In Cold BloodSpeciali

Buon Natale e buon 2020 da Gotham City

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Credo che la scena più horror verificatasi negli ultimi tempi nella città eterna sia stata la manifestazione delle cosiddette Sardine a piazza San Giovanni. Un gruppuscolo di esagitati vicini alla sinistra di governo (ma anche da centro sociale) che scende in piazza per manifestare contro l’opposizione. Proprio come si fa nelle dittature sudamericane. Un gruppuscolo che non protesta per la mancanza di lavoro, per la precarietà endemica del Sud Italia, per la chiusura o la riconversione dell’Ilva di Taranto, per la criminalità organizzata ormai insediatasi nei gangli del potere perfino in Val D’Aosta, per gli stipendi da fame, per l’aumento di “ben” 4 euro l’ora ai rappresentanti delle forze dell’ordine che fanno gli straordinari, per il terrorismo islamico e l’infiltrazione islamista a tutti i livelli nella nostra società e nelle istituzioni. Non si dolgono per il fatto che i “giovani” di trent’anni come loro sono delle zappe ignoranti che lottano per inesistenti cambiamenti climatici antropici, che difendono la “Palestina” e non sanno nemmeno indicarla sulla carta geografica (anche perché fortunatamente non esiste). A capo di questo gruppuscolo hanno messo una specie di Massimo Ciavarro dei tempi moderni. Avete presente Massimo Ciavarro? L’attore dalla bellezza acqua e sapone dei fotoromanzi anni ’80? Ecco, quel tipo lì che va in tv e che è stato messo a capo del movimento delle Sardine è una specie di riproduzione comunista chic del bel Ciavarro. Lo sguardo però è meno seducente, più da sardina; nomen omen. Di tutta la manifestazione, l’apice, il climax della trama horror si è raggiunto quando è salita sul palco la sardina velata di Allah. La moglie del tifoso di Hamas, che su Facebook incita alla resistenza armata contro Israele. Che odia i “sionisti” (cioè gli ebrei). E che in un Paese civile, e con un decreto sicurezza che funzionasse e/o venisse fatto rispettare, sarebbe già stato espulso. 

Ecco, Roma ormai è una città così. Tempo fa il prefetto disse che “Roma non è Gotham City”, invece io sostengo sia peggio di Gotham City, perché almeno lì hanno Batman. Una Roma dove rischi di essere ammazzato sul marciapiede in cui cammini per tornare a casa, la sera, perché due tizi si sono presi a cazzotti e pistolettate fuori da un pub per questioni di droga (e, come in una sceneggiatura che funzioni ad hoc, tengono nello zainetto di lei 70 mila euro per l’acquisto). Una città dove se sei un turista e non sai come funziona il sistema delle tariffe e chiedi al tassista di usare il tassametro ti becchi un pugno in faccia. E la cosa meravigliosa è stato il filmato pubblicato da un noto social network in cui, in uno split image fenomenale, il tassista spiegava con candore supremo che era stato costretto a difendersi per via dell’aggressività del malcapitato turista (il quale, invece, nell’immagine si vedeva immobile). Una città dove si passeggia fra l’immondizia non raccolta e la puzza di pesce marcio (di sardine, ma pure sgombri, orate, sogliole), di frutta andata a male e gabbiani avvoltoi (che non è una nuova specie), che banchettano festanti immaginandosi sulle rive di un lontano tropico. Dove gli operatori ecologici vanno al bar mentre i cassonetti traboccano di tanta roba e quelli della società per il ritiro dell’immondizia dei ristoranti badgiano a vuoto (come dimostrato dai servizi de Le Iene) per far salire la quantità di servizio offerto e quindi i rimborsi. Una città dove il romano non esiste più, sostituito da una sottospecie di ibrido senza identità, che parla e si atteggia con il classico fare spavaldo del romano che fu, senza origini certe. Fluido e intercambiabile come in un romanzo di identità mutanti alla Ballard. 

Una Roma dove l’odissea dei pendolari dei mezzi pubblici è ormai saga. Lo riporto per sentito dire perché io, da snob e claustrofobico quale mi considero, non prendo mezzi pubblici, a partire dalla Metro: puzzolente, sporca, vecchia e con le fermate perennemente chiuse. La Roma dove a Natale esisteva una piazza che tutto il mondo ci invidiava, piazza Navona (do you know Piazza Navona, miss Paola Taverna? Quella con la Chiesa del Borromini e la Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini?). Esisteva, lì, un mercatino che andava avanti fino alla Befana e faceva sorridere grandi e bambini con giochi un po’ paesani e dolcetti e scherzetti e bancarellame vario (in pieno stile Gotham City perché gestito dalle solite famiglie da anni) e che invece non esiste più perché il sindaco honesto l’ha chiuso per irregolarità senza rimpiazzarlo. Una Roma con l’albero di Natale più brutto e insulso del mondo, che svetta in tutto il suo poraccismo in una delle piazze più belle del pianeta, piazza Venezia, e sembra uscito da una Disney World cinese; quindi copiata e degradabile al minimo soffio.

Una città dove gli amici immigrati islamici, in pieno stile nord europeo, cercano di disarmare i soldati dell’esercito in pattuglia lungo le nostre strade e nei punti sensibili, per ucciderli. Dove si organizzano imboscate ai danni di poliziotti in borghese per “furtarelli” e scambio di droga finito male, accoltellandoli a morte nel più crudele (e gothamesco) dei modi. Dove a Ostia un boss del clan che controlla la città minacciava i suoi nemici col suo sangue infetto (come il Cappellaio Matto di Gotham). Dove il traffico è sempre oltre il livello di guardia e le strade assomigliano a montagnole, dune, arterie con crateri, uscite da un bombardamento chirurgico. Anzi no, casuale. Dove i mezzi della società del trasporto pubblico prendono fuoco in diversi punti della città, come in una sorta di rito di autocombustione spontaneo, nemmeno fossero posseduti da entità maligne; incendiati da qualche novella “Carrie, lo Sguardo di Satana”. Dove se passeggi per le vie dello shopping noti immediatamente i lussuosi negozi (o quel che ne è rimasto) vuoti e quelli a buon mercato invasi dalle orde dei nuovi poveri ingolositi dal perenne e tristissimo Tutto Fuori a 19,99. Potrei andare avanti con questo bel quadretto “natalizio”.

Devo fermarmi per questioni di spazio e noia. Il lettore non può subire troppe offese alla decenza. Il romano, purtroppo, sembra non avere limiti alla sua pazienza. Un sindaco così non lo si vedeva da anni, c’è da rimpiangere il comunista Argan, persino, grande storico dell’arte, al Campidoglio alla fine degli anni ’70, in pieno compromesso storico. Oggi il nuovo credo è: spazio agli ignoranti, a quelli “uguali” agli altri. Su Facebook, il sindaco esulta perché fa le piste ciclabili in una città dove muori se passeggi per strada incautamente. Si autoincensa con manifestini cartoon, nei panni dell’eroina Manga che risolve problemi (tipo gli ambulanti che invece stanno ancora là); nemmeno Il Pinguino candidato sindaco di Gotham era arrivato a tanto. Insomma, Buon Natale e buon 2020 a tutti i cittadini di Gotham, sperando di arrivare sani e salvi al prossimo anno; da un momento all’altro la città potrebbe essere invasa da un esercito di zombie con poteri soprannaturali, e a quel punto ci vorrebbe davvero Batman perché i nostri amministratori, con quegli zombie, scenderebbero a patti.

Come dite? Lo hanno già fatto?   

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