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Ecco i dati che smentiscono gli scienziati pro lockdown

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La notizia la sapete: cento teste d’uovo hanno scritto a Sergio Mattarella per segnalargli la gravità della situazione pandemica. Il testo del documento è sgangherato, velleitario, preparato da chi, di tutta evidenza, poco capisce di scienza. È più che un sospetto che chi lo ha preparato vorrebbe piuttosto preparare la visibilità di sé stessa, sgomitando qua e là, probabilmente con aspirazioni alle alte camere dello Stato.

Appello velleitario

Parlo di codesta professora romana di Diritto Costituzionale, tale Roberta Calvano, che già si distinse in tempi di referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. Al tempo – forte della sua cattedra e, a quanto pare, insensibile al Covid – dopo aver spiegato che chi invocava quella riduzione era sostanzialmente un cretino, esortava gli italiani ad andare a votare. Gli italiani l’hanno ascoltata, sono andati a votare e, ignorando le làstime della professora, hanno ridotto i parlamentari. Diminuendo così alla medesima le probabilità di realizzare le proprie aspirazioni. Che neanche nascondeva: «anziché ridurre i parlamentari – ammoniva – bisognerebbe prenderli di qualità». Non ha aggiunto «me, per esempio», ma glielo si leggeva negli occhi.

Ora, visto che i parlamentari saranno invece ridotti, la professora torna alla carica giocando la propria visibilità sul fronte della pandemia. Ha così promosso la sottoscrizione di una lettera che chiamare sgangherata è un elogio. Sconclusionata, velleitaria e banale, i passi salienti della lettera sono questi. I firmatari:

1. Esprimono «viva (e te pareva!) preoccupazione per la situazione pandemica».

2. Chiedono «provvedimenti stringenti e drastici nei prossimi due giorni, onde evitare le centinaia di decessi al giorno che occorreranno nelle prossime tre settimane».

3. Ammoniscono che «il contagio va fermato ora, con misure adeguate, ed interventi ora e adeguati».

Naturalmente la professora si astiene dal chiarire quali dovrebbero essere i «provvedimenti stringenti e drastici» e quali le «misure adeguate» per «fermare ora il contagio». E si astengono dal chiarirlo anche le cento Cariatidi della nostra allegra reboante classe accademia che hanno sottoscritto le banalità di questa sciocca missiva. Ad ogni buon conto, alla professora non manca il cerchiobottismo: «non stiamo chiedendo un nuovo lockdown». Mai sbilanciarti se aspiri a diventare parlamentare, eh…

Un morto ogni 80 contagiati

L’occasione alla costituzionalista di mettersi velleitariamente in mostra le è data da un pregevole documento scritto da Giorgio Parisi, presidente dei Lincei. A differenza della giurista, che quanto a idee ne ha poche e confuse, l’insigne fisico le idee le ha chiarissime. Almeno in ordine all’analisi statistica dei dati. Un po’ meno sulla loro interpretazione e, soprattutto, sui provvedimenti da prendere per evitare quanto egli prevede e che può dedursi dal grafico riportato qui sotto dall’articolo di Parisi.

In buona sostanza, come si evince dalla didascalia dentro il grafico, secondo l’analisi dei dati fatta da Parisi, è da un mese che stiamo piangendo un morto ogni 80 contagiati. E la cosa – se le cose continuano così – non è certo piacevole. Parisi aggiunge che quel “se” è grande quanto una casa, ma io credo che, purtroppo, non verrà smentito. Dopotutto, nel mondo ci sono stati 40 milioni di contagi e 1 milione di decessi. Anche se, c’è da dire, il numero di contagiati potrebbe ben essere un ordine di grandezza superiore ai riconosciuti tali.

Chiudere non è la soluzione

Ma non è questo il punto. Il punto è che l’errore del professor Parisi è ritenere che per contrastare l’evoluzione prevista si debba insistere e rafforzare le misure finora adottate. Sappiamo invece con certezza che il lockdown dei mesi di marzo-maggio non ha avuto alcun effetto: rispetto alla media degli anni precedenti, l’eccesso di mortalità in Italia in questi mesi è stato superiore (anche se comparabile) a quello patito dalla Svezia, che però non ha adottato alcuna misura restrittiva degna di questo nome. Quello patito dalla Germania è stato di pochissimo superiore alla media degli anni precedenti. Ma la Germania ha più di 8 posti-letto d’ospedale ogni 1000 abitanti, noi ne abbiamo 3. In Sud Corea hanno tanto aumentato i propri presidi sanitari (più di 12 posti-letto d’ospedale ogni 1000 abitanti) da portare negli ultimi due mesi l’eccesso di mortalità a valori negativi: –60%!

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