Politica

Desertificare il nostro sistema produttivo non aiuterà il pianeta

Intervista a Claudio Borghi: Draghi non ha fatto nulla. In Europa tutto è fattibile… se lo vuole la Germania. Buona parte delle norme “green” scritte per alcune lobby

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Caro-bollette? C’è una maggioranza in Parlamento a favore dello scostamento di bilancio. La legislazione verde europea? Più che al pianeta è scritta pensando agli interessi di alcune lobby internazionali. Cancellare il sistema ETS? Tutto è fattibile in Europa… se lo vogliono i tedeschi.

Atlantico Quotidiano ha avuto l’opportunità di intervistare Claudio Borghi (Lega) riguardo i temi di più scottanti del momento, tra economia ed energia, finanza e politiche “verdi”.

Scostamento di bilancio

MARCO HUGO BARSOTTI: Assistiamo ad una crisi energetica forse senza precedenti: ritiene che il governo attualmente in carica avrebbe la possibilità di fare qualcosa di più?

CLAUDIO BORGHI: Sì, perché molto banalmente il governo è in carica fino a che non passa la campanella a quello successivo. Vedo che trova il tempo per fare profonde riorganizzazioni dei ministeri, dunque ci sono tempo, modi e poteri per fare qualsiasi cosa.

Il Parlamento poi non ha mai negato scostamenti… perché da noi occorre che il Parlamento voti, in altre parti del mondo non è assolutamente necessario, anche questo forse andrebbe ricordato.

MHB: Altri Stati non hanno vincoli di bilancio?

CB: No, in altre parti del mondo non esistono questi vincoli. Quello che serve si fa e poi il governo prende le conseguenze delle sue azioni. Poi per carità, ogni Paese ha le sue particolarità, ad esempio negli Stati Uniti c’è il tetto al debito, vi ricordate?

MHB: Certo, dovrebbe essere arrivato quest’anno a circa 30 “triliardi” (migliaia di miliardi) di dollari.

CB: Esatto. E spesso votano per alzarlo. Però preciso che lo scostamento di bilancio così come lo facciamo noi non lo ha nessuno. Il governo attuale può fare quello che vuole, non mi risulta ci sia contrarietà da parte della maggioranza delle forze politiche rispetto ad una pur irrituale votazione di emergenza per uno scostamento di bilancio.

Ma il governo doveva farlo prima: abbiamo lasciato a verbale numerose richieste d’interventi, che risalgono già alla fine dell’anno scorso. Ogni volta ci si diceva che non era un’urgenza. Evidentemente lo era.

Cosa ha fatto il governo Draghi?

MHB: Mario Draghi è sempre sembrato iper attivo, ma su questo fronte sembra tentennare. Ritiene ci sia un motivo specifico?

CB: No, secondo me l’iper attivismo di Draghi c’era solo sulla pandemia, dove era peraltro mal consigliato. Non l’ho visto più di tanto. Le faccio un esempio, si ricorda cosa ha fatto il governo giallo-verde?

MHB: Quota cento, reddito di cittadinanza…

CB: E ha fermato gli sbarchi con Matteo Salvini. Ora le chiedo: cosa ha fatto il governo giallorosso?

MHB: I lockdown e ottenuto i soldi per il Pnrr.

CB: Esatto. E se ora le chiedessi cosa ha fatto il governo Draghi? Ci ricordiamo altro oltre al Green Pass?

Legislazione green per favorire alcune lobby

MHB: Ok, domanda successiva. Nel Regno Unito Liz Truss ha annunciato di voler uscire dai piani di decarbonizzazione e autorizzare la ricerca ed estrazione di idrocarburi nel Mare del Nord. Ma loro sono “brexit-ed”, mentre noi no: abbiamo spazio per fare comunque qualcosa? Sospendere gli ETS, ed esempio, sarebbe fattibile?

CB: Guardi, in generale penso che molte di queste legislazioni green siano state portate avanti senza pensare che le cose potessero mai cambiare. Ma soprattutto sono straconvinto – e perdonatemi se penso male – che buona parte della legislazione green sia stata fatta non pensando al pianeta o al global warming, ma piuttosto ad alcune lobby internazionali molto potenti.

Ricorda quella forte ostinazione del Movimento 5 Stelle per far passare emendamenti per promuovere l’auto elettrica? Il giro elettorale di Luigi Di Maio sponsorizzato da un’importante casa automobilistica?

