Economia

Covid_19. La paura uccide più del virus.

Economia

Ieri, un’amica che fa la commercialista, mi ha raccontato quello che le era accaduto soltanto qualche giorno prima. Era nell’ufficio di un suo cliente, un importante imprenditore. Con lui anche la moglie. Lei e la signora sedute alla scrivania. Lui al suo posto, sulla poltrona dall’altra parte. Tutto è avvenuto in un attimo. Un respiro profondo, quasi un sospiro. Poi l’uomo si è accasciato sulla poltrona. Un attimo e la sua linea della vita è stata spezzata da un infarto. Eppure se in quell’attimo si è consumata una tragedia, quella stessa, probabilmente avrebbe potuto essere evitata. La mia amica, infatti, mi ha raccontato che il suo cliente (così le ha confidato la moglie in preda alle lacrime ed alla disperazione) aveva avuto parecchi disturbi. Malesseri più o meno chiari di uno stato di sofferenza cardiaca. “Passerà – aveva detto alla moglie che lo invitava a farsi fare un controllo – non è certo questo il momento migliore per andare in un ospedale. Con quello che c’è in giro?”.

La mortalità senza Covid_19.

In Italia, ma anche e soprattutto nei Paesi sviluppati, le malattie cardio-circolatorie rappresentano la prima causa di mortalità. I dati registrati da Istat ci raccontano di come, nel 2019, quando Covid_19 non era entrato ancora in scena in Italia sono stati registrati quasi 660.000 decessi. Di questi oltre il 36% sono imputabili a malattie legate all’apparato cardio-circolatorio. Stiamo parlando di 230.000 persone in un anno. In Italia abbiamo una media di 1900 morti giornaliere, di queste quasi 700 sono dovute ad infarti, collassi ed a tutto ciò che attiene malattie di natura cardiaca. Ed allora ci chiediamo perché, così come giustamente si fa per Covid_19, non c’è una campagna d’informazione forte, continua, attenta, a tratti anche allarmistica, che aiuti a salvare buona parte di quelle 700 persone al giorno, di quelle 230.000 persone all’anno? Se ci ricordassero, con la stessa insistenza con cui vengono forniti i dati di contagio e mortalità per Covid_19, a quale rischio ci esponiamo se non stiamo attenti al nostro cuore, probabilmente non sarebbero in tanti a morire. Ed in molti casi è una questione di comportamenti. Covid_19, a prescindere da terapie e vaccini eventuali, lo combattiamo con il distanziamento, l’igiene delle mani, l’uso delle mascherine. Anche per le malattie cardiache potremmo fare tanto con i giusti comportamenti: evitare di essere in sovrappeso, non fumare, controllare il colesterolo, mangiare cibi sani, riducendo grassi e sale, fare una sana e continuativa attività motoria. Con i giusti comportamenti si salverebbero in tanti. Eppure nessuno lo racconta. Nessuno informa e crea cultura in tal senso. Lo stesso potrebbe essere fatto con i tumori, che rappresentano la seconda causa di mortalità patologica. 185.000 persone all’anno, 550 persone al giorno, quanti se ne salverebbero con un’ informazione orientata ai corretti comportamenti di vita quotidiana?

Morti di paura

Quand’è l’ultima volta che siete entrati in un ambulatorio medico a cuor leggero? O l’ultima volta in cui siete entrati in un ospedale, anche soltanto per andare a trovare un amico o un familiare? E quanti dei vostri amici o familiari lo hanno fatto nel corso degli ultimi sette, otto mesi? Quante persone conoscete che si sono ammalate? Quante ne vedete in giro soffiarsi semplicemente il naso per un raffreddore? Quanti sentite tossire o starnutire? Inutile che risponda io a queste domande, sapete benissimo farlo da soli. Ma la domanda vera su cui voglio farvi riflettere è questa. Nessuno sembra ammalarsi più di qualunque altra malattia che non sia legata dalla diffusione del Coronavirus. E’ proprio su quest’aspetto che dovremmo porre la nostra attenzione. Perché, mentre di Covid_19 se ne parla in ogni dove, a volte anche con molta incompetenza ed incoerenza, su tutto il resto sembra sia stato steso un tappeto che nasconde lo sporco, ma non lo elimina. Dagli Stati Uniti arrivano ricerche e dati che sono impressionanti per l’entità del problema che si sta generando.

