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La foto infame di “Repubblica”: se colpisce le donne di destra, non è sessismo

La foto allusiva di Giorgia Meloni su Repubblica non indigna i paladini del politicamente corretto e dell’anti-sessismo. La doppia morale a sinistra è la regola

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Su questo articolo andrebbe apposta la targhetta del parental advisory, quella che mettono sui dischi, così li fanno vendere di più. Insomma, c’è un linguaggio sconveniente, osceno, poi ci penseranno i fat checker, i cani da riporto dei giornalisti piddini, ma non è colpa nostra: le cose stanno così e girarci attorno non serve a niente, anzi è deleterio perché significa edulcorare.

Invece qui va messo tutto brutalmente in chiaro, visto che arriva dalla sinistra petalosa ma infame, di quella che processa tutti ma non tollera accuse. Eh no: un momento un momento, ho anch’io qualche argomento. Perché passi l’ipocrisia a targhe alterne delle femministe, passi la doppia morale, ma c’è un limite.

Una foto da liceali

La Repubblica, dunque, ha sparato una foto allusiva di Giorgia Meloni, senza girarci attorno le danno della pompinara, della cocksucker, vedere per credere: e sono i paladini del politicamente corretto, dell’anti-sessismo e fin qui nessuna sorpresa, anzi diremmo che è la regola della sinistra farisea. Il fatto è che non hanno neppure il coraggio di ammetterlo. Si nascondono dietro una parvenza di innocenza che fa letteralmente schifo: “il male è negli occhi di chi guarda”, dice il direttore Maurizio Molinari.

Quindi se io, faccio per dire, metto una foto di Molinari a 90 gradi, e poi mando il fotografo Toscani a dire che “quella è l’essenza di Molinari”, Molinari non ha niente da dire? Cattura la sua essenza? Se io prendo uno a caso di Repubblica e lo metto a succhiare, magari ginocchioni, posso dire che è una allegoria di come si interpreta da quelle parti l’informazione? O mi querelano immantinente? C’è uno che si chiama Crosetti e ha scritto a Crosetto, che protestava: taci, mi fa schifo avere il cognome simile al tuo. Tipica volgarità da sinistra cafona nell’animo; si può dire o questi finti morali, finti colti, finti tutto se la prendono? 

La foto di Giorgia Meloni è da adolescenti, da liceali un po’ ritardati, pippaioli: lei a bocca aperta e qualcosa, un microfono, a fil di labbra: e su, Molinari, ma chi vuoi prendere per il culo? I tuoi lettori? Te stesso? Il grottesco, poi, li fa chiosare: ah, la destra peggiore di tutti i tempi (che fantasia, lo ripetono dal ’48), la più volgare, la più maschilista. Nemmeno si rendono conto di essere oltre il ridicolo, oltre il patetico.

C’è un tale, perennemente a caccia di attenzioni, un fissato che vede fascisti dappertutto perché non sa di che altro parlare, insomma è il suo core business. Su Twitter per lo più lo prendono in giro, perché scrive come un fancazzista da centro sociale, il suo luogo naturale, lui provoca e fa la vittima. Nessuno se lo fila, ma la Meloni gli serve per tenere su l’aziendina personale.

Che dobbiamo aspettarci di qui al 25 settembre? E come mai, consentitemela un po’ di retorica da Alice nel Paese delle Meraviglie, come mai la leggendaria Commissione Segre davanti alla Meloni pompineuse di Repubblica tace? Ha da fare con il meraviglioso mondo di Chiara Ferragni? Dove stanno le Stanlio & Ollio del femminismo ultrà, Marzano & Murgia? La Boldrini per caso si è addormentata al Twiga?

Campagna elettorale allucinogena

Anni di moralismi sulle puttane del Cavaliere, e poi una foto così. E se ti offendi, ti rispondono: fai schifo, sei volgare, vatti a nascondere. Certo, poi si potrà dire che questa tattica finirà per rivelarsi controproducente, ma questi sono calcoli che possono premere a chi sta in lizza: noi, da cronisti, possiamo limitarci a notare quanto segue: che la sinistra ha cominciato questa allucinogena campagna elettorale alla Tyson, cercando di ammazzare subito la destra che, da parte sua, sembra suonata, frastornata.

Già i telegiornali, a partire da quelli di stato, sono scandalosamente spalmati sul Pd e i suoi derivati: interviste surreali a Di Maio, “ci spieghi la sua formazione politica” (sì, quella delle bibite), catastrofismi sul pianeta che va a ramengo “per colpa delle destre inquinatrici”, servizi a ripetizione su questa Elodie, assurta al ruolo di una Ella Fitzgerald solo perché ripete a rotazione che la Meloni la terrorizza.

I telegiornali Rai da una settimana sono così: politica, la destra litiga, la sinistra è compatta, la Meloni ci fa vergognare e deporta i bambini ebrei; clima, la Meloni sputa sul pianeta dopo averlo incendiato; guerra, la Meloni istiga Putin a sterminare gli ucraini ma per fortuna il Pd vigila; musica, la Meloni vuol proibire la musica, come nel “Joe’s Garage” di Frank Zappa, ma per fortuna c’è Elodie, ci sono Guccini e Jovanotti a caccia di fratini; costume, tutti al mare ma state attenti ai bambini che se passa la Meloni li rapisce e poi dà la colpa ai rom. 

Nessuno si augura un atteggiamento altrettanto predatorio da destra, ma forse la tattica attendista, prendere botte alle corde senza reagire, non è il massimo: il rope-a-dope lo inventò Muhammad Ali contro George Foreman, ma riesce una volta, se lo pratichi a vita c’è il rischio che il coglione preso al laccio diventi tu.

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