Politica

Gli elettori hanno dato un’indicazione chiara: basta tecnici

Sebbene il centrodestra abbia vinto nelle urne, non deve commettere la leggerezza di sottovalutare l’astensionismo record, segnale di sfiducia e disagio

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Smaltita l’euforia post-25 settembre, il centrodestra si trova alle prese con la formazione della squadra di governo. Tra le altre, gli elettori hanno dato un’indicazione chiara: basta tecnici.

I disastri del governo Monti, sommati a quelli “dei migliori”, hanno rafforzato la richiesta di avere un Esecutivo politico alla guida del Paese. I governi tecnici evocano pessimi ricordi nella mente degli italiani, come l’austerity a suon di tasse, le riforme pensionistiche e il Green Pass.

Avere un grigio tecnocrate alla scrivania di Palazzo Chigi è garanzia di politiche impopolari, essendo esso svincolato da ogni forma di accountability. Quale politico, dopo aver ricevuto una legittimazione popolare, avrebbe mai il coraggio di attuare provvedimenti così autoritari? Non a caso, il segretario del Pd Enrico Letta vedeva nel governo uscente l’occasione di attuare riforme “mai viste prima”.

Ministri politici

Ecco perché la coalizione uscita vittoriosa dalle urne, con il suo premier in pectore, Giorgia Meloni, dovrà dare una netta discontinuità rispetto al passato più prossimo e remoto. I ministri, specialmente quelli dei settori più strategici (economia, esteri, giustizia) dovranno essere scelti tra le fila dei partiti della coalizione.

Ciò implicherebbe due cose: ministri che agiscono non contro gli interessi nazionali e che si muovono più in sintonia con gli elettori; poter riavvicinare alla cosa pubblica anche gli italiani più delusi.

I dimenticati

Sebbene il centrodestra abbia vinto questa tornata elettorale, non deve però commettere la leggerezza di sottovalutare il fenomeno dell’astensionismo che, dati alla mano, non accenna a diminuire. Il 25 settembre ha segnato infatti un nuovo minimo storico dell’affluenza alle urne, con quasi il 40 per cento di astenuti.

Molti italiani hanno voluto mandare un messaggio chiaro alle istituzioni, il segno di un disagio crescente che non viene mai ascoltato. Lontano dai salotti “bene” e dai programmi televisivi autoreferenziali, c’è un mondo dimenticato. Un mondo di persone con ristrettezze economiche e disagi sociali.

L’autunno porterà con sé grandi difficoltà, sia alle imprese che alle famiglie. Dopo il biennio pandemico, la guerra in Ucraina ed il caro-bollette, il Paese rischia una desertificazione del tessuto produttivo, ovvero un incremento esponenziale di disoccupazione e povertà.

Sarà necessario, pertanto, attuare politiche volte al contenimento di tale crisi, adottando però fin da subito un approccio liberale e una visione a lungo termine dello sviluppo del Paese. Sicurezza energetica, investimenti ed infrastrutture, meno tasse e meno burocrazia, dovranno essere i riferimenti dell’azione di governo.

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