Ora io ricordo bene come fu introdotta l’eco-tassa nella legge di bilancio 2018: di nascosto all’interno di un emendamento a favore della pesca. Operazioni portate a termine senza alcuna correttezza istituzionale, fatte con la smania di mettere dentro provvedimenti a favore dell’auto elettrica. E il cui regista era spesso l’onorevole Davide Crippa. Quali erano le motivazioni?

Penso oltretutto che a livello mondiale la cosa fosse simile: molti pensavano a favorire un certo tipo di industria e non all’interesse del proprio Paese. Noi dobbiamo guardare la realtà in modo più disincantato, credo.

Se lo vuole la Germania…

MHB: Abolire l’ETS, questa specie di tassa sulle emissioni, è fattibile a suo avviso?

CB: In Europa tutto è fattibile direi… se lo vuole la Germania. Noi dovremmo chiederci perché le cose sono fattibili se le vuole la Germania, ma non se le vogliamo noi.

Il ruolo dei grandi fondi

MHB: Sul Wall Street Journal è comparso un articolo che racconta come alcuni dei principali fondi agiscano di fatto contro gli investitori quando, adeguandosi agli ESG (Environmental, Social, Governance), favoriscono gli investimenti ritenuti verdi a discapito di altri più redditizi (ma non verdi). Qual è il loro ruolo e perché finora ne ha parlato solo il Journal?

CB: Penso che buona parte di queste decisioni di investimento siano anche lecite ma dovrebbero essere dichiarate. Vi ricordate ad esempio quando andavano di moda i fondi etici? Questi escludevano ad esempio gli investimenti legati al commercio e alla produzione di armi: ma li era tutto dichiarato! Quindi se l’investitore per sua scelta si affidava a un fondo etico sapeva come erano allocati i suoi soldi.

Poi c’era l’altro lato della medaglia: a quel tempo lavoravo proprio in quel settore e ci facevano sorridere i vice funds che…

MHB: I… ?

CB: Vice funds, quelli legati “al vizio”: tabacco, gioco d’azzardo alcolici. Beh, se uno giustifica le scelte di investimento spiegando apertamente a quali asset punta non ci sono problemi, l’investitore è informato. Ma se lo fa senza trasparenza allora c’è un problema.

MHB: Sembra che BlackRock abbia usato il proprio diritto di veto rispetto a Exxon per bloccare alcuni investimenti in siti che sono poi andati alla PetrolChina… anch’essa partecipata dal fondo stesso. Un conflitto di interessi “verde”?

CB: Chiaro, quando abbiamo questi mega fondi, come BlackRock e Vanguard, ormai azionisti rilevanti di tanti grandi gruppi… La questione resta irrisolta: come viene utilizzato il diritto di voto di questi fondi? Perché uno dei poteri dell’azionista è proprio il voto. Ora, in questi fondi all’atto pratico chi ha i capitali viene a perdere il proprio diritto di voto.

Il sottoscrittore di un fondo che utilizza il suo diritto di voto non dovrebbe pagare il gestore dei fondi! Dovrebbe essere piuttosto il gestore di fondi a pagare il sottoscrittore per il fatto che con il suo denaro lui diventa un player attivo nella governance delle società.

Una questione generazionale

MHB: Ultima domanda. Ipotizziamo che il global warming sia un fenomeno reale, magari non nei termini catastrofistici che leggiamo sempre. Anche prescindendo dall’attualità, non pensa che esista un conflitto generazionale: sacrificare oggi un po’ dei nostri consumi, viaggi in aereo e riscaldamento ad esempio, per lasciare ai giovani un pianeta migliore, piuttosto che continuare con il nostro stile di vita attuale rischiando di lasciare alle future generazioni la gestione dei problemi che abbiamo creato noi?

CB: Che si debba lavorare per lasciare alle future generazioni un mondo migliore è sacrosanto. Sono nato all’inizio degli anni ’70 e la generazione adulta in quel momento non aveva alcun riguardo per l’ambiente. Corsi d’acqua morti, aria irrespirabile.

Negli anni la cultura ecologica ha dato dei risultati. Però penso che come in tutto non si debba eccedere. L’idea che si debba perseguire a tutti i costi l’azzeramento delle emissioni qui da noi, senza tener conto di un bilanciamento globale non mi vede d’accordo.

Per dire, se per un certo tipo di emissioni noi emettiamo 1 e la Cina emette 1.000… ecco se perseguire quell’uno ci mette fuori dal mercato, non facciamo proprio nulla per l’ambiente, ma desertifichiamo il nostro tessuto produttivo.

Quella produzione si sposterà in altre parti del mondo dove magari gli standard sono differenti: con il risultato opposto a quello desiderato, con il risultato di inquinare a livello globale molto di più.

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