C’è un picco significativo nelle morti per disperazione, per un aumento esponenziale dell’uso di droghe e per suicidio. I medici dell’ospedale di Denver hanno notato che c’è stata una riduzione delle vittime di attacchi di cuore che avvenivano negli ospedali. Hanno scoperto, però, che il numero di persone che muoiono di arresto cardiaco a casa in tutto lo stato è cresciuto a dismisura. Le nuove diagnosi di cancro sono diminuite in modo significativo. Ciò significa che le persone non vanno in ospedale per i controlli e quando (o se) il loro cancro verrà alla fine scoperto, sarà in uno stadio successivo e quindi è più probabile che risulti fatale.

In Inghilterra, c’è stato un calo del 50% nei ricoveri per attacchi di cuore poiché le persone erano preoccupate di entrare negli ospedali. Il risultato è stato un aumento del 40% di persone decedute per condizioni cardiache trattabili a basso rischio.

Ci sono altri effetti a catena.

La tubercolosi uccide 1,5 milioni di persone ogni anno. Secondo una stima, un blocco di tre mesi in diverse parti del mondo e un graduale ritorno alla normalità nell’arco di 10 mesi potrebbero provocare ulteriori 6,3 milioni di casi di tubercolosi e 1,4 milioni di morti.

Secondo l’OMS , un’interruzione di sei mesi delle terapie può portare ad oltre 500.000 decessi aggiuntivi per malattie legate all’HIV. Un altro modello dell’OMS prevedeva che, nello scenario peggiore, i decessi per malaria potrebbero raddoppiare fino a 770.000 all’anno. Mentre i blocchi, gli eccessi d’informazione possono sembrare in grado di proteggerci da un problema noto e immediato, le conseguenze non intenzionali stanno uccidendo un mare di persone per le cause di cui stiamo parlando.

Qualche buona notizia.

Sebbene l’uso di mascherine sia controverso in alcuni ambienti e non legalmente obbligato ovunque, sarebbe utile continuare ad usarle nei luoghi pubblici, specialmente per le persone più avanti con l’età. Anche il distanziamento sociale è efficace. È interessante notare che le normali influenze e altre malattie infettive sono diminuite grazie alle distanze sociali e all’uso di mascherine. Insomma, le sane abitudini, e non le PAURE, incidono sui nostri comportamenti e sulla qualità delle nostre vite. Per inciso, tutti oggi abbiamo imparato che le strutture di assistenza a lungo termine per anziani sono a rischio. In molti paesi, dal 50% al 60% dei decessi per COVID-19 provengono da queste strutture. In alcuni paesi si avvicina all’80 %. Adesso dovremmo sapere cosa fare e come fare per evitare che accada ancora. Almeno dovremo augurarcelo visto che la nostra società sta invecchiando e che sempre più persone saranno costrette ad utilizzarle. A meno che, come in maniera macabra dicono alcuni, non si voglia, in questo modo, riequilibrare i conti delle casse pensionistiche.

Quello che manca davvero.

Una sana e corretta comunicazione. Ecco quello che manca. La consapevolezza di ciò che accade attorno a noi ci permetterebbe di fare le scelte giuste, di adottare i giusti comportamenti. L’eccesso di protagonismo di certi medici resi famosi più dalla pandemia e dai riflettori delle televisioni, che dal loro valore scientifico, DISORIENTA. La mancanza di chiarezza da parte di Governi e governanti che dicono tutto e il contrario di tutto nel giro di pochi giorni, a volte di poche ore, DISORIENTA. Che l’OMS smentisca se stessa ogni dieci giorni, DISORIENTA. Questo è il tempo della COMPETENZA. Almeno dovrebbe esserlo. A meno che, disorientare non sia il vero obiettivo. Se lo è bisogna dire che lo si sta perseguendo. Ma non essendo uno che vede complotti dappertutto credo, invece, nell’incompetenza di chi dovrebbe guidare e che invece DISORIENTA.

 

 

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli