Economia

Italia. Covid-19 come un uragano. Ora ci vuole velocità.

Economia

Velocità. E’ l’unico termine che mi viene in mente pensando a tutto quello che stiamo vivendo. La Velocità con cui tutto è cominciato. La Velocità con cui ci siamo ritrovati a contare morti, infetti, a misurare curve pandemiche ed a rimanere chiusi in casa. La Velocità con cui abbiamo accettato con passività tutto quanto stesse accadendo. La Velocità con cui abbiamo rinunciato a tutte le libertà precostituite. Non discuto sulla necessità che ciò potesse o dovesse accadere. Ma in quante altre occasioni avremmo accettato tutto questo? La Velocità è stata anche quella con cui i mercati finanziari sono passati dai loro massimi storici, quelli del 20 febbraio per precipitare verso il basso: in soli 5 giorni (non era mai accaduto) l’indice principale della Borsa americana, lo S&P500 aveva già perduto oltre il 20%. E poi la Velocità con cui i mercati hanno recuperato dai minimi. La stessa Velocità con cui i dati macroeconomici sono precipitati in maniera quasi irragionevole, lo stesso lasso di tempo che ha visto precipitare il PIL di tutto il Mondo e sprofondare quello di Paesi come l’Italia. La stessa Velocità con la quale Banche Centrali, Governi ed Enti sovranazionali, come nel caso dell’Unione Europea, hanno messo talmente tanti soldi sul “piatto della ripresa” da costringere uno tanto scaltro e sempre pronto come Warren Buffet, a non aver avuto tempo a sufficienza per fare shopping come in passato. La Pandemia è una specie di strano acceleratore. Il virus ha messo l’accento su tutta una serie di questioni più o meno spinose e irrisolte ma che non avrebbero avuto una così forte “gestione d’urgenza” senza l’innesco determinato dalla Pandemia. A cominciare dal confronto sempre più forte tra USA e Cina. Le due super potenze si sono stuzzicate per mesi sui dazi, ma ora il confronto si è fatto durissimo e sembra avere proprio nella debolezza del nostro Paese una delle “mire” di conquista e di confronto maggiori. Questo contrasto sovranazionale si sta consumando anche grazie ad un’Europa sempre meno unita, incapace di trovare una propria identità. La Pandemia ha bussato alla porta dell’Europa chiedendo a gran voce chi ci fosse dall’altra parte. La risposta non c’è stata. C’è poco spazio ancora per quella risposta, per comprendere se l’Europa si farà davvero o resterà soltanto un’utopia di pochi. L’attuale mancanza di unità politica nel Vecchio Continente è dimostrata dalla forza della BCE, rispetto a quella dell’Euro gruppo: la prima decide ed opera, l’altro cincischia. C’è bisogno di entrambe le identità, i Paesi europei, Italia compresa, per non smarrirsi hanno bisogno dell’Unione stessa. La domanda è se tutti lo vogliono davvero. Il Governo italiano, ad esempio, lo vuole davvero? Vuole stare davvero in Europa o alcuni gruppi stanno spingendo l’asse delle alleanze anche economiche verso destinazioni asiatiche?
Intanto “l’innesco pandemico” ha cambiato anche la dimensione della gravità della situazione economica italiana. Siamo arrivati alla Resa Dei Conti per ciò che riguarda il Debito Pubblico. L’Italia aveva già avuto un ultimo trimestre del 2019 in calo sia dal punto di vista del Pil, sia dal punto di vista dell’occupazione. Covid-19 ha accelerato il processo di difficoltà, lo ha portato agli estremi, lo ha messo sotto i riflettori, ma per certi versi lo ha protetto. Le agenzie di rating cosa avrebbero fatto se non ci fosse stata la Pandemia? Se non ci fosse stata la copertura della BCE? Forse saremmo già falliti. Ma se le cose non cambiano falliremo ugualmente. Abbiamo un debito di 2500miliardi di euro ed una capacità di produrre ricchezza che scende giorno dopo giorno. Lo stato di bancarotta è davvero ad un passo. Il rapporto tra debito e Pil è ormai al 160%. Sulla Spesa non si può incidere negativamente, soprattutto in questo momento, ma si può farlo sulla CRESCITA.
L’Italia era tra le migliori al Mondo e ora la ritroviamo fanalino di coda in tutte le classifiche. Non è accettabile. La Pandemia passerà. Come tutte le altre del passato, come il Colera, la Poliomelite, la Spagnola. Passerà. Quello che non passerà è un PAESE senza strategia, senza visione, senza obiettivi.
L’Italia, la sua storia, non lo meritano. Le imprese di questo Paese non lo meritano, i lavoratori di questo Paese non lo meritano. Non meritiamo di essere acquistati da cinesi o americani per un tozzo di pane. Abbiamo ricchezze economiche, produttive, d’ingegno davvero straordinarie. Mettiamole a frutto.
Prendiamoci carico, tutti noi, comunicatori, politici, industriali, imprenditori, prendiamoci carico delle nostre responsabilità. Ognuno di noi ha un figlio, che sia sangue del nostro sangue, che sia sangue del nostro sacrificio, che sia sangue della nostra impresa. Ricostruiamoci.

Non gettiamoci via come stiamo facendo adesso, come se non ci fosse un domani.

Basta con le piccole beghe di partito e d’interesse personale. Basta, qui c’è in gioco tutto, il nostro passato e il nostro futuro. Investiamo su tutto ciò che di buono abbiamo:

Dal turismo alla capacità di fare impresa; dalle Belle Arti al Design; dalla creatività alla Ricerca; dalla cultura alla Musica; dalla gastronomia; alla forza dei nostri prodotti Agroalimentari; dall’unicità del territorio alla nostra storia. Su tutto? L’Italia.
Ora basta. Non si può buttare tutto questo. Non è giusto. Qualcuno dice che sarà la storia a giudicare tutto… La storia però racconterà il passato. Racconterà ciò che facciamo oggi. Noi viviamo oggi. Di quello che racconterà la storia domani importa poco, se non saremo capaci di scriverne le pagine giuste. Adesso.

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