Politica

Si può dialogare con questa sinistra che “fascistizza” qualsiasi avversario?

Gli antifascisti di oggi i più accaniti sostenitori di lockdown e Green Pass di ieri. Può esistere un dialogo con chi non ti riconosce all’altezza della sua etica totalitaria?

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Nonostante il tono conciliante della destra e il continuo sfoggio di patentini etici per essere legittimati politicamente dalla sinistra, sembra sempre più difficile intavolare un dialogo con i progressisti.

Il motivo è molto semplice, per loro da Silvio Berlusconi a Franco Freda sono tutti fascisti da combattere con ogni mezzo. E dove non arriva la politica, arriva perfino la violenza. Non c’è una sostanziale differenza tra Forza Italia e CasaPound, chi non è progressista è automaticamente e irrimediabilmente di estrema destra.

Ultimamente sono arrivati a etichettare come “fascista” perfino Daniele Capezzone, che nell’area del centrodestra è quanto di più lontano possa esserci dal fascismo.

Questo manicheismo, oltre a evidenziare l’ossessione per un fantasma che viene sbandierato per non occuparsi dei veri problemi che attanagliano gli italiani, denota anche una discreta ignoranza di fondo.

Il “fascismo eterno” di Eco

L’essenza di questa vecchia paura, che vede un possibile ritorno del fascismo nelle democrazie moderne è stata riassunta in una conferenza di Umberto Eco del 1995, poi diventato un libretto-manifesto di successo, con il titolo “Il fascismo eterno”.

Ci siamo già occupati della vacuità di questo manifesto, che non solo esprime concetti talmente vaghi da essere applicabili per qualsiasi cosa e quindi nulli, ma è nei fatti solo uno strumento per “fascistizzare” arbitrariamente la destra, per far emergere una superiorità etica autocertificata e per legittimare il proprio potere.

Antifascisti per la discriminazione di Stato

Ciò ci che preme mettere in evidenza, soprattutto alla luce di quello che è successo negli ultimi due anni, è che gli “antifascisti” che oggi combattono contro un regime che esiste solo nella loro limitata fantasia, sono gli stessi che hanno dimostrato di essere i più accaniti sostenitori di restrizioni, chiusure, Green Pass e obblighi vaccinali.

Stavano in prima fila quando si dovevano criminalizzare i non vaccinati, quando a milioni di italiani è stato impedito di lavorare e di avere una vita sociale. Tifavano per una restrizione della libertà individuale e d’impresa (imprese fallite per la cattiva gestione dell’emergenza Covid).

Gli antifascisti richiedevano a gran voce una discriminazione di Stato sulla base di un farmaco sperimentale che oggi la stessa Pfizer ammette non essere in grado di prevenire il contagio, facendo decadere la logica alla base del Green Pass. Il tutto mentre i “fascisti” Capezzone e Porro prendevano posizioni nettamente contrarie a misure illiberali come quella del certificato verde.

Sinistra collettivista

La sinistra, nonostante il formale superamento del comunismo, ha conservato alcuni tratti del collettivismo: la libertà individuale deve essere sacrificata per un presunto bene della collettività imposto per mezzo dello Stato.

Quest’ultimo inteso come un Leviatano che ha il compito di controllare in modo totalitario l’individuo: dall’ideologia all’economia. E chi si oppone alla “sinistra-Stato” è un nemico pubblico da abbattere con censura, discriminazione, criminalizzazione.

Può esistere un dialogo con chi non ti riconosce all’altezza della sua etica totalitaria? La verità è che chi parla continuamente di libertà solitamente è il primo a non essere maturo per la democrazia.

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