nuovo, anzi. Le parole di Sunak servono più che altro a rassicurare il Partito Conservatore, in subbuglio dopo che alcune uscite del neo premier avevano fatto riassaporare odore di appeasement nei rapporti tra Regno Unito e Cina.

Cina rivale sistemico

Così, l’inquilino di Downing Street ha ribadito quella che è stata la più recente posizione del predecessore Johnson sulla questione Cina: Pechino è rivale sistemico dell’Occidente e persegue obiettivi strategicamente contrari a quelli del Regno Unito.

Nel discorso di Sunak c’è stato anche spazio per un riferimento alle proteste anti-Covid nelle maggiori città cinesi, e si è sottolineato come il crescente autoritarismo di Xi sia un pericolo non solo per il sud-est asiatico – Hong Kong e Taiwan in primis – ma anche per il resto del mondo.

Tory non rassicurati

Il China Research Group – caucus all’interno del Partito Conservatore che si occupa dei rapporti tra UK e Cina – ha registrato le parole di Sunak ma non si è sentito molto rassicurato. Il premier, infatti, ha parlato di “robusto pragmatismo” nel modo di porsi di Londra nei confronti di Pechino, e questa non è sembrata una linea di dura condanna che molti del Group auspicavano.

Sulle pagine del Daily Express, Iain Duncan Smith, uno dei più prominenti anti-cinesi tra i deputati Tory, ha affermato che Pechino non è rivale sistemico ma una “vera e propria minaccia per l’Occidente”.

L’ex leader Tory è stato bandito dalla Cina insieme ad altri sei parlamentari per il suo ruolo nella denuncia delle condizioni della minoranza uigura nello Xinjiang. Insieme a lui nella lista c’è anche il minister per la sicurezza Tom Tugendhat.

Il cambio di rotta sulla Cina

Il cambio di marcia nei rapporti tra UK e Cina si è avuto dopo una visita del vice-consigliere per la sicurezza nazionale Usa Matthew Pottinger nella primavera 2020. Londra, fino a quel momento ancora aperta verso le tecnologie cinesi nel 5G, fece dietrofront, escludendo Huawei anche dalla parte “edge” dei suoi progetti.

Anche se Sunak tiene, comprensibilmente, a mantenere i rapporti economici e commerciali tra le due potenze, è scontato che questi si allenteranno e saranno sempre meno i settori nei quali Pechino potrà investire nel Regno Unito. Da escludere tutti quelli che possono mettere a rischio la sicurezza nazionale britannica.

Da sfida a minaccia?

L’Integrated Review (IR), il documento che delinea gli obiettivi strategici di politica estera, di difesa e di sicurezza del Paese, sarà pubblicata nella prossima primavera. Molti si aspettano un cambio nella dicitura con cui il Dragone era stato definito nell’attuale testo, da “sfida sistemica” a “minaccia”.

L’attuale IR è solamente del 2021 ma la guerra in Ucraina e le tensioni crescenti su Taiwan hanno spinto le Commissioni parlamentari competenti – in particolare quella della Difesa, guidata da Tobias Ellwood – a criticare un documento che non era adeguato alle sfide del tempo.

Nel frattempo è cambiato il ministro: al posto di Dominic Raab è arrivato James Cleverly, anche se c’è da immaginare che per intelligence e Foreign Office non farà grande differenza.

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