Economia

110%: L’Agenzia delle Entrate come Cenerentola. Speriamo non torni ad essere la strega cattiva

110%: L'Agenzia delle Entrate come Cenerentola. Speriamo non torni ad essere la strega cattiva 110%: L'Agenzia delle Entrate come Cenerentola. Speriamo non torni ad essere la strega cattiva

L’Agenzia delle Entrate si farà attendere come Cenerentola al gran ballo.

Tante le criticità sul fuoco che aspettano di essere definite: tra tutte il superbonus rafforzato al 110% che ancora oggi rimane imprigionato “nella soffitta della torre del castello”.

Potremmo fare l’errore di raccontare questa storia, deputata a rilanciare le sorti del Paese, come una favola dal lieto fine. Nella realtà odierna e contemporanea invece, con un inizio così agghiacciante, sarebbe più utile un po’ di scetticismo ed un pizzico di scaramanzia. Del resto, si fa sempre in tempo ad accogliere una buona nuova, piuttosto che impegnarsi ad affrontarne una cattiva (e la pandemia dovrebbe avercelo insegnato).

Sembra invece che il chiarimento dell’Agenzia delle Entrate (da emanarsi entro giugno) utile a definire le modalità e capacità di fruizione del bonus non abbia frenato le iniziative di tutti, impegnati ad identificare i lavori, a preventivare le spese e a cercare l’escamotage giusto per raggirare una norma, che di fatto, non può dirsi tale. E c’è anche chi propone soluzioni definitive, quando in realtà professionisti, consulenti ed il mondo dell’edilizia attendono intrepidi di sapere di quale “morte morire”.

Pessisismo? No! Cinica realtà, che non vuol conformarsi a quelle che oggi sembrano e restano possibili utopie.

Ecobonus al 110% non già per tutti gli interventi, ma solamente tre, quelli, per così dire, “trainanti”.

Il primo riguarda gli interventi di coibentazione di edifici sulle superfici opache verticali (pareti isolanti e cappotti) ed orizzontali (pavimenti e coperture) che interessano l’involucro dell’edificio con una incidenza superiore del 25% della superficie disperdente lorda dell’edificio medesimo.

Il secondo è relativo agli interventi sulle parti comuni   degli   edifici   per   la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti centralizzati per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a condensazione, a pompa di calore, ivi inclusi gli impianti ibridi o geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici ovvero con impianti di microcogenerazione.

E il terzo riguarda interventi sugli edifici unifamiliari per la sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale esistenti con impianti per il riscaldamento, il raffrescamento o la fornitura di acqua calda sanitaria a pompa di calore, ivi inclusi gli impianti ibridi o geotermici, anche abbinati all’installazione di impianti fotovoltaici e relativi sistemi di accumulo ovvero con impianti di microcogenerazione.

Ma se assieme a questi, vengono effettuati altri interventi per i quali è già riconosciuto un risparmio di imposta, allora, tutti sconteranno la medesima e massima aliquota di detrazione, fatta eccezione per i lavori antisismici: indipendente dalla rilevanza dell’intervento, qualsiasi lavoro volto all’adozione di misure antisismiche sconta l’aliquota al 110%.

Insomma, ecobonus e sismabonus al 110%: è lo Stato che paga le tue “ristrutturazioni”.

Una mezza verità se si pensa che i conti pubblici arrivano sino alla soglia di spesa massima ammessa (maggiorata del 10%), oltre la quale è necessario un intervento monetario privato.

Per intenderci se la spesa massima ammissibile è pari a 30 mila euro, il maximum detraibile è pari a 33 mila euro.

Tanto meglio se poi l’agevolazione riconosciuta può essere riconosciuta come sconto in fattura o possa essere ceduto il credito di imposta ai commissionari dell’intervento e terzi, a istituti bancari, a intermediari finanziari o alle imprese di assicurazione (nel caso di sisma-bonus).

L’effettività e la misura dello sconto o della cessione non è definitiva, soprattutto con riguardo al numero di cessioni possibili, ed ai soggetti cessionari.

L’eventualità di tale disconoscimento è ciò che blocca l’entusiasmo di chi scrive, oltremodo ancorata ai dubbi sollevati dalle associazioni di categoria del mondo dell’edilizia.

Se a mancare fossero infatti gli istituti di credito, quali destinatari delle cessioni dei crediti di imposta, è plausibile pensare che lo sconto, ovvero la cessione siano sicuramente ancora possibili ma ancorché rari: tali operazioni rimarranno contingentate e si conteranno forse sul palmo della mano.

I cantieri e chi li gestisce hanno infatti necessità di liquidità immediata, per sopperire agli elevatissimi costi connessi all’intervento, non già di una detrazione fiscale da portare in diminuzione del reddito in periodi di imposta futuri. Né tantomeno, è possibile oltrepassare i limiti temporali entro cui fruire del bonus sebbene si sia anche offerta la possibilità di cedere il credito per la quota eccedente e rimasta incapiente.

Così come formulato, il “Decreto Rilancio” è un bazooka, speriamo però che non spari coriandoli.

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