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Terrore nucleare: così Putin prova a spaventare l’Occidente per disarmare Kiev

Ad oggi minaccia nucleare russa non credibile per tre ragioni. Putin la reitera sperando di limitare gli aiuti occidentali all’Ucraina, ma per ora ci cascano solo i “pacifisti”

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La minaccia nucleare russa fa paura ed è alla base di tutto il pacifismo occidentale. L’imprenditore Elon Musk, ad esempio, è diventato molto più incerto nel suo sostegno (finora granitico) alla causa ucraina e sta mettendo in discussione la fornitura degli essenziali servizi di comunicazione Starlink.

Il terrore di una guerra nucleare traspare in ogni suo nuovo tweet:

“Se la Russia dovesse scegliere fra la perdita della Crimea e l’uso di armi nucleari tattiche, opterebbe per queste ultime. Noi abbiamo già sanzionato e tagliato fuori la Russia in ogni modo possibile, dunque cosa hanno ancora da perdere? Se noi rispondessimo alla Russia con armi nucleari a nostra volta, loro lancerebbero su di noi e sarebbe Terza Guerra Mondiale”.

Anche il manifesto degli intellettuali italiani per la fine della guerra con una pace di “compromesso” (in realtà con condizioni capestro per l’Ucraina), pubblicato su Avvenire, Il Fatto Quotidiano e La Verità, parte dalla paura di un’escalation nucleare imminente. Già nelle prime righe leggiamo:

“La minaccia di un’apocalisse nucleare non è una novità. L’atomica è già stata usata. Non è impossibile che si ripeta. È un caso ampiamente contemplato nei manuali di strategia. Di fronte a questa minaccia, l’opinione pubblica sembra pericolosamente assuefatta”.

L’eventuale reazione Nato

La minaccia nucleare russa non ha lo stesso impatto ovunque e su chiunque. Generali americani in pensione, interpellati come esperti militari, come David Petraeus, paiono escludere del tutto il rischio di una vera escalation dalla guerra in Ucraina.

Ed anche nel caso la Russia dovesse usare armi tattiche sul campo di battaglia, la Nato sarebbe pronta ad una risposta convenzionale devastante, risolutiva e senza dare adito ad un’ulteriore escalation nucleare.

Tuttavia, lo stesso presidente Usa Joe Biden è parso vacillare, almeno il 5 ottobre, quando ha parlato di “un’apocalisse nucleare” vicina oggi tanto quanto lo era ai tempi della crisi dei missili di Cuba, di cui si sta celebrando il sessantesimo anniversario.

La dottrina nucleare russa

Ma è una minaccia credibile? Per ora no. Per tre semplici ragioni. Prima di tutto: perché contraddice la stessa dottrina nucleare russa. Nella sua ultima versione (giugno 2020), l’uso delle armi nucleari russe è contemplato in quattro casi:

“a) dati affidabili sul lancio di missili balistici contro la Russia e i suoi alleati; b) uso di armi nucleari o altri tipi di armi di distruzione di massa da parte di un nemico contro la Federazione Russa o un alleato; c) attacco, da parte del nemico, di siti governativi o militari chiave nella Federazione Russa la cui distruzione comprometterebbe le azioni di risposta delle forze nucleari; d) aggressione della Federazione Russa, con l’uso di armi convenzionali, che metta a rischio l’esistenza stessa dello Stato”.

La situazione attuale non risponde a nessuna di queste quattro circostanze. Non ci sono lanci di missili americani contro la Russia, ovviamente, ma neppure è pensabile che l’Ucraina usi armi chimiche o batteriologiche.

I centri di comando e controllo politici e militari russi sono al sicuro e non ci sono sistemi d’arma Nato nei paraggi che possano minacciarli, né la Nato dispone di armi in grado di lanciare un primo colpo decapitante e di sorpresa contro di essi.

Se per “aggressione alla Federazione Russa” si intende anche la liberazione delle regioni ucraine appena annesse, tutto può essere. Ma di sicuro anche la riconquista di Kherson, di Zaporizhzhia o dello stesso Donbass non metterebbe “a rischio l’esistenza stessa dello Stato” russo e non dovrebbe dare adito ad una rappresaglia nucleare.

Dunque secondo la stessa dottrina russa sull’impiego delle armi nucleari, oggi non siamo a rischio di escalation.

Nessun preparativo

Ma anche a giudicare dai segnali che ci giungono dalla Russia (e dall’intelligence americana pubblica sulla Russia), non siamo nell’imminenza di un Armageddon nucleare. Ci sono preparativi invisibili ad occhio di profano (il trasferimento delle testate nucleari dai loro depositi ai sistemi d’arma, la dispersione dei lanciatori mobili, l’allerta delle forze aeree e navali, etc…), ma altri lo sono.

Ad esempio, prima di passare dal livello di guerra convenzionale, neppure dichiarata, a quella nucleare, i russi dovrebbero prima di tutto mettere in sicurezza la popolazione. Per lo meno nelle grandi metropoli, chiunque potrebbe vedere l’evacuazione dei cittadini.

Per ora, non si vede nulla di simile. O Putin ha deciso di sacrificare deliberatamente il suo popolo, convinto che in ogni caso andrà in paradiso (come ha dichiarato quattro anni fa, proprio parlando di guerra nucleare), oppure dovrà evacuare le città, prima di lanciare.

Quanto ai preparativi invisibili ad occhio di profano, l’intelligence potrebbe invece vederli bene. E il servizio segreto statunitense è specializzato soprattutto nell’individuazione di preparativi di una guerra nucleare, da più di mezzo secolo.

Lo scorso inverno abbiamo avuto la dimostrazione che i servizi segreti americani conoscono le intenzioni dei russi molto meglio di quanto li conosciamo noi europei: erano gli unici ad aver previsto l’invasione dell’Ucraina e lo hanno detto pubblicamente, ripetutamente, con grande precisione. Nel caso individuassero preparativi di un “first strike” nucleare, perché mai non dovrebbero dirlo pubblicamente? Anche l’informazione fa parte della deterrenza.

Il tempismo

Infine, ma non da ultimo, il tempismo di questo grande terrore nucleare è sospetto. Putin sta infatti minacciando l’uso dell’atomica dal primo giorno dell’invasione. L’ex premier britannico Boris Johnson, prima di dimettersi, l’estate scorsa aveva contato già 35 minacce verbali sull’uso dell’atomica da parte dei vertici russi.

Però non facevano notizia come la fanno ora: allora l’Ucraina stava perdendo, oggi sta mostrando al mondo la possibilità di vincere. Più gli ucraini vincono battaglie, più la propaganda russa in Occidente diffonde la paura nucleare.

Questa minaccia reiterata, oltre alla crisi energetica, può essere l’arma più potente nelle mani di Putin per ridurre o annullare del tutto l’aiuto vitale che la Nato sta fornendo a Kiev. Ma solo se vogliamo cascare in questa trappola.

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