Economia

Era meglio quando era peggio?

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60 anni fa, in ottobre per l’esattezza, il mondo arrivò sull’ormai famoso “orlo del baratro”. Sto parlando della crisi scatenata dall’ installazione dei missili sovietici a Cuba a loro volta reazione ai missili nucleari americani, piazzati in varie nazioni europee, fra cui anche l’Italia.

Pensate che allora le armi nucleari americane dislocate nei paesi alleati, non erano gestite centralmente dagli Usa ma condivise per i codici di lancio con i paesi ospitanti. Per questo motivo ogni paese alleato aveva una enorme responsabilità e correva un enorme pericolo, perché poteva immediatamente essere oggetto di rappresaglia.

La storia, come sempre, era complessa ma vorrei che vi concentraste su questa foto scattata pochi mesi dopo, quando quella volta si, tutto andò bene.

Vediamo Attilio Piccioni (al centro) Ministro degli esteri, con il presidente degli Stati Uniti d’America John F. Kennedy e Sergio Fenoaltea, ambasciatore d’Italia negli Stati Uniti d’America, nello Studio Ovale. Il presidente della Repubblica era all’epoca Antonio Segni, quello del consiglio Amintore Fanfani.

Ora provate ad immaginare Kennedy che discute con Nikita Chruščёv di guerra e di pace.
In Francia sullo scranno più alto siede Charles De Gaulle, in Germania ovest Konrad Adenauer, uno dei padri dell’Europa unita. Al soglio di Pietro c’è Giovanni XXIII.

In quell’anno un ancora sconosciuto Nelson Mandela veniva arrestato per la seconda volta.

Nel Regno Unito il leader era il capo dei conservatori, Lord Maurice Harold Macmillan, il conte di Stockton, insomma, questi erano alcuni dei Grandi leader di quell’epoca.

Ora chiudete un attimo gli occhi e pensate ai leader di oggi.

Diciamo senza tema di smentita che i nostri nonni, sicuramente più poveri di noi, usciti da poco più di 10 anni da una guerra devastante e sempre nell’ambascia di poterci ricadere, avevano però le spalle coperte.

Anche con informazioni infinitamente più diradate di quelle di oggi, subivano il fascino di quegli uomini straordinari e se anche allora magari qualcuno veniva contestato per presa di posizione politica, oggi si staglierebbe alto come un gigante.

Allora era meglio quando era peggio?

Difficile dirlo e già il fatto che la risposta è in dubbio la dice lunga. Di sicuro i grandi leader sono spariti, inghiottiti dalla storia. Ma noi, esseri umani “normali”, abbiamo terribilmente bisogno di punti di riferimento. Non voglio parlare di politica e non voglio soffermarmi su questo o quel nome. Diciamo che il fenomeno della leadership debole riguarda il mondo intero.

Ancora oggi in Italia molti continuano a subire il fascino di Putin nonostante quello che sta succedendo. Al netto della grande macchina propagandistica russa il capo del Cremlino ha sempre curato la sua immagine di leader ma diventerebbe una pallida ombra al confronto dei suoi predecessori.

Però non posso pensare che prima tutti fossero più bravi ed efficaci e oggi tutti cialtroni. Questo lo possono affermare gli arruffa popolo per raccattare un po’ di consenso facile.

Sinceramente penso che i leader, o presunti tali di oggi, abbiano perso la fede. La fede religiosa per chi fa parte di quell’area, la fede nei grandi scenari, la fede nel progresso, nel bene comune. La fede nei tempi lunghi, perché solamente con il giusto tempo maturano i grandi cambiamenti positivi.

Insomma, hanno smarrito i grandi ideali e noi con loro. Oggi anche i ladri rubano poco, hanno una visione limitata. Tutto è rimpicciolito, è consumato nel breve. Nessuno alza la testa per guardare avanti e nessuno la volge all’indietro per accumulare consapevolezza. Almeno nessuno di quelli che dovrebbe farlo per scelta di vita, per onorare un lauto emolumento.

Nessun popolo in nessuna parte del mondo può andare avanti senza punti di riferimento e dunque, in attesa che si ricrei questo fervore per la grandezza che ha sempre portato avanti la storia, dobbiamo trovare un’altra via. Ecco che professionisti ed aziende possono anzi, devono fare, un passo avanti.

Se la loro visione valoriale è solida e non di facciata, se i loro prodotti o servizi sono la giusta risposta alle esigenze dei cittadini, devono surrogare con la loro presenza la leadership, i punti di riferimento che mancano altrove.

Devono andare oltre quello che è il recinto dell’oggetto sociale e condividere la loro visione con il loro clienti. Certo, rimarrà la visione di un’azienda, non di uno stato ma meglio che vivere nel vuoto pneumatico.

Come fare?

Aziende e professionisti devono curare come prima e meglio di prima la comunicazione con il loro mercato. Devono aumentare qualità e frequenza degli incontri, sapendo che nei momenti di crisi subentra la paura o l’inconsapevolezza e dunque bisogna saper fare i conti con l’emotività. Non devono avere vergogna. Non devono avere timore di occupare spazi lasciati colpevolmente liberi da altri. Sarà un grande sforzo ma grande sarà la ricompensa.

Accompagnare una generazione fuori dalle paludi della storia, per riprendere la vita vera fatta di dolore ma anche di speranze, di delusione ma anche di passi avanti. Fatta di risultati che si devono conquistare e che nessuno ti regala. Se tornerà grazie a loro un po’ di questa cultura e se di questo saremo esempio per il mondo semplicemente avremo fatto quello che i nostri antenati hanno fatto perché ora noi fossimo qui.

Essere Grandi è nella nostra storia, facciamolo diventare il nostro Destino.

 

Giuseppe Mascitelli, 8 luglio 2022

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