Economia

Il lockdown del risparmio

Il lockdown del risparmio

L’incubo che stiamo vivendo con la nuova ondata di Coronavirus mette in ombra, ed è giusto sia così, un aspetto però non marginale per la vita economica degli italiani: il lockdown non scritto del risparmio.

Già il risparmio. Si tratta dell’ultima risorsa per famiglie stremate, consumi azzerati, prospettive cancellate che a livello non solo governativo, ma politico generale, sembra non essere tenuta in minima considerazione. In questo silenzio, spiace scriverlo, ma tante banche stanno muovendosi in modo non certo proattivo, anzi.

Una scorsa agli estratti conto, che consigliamo sempre di tenere sotto stretta sorveglianza, segnala aumenti dei canoni dei conti correnti, anche quelli online venduti a costo zero, così come dei bonifici via Internet. Questo a fronte di una riduzione micidiale degli sportelli e anche, con le norme di prevenzione contagio, della stessa accessibilità agli uffici.

Torniamo però a chi dovrebbe salvaguardare il risparmio con provvedimenti strategici. Tra le tante misure adottate in questo periodo a ristoro delle attività produttive e di servizi, non ce n’è una che alleggerisca, ad esempio, il peso fiscale su depositi e investimenti rappresentato dalla mini patrimoniale dell’imposta di bollo, liberando così un po’ di energia liquida da immettere nel circuito economico.

Certo, penserete, con tutte le tasse non incassate quest’anno (ma, attenzione, solo rinviate, non cancellate) lo Stato non può permettersi altri interventi, considerato l’enorme debito pubblico. E poi le famiglie sono paralizzate nelle spese dall’emergenza dell’epidemia.

E allora ribaltiamo la prospettiva. Premiamo, come accadeva in passato, chi crede nel risparmio con vincoli a più anni però con rendimenti credibili in cambio, in caso di un ritiro anticipato, del non pagamento degli interessi (nessuna novità, ma la formula da tempo è sparita dal mercato).

Il successo del BTp futura dimostra che, con un minimo di scenario remunerativo positivo, le adesioni sono alte.

C’è però un macigno da rimuovere ed è quello che blocca la volontà di vedere tutti gli attori, dalla politica al settore creditizio, impegnati in uno sforzo comune per cercare soluzioni condivise che tengano veramente conto delle esigenze dei risparmiatori.  Fino a oggi questa mancanza la stiamo pagando tutti.

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