Economia

Crescita e progetti di Confassociazioni per rilanciare l’Italia

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Prosegue la crescita di CONFASSOCIAZIONI che annovera ormai 700 associazioni, 1.225.000 iscritti di cui più di 211.000 imprese con 5.1 dipendenti medi.

Nel DNA di una grande rete di imprese, professionisti e manager c’è il gene fondante del suo successo: la capacità di saper coniugare il valore della nostra tradizione con la spinta verso l’innovazione e verso le logiche dei sistemi a rete. E’ per questo che stiamo continuando a lavorare per il nostro futuro, per la nostra crescita e per il rilancio del Paese..

E il bello deve ancora venire. Ci sono tanti progetti di ulteriore crescita in corso: dallo straordinario successo che sta avendo CONFASSOCIAZIONI University, l’Università on line che abbiamo lanciato insieme a Università Mercatorum, al nostro ormai famoso format editoriale su come “Rilanciare l’Italia facendo semplici”, che vedrà l’uscita da qui a luglio di 3 libri dedicati al rilancio del Lazio, del management e della Sicilia. Senza tralasciare la nostra apertura ai paesi oltre il confine nazionale con le branch dedicate come CONFASSOCIAZIONI UK, presentata ieri alla Camera dei Deputati.

Un grande sforzo di progettazione e di idee per investire da azionisti nel sistema Italia le nostre competenze, capacità e abilità perché siamo veramente preoccupati da un autunno in cui rischiamo una grave crisi economica e sociale. Dobbiamo fare qualcosa e dobbiamo farlo subito.

Adesso siamo ad aprile, tutti in “quasi lockdown” con una prospettiva di riaperture che rimane comunque molto parziale per tutto maggio e, allo stato attuale delle cose, anche per giugno. Ricordiamo, ad esempio, che l’anno scorso le palestre avevano riaperto a metà maggio, i ristoranti potevano accogliere con i protocolli sanitari stringenti ma anche al chiuso, e non c’era obbligo di mascherina all’aperto e comunque le restrizioni parziali per molte attività ci saranno quanto meno fino all’inizio del 2022. Senza contare eventuali quarte ondate nel prossimo autunno.

Bisogna essere pragmatici e le domande sono molto semplici: se un ristorante che prima faceva 150 coperti e aveva 10 camerieri, per i prossimi 12-14 mesi farà 50 coperti, di quanti camerieri avrà bisogno? Vale lo stesso per servizi professionali, ristoranti, bar, alberghi, servizi alla persona, eventi, palestre, piscine, discoteche, attività culturali e tutti gli altri servizi non essenziali. E non sarà la CIG che eviterà chiusure e fallimenti che già crescono rapidamente.

D’altra parte, bisognerebbe iniziare anche a fare ragionamenti settoriali. La pandemia non ha confini ma l’economia della pandemia li ha e sono molto precisi. Alcuni settori, come logistica, tecnologia, farmaceutico e alimentare per la GDO, guadagnano. Altri come turismo, commercio, ristorazione e servizi professionali sono fragilissimi e, avendo bruciato patrimonio, risorse proprie e con i debiti contratti con le banche in più di un anno di lockdown a singhiozzo e di consumi inesistenti, sono a rischio chiusura.

Per questo il Decreto Sostegni 2 che deriverà dal nuovo scostamento di 40 miliardi dovrà avere criteri innovativi e che vadano a coprire pezzi importanti dei costi fissi delle piccole imprese dei settori più fragili.

Altrimenti, faremo un errore che rischiamo di pagare a lungo. Perché il problema delle imprese e delle partite IVA a rischio chiusura è l’innesco di tanti altri gravi problemi che colpiranno il sistema e precluderanno la ripresa anche nei prossimi anni.

 

Angelo Deiana

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