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I convertiti

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Quando leggo di qualcuno che si converte all’Islam provo sempre un senso di agitazione e sconcerto. Quando poi a farlo sono personaggi famosi lo sconcerto diventa terrore. Ultimamente erano girate foto di una irriconoscibile Janet Jackson, intabarrata in un lungo camicione e in un cappuccio nero a coprirle la testa, innamoratissima del suo ricco muslim qatariota. Poi, nell’aprile scorso, il Daily Beast ci informava del divorzio: la popstar era stanca di fare la devota moglie musulmana. Beata lei che può permetterselo. Pensate a quelle poverette che dai barconi approdano nei palazzoni delle nostre periferie e, seppur volessero, non potrebbero abdicare dalla fede nell’Unico Dio; pena sonore botte. I convertiti, si sa, diventano i pasdaran più irriducibili.

La lista è lunga e inquietante: dal venezuelano Carlos lo sciacallo, icona trash di tutti i terroristi contemporanei a Cat Stevens, nenia-star diventata Yusuf Islam; da Mike Tyson, che, per indole, con il Profeta si piglia alla perfezione, a Bob Geldof, ebbene sì, l’anti-imperialista doc organizzatore del Live Aid, che oggi si fa chiamare semplicemente Abdullah. La fascinazione, certo, induce anche a fare il tifo per Allah da spettatori. Jean Paul Sartre, nel 1979, quando in Iran Khomeini fece la sua rivoluzione dei turbanti e delle barbe, gridò al miracolo anticapitalista e anti-americano. Il morbo colpisce anche il mondo dello sport. Frank Ribery è solito pregare con le mani aperte e la testa bassa, Nikolas Anelka fa tutta una serie di strani gesti con le mani, così come il prode Salah-dino, l’egiziano ex Roma, oggi punta goleador del Liverpool che dopo ogni marcatura si inchina dolcemente con le terga rivolte alla Mecca.

Il trono di King of the Mecca però lo mantiene ben saldo lui, il re dei pugili (che evidentemente col Profeta parlano un linguaggio ad hoc), Cassius Clay in arte Mohammed Alì. Erano circolate voci, falsissime, sulla conversione del mio adorato Michael della famiglia Jackson. Vade retro. Il suo fratellino più sfigatello, Jermaine, lui sì che è cascato nella padella coranica. Ma Michael, il suo meraviglioso pallore a segnarne il passaggio fra le razze, lui no. Lui appartiene ancora alla schiera dei giusti e, dall’alto dei cieli, ci osserva ballare, male, il suo Moonwalk.

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