Economia

La strategia vincente: rimanere investiti

Era il 1983 quando usciva nelle sale cinematografiche il film “Giochi di guerra”. Quando la fantasia viaggia più veloce della realtà. Quando la realtà dovrebbe in un qualche modo apprendere dalla fantasia medesima. Evidentemente per l’essere umano, comprendere i propri errori, apprendere da essi sarà sempre arduo.

Paragone col vivere dei giorni nostri difficile e complicato ad una prima superficiale analisi.

Eppure il messaggio che il regista vuole trasmettere  è che la soluzione alla guerra, a non considerare il conflitto bellico come unica valida alternativa, resta il dialogo. Chi vogliamo essere? Chi meglio ci rappresenta? L’essere umano o il supercomputer? David o Joshua, che parte stiamo recitando in questo momento?

Chi inizia per gioco e scherzo, o il supercomputer che non vorrebbe più smettere di giocare reagendo ad un ipotetico e simulato attacco sovietico attivando realmente i meccanismi automatici di difesa nell’incredulità generale del dipartimento di difesa americano?

L’illusione nelle apparenze. L’illusione nel percepito attorno a noi. L’illusione nel valutare ciò che crediamo di essere e sapere di quel domani, quell’ignoto sempre più sconosciuto e sorprendente futuro prossimo, capace di farci vacillare nelle nostre più consolidate certezze.

Auguro a tutti noi che il lieto fine del film possa concretizzarsi prima possibile. Spero che il dialogo tra il supercomputer ed il ragazzo genio e sregolatezza nell’utilizzo degli stessi, alla fine possa risultare quell’alternativa ancora non realmente considerata.

Il dialogo. Quel dialogo assente, sordo e sottomesso alle sirene che preannunciano i bombardamenti. Quelle prese di posizione, che in ognuna delle parti in causa non permette di comprendere, pur senza accettare l’altrui motivazione.

Dubito che alcun conflitto porterà mai alla pace.

Fortunatamente viviamo e percepiamo relativamente lontano tutto questo. Pensare che questa guerra nell’era della globalizzazione non abbia delle conseguenze negative per noi italiani è un sogno. Quella bugia che forse raccontiamo a noi stessi per non volere o dovere affrontare la realtà.

L’Europa sta pagando a livello di indici borsistici il costo maggiore. Evitare di investire riducendo o liquidando le posizioni non impedirà, purtroppo, il non dover affrontare un costo della vita sempre più elevato.

Generi di prima necessità come la spesa per l’energia ed i trasporti hanno subito un aumento ben oltre le logiche inflazionistiche. Ridurre la spesa, banalmente passando da marche a prodotti generici non sarà sufficiente a compensare questi significativi incrementi.

Le risposte non le dobbiamo cercare nel risparmio forzato o diminuzione della spesa, ma in una corretta allocazione degli investimenti. Le risposte vanno cercate nelle possibilità di sviluppare nel tempo quell’indipendenza economica che renderebbe meno complicato affrontare l’impennata del costo della vita.

Gli ultimi decenni narrano di mercati intonati sia lato obbligazionario che azionario. Una crescita irrazionale e contemporanea di entrambi gli asset. Ed ora che fare? Quale potrebbe essere la risposta alla debacle di questi giorni post covid e nel pieno di un conflitto bellico?

Ridurre l’esposizione all’azionario per incrementare quello obbligazionario, la più logica. Sicuri che possa essere tale dopo aver contestualizzato il fatto che stiamo per abbandonare l’epoca dei tassi negativi?

Attenzione che l’euforia degli anni passati col rialzo tassi ed inflazione galoppante porterà la stragrande maggioranza degli investitori ad effettuare scelte esattamente contrarie alle loro aspettative di remunerazione e rendimento.

Porterà ad allocare volumi sempre crescenti su posizioni che nel tempo restituiranno agli stessi investitori dei risultati netti negativi, pur mantenendo il controvalore lordo o nominale invariato. Un portafoglio correttamente impostato, sfruttando l’irrazionalità emotiva di molti va incrementato con metodo e costanza nel tempo.

Il tempo, ossia il miglior gestore che mai avremo a disposizione, farà il resto. Il tempo fondamentale per agganciare la crescita costante dei mercati globali.

L’epilogo porta il ragazzo a far simulare al supercomputer Joshua una serie infinita di risposte ad attacchi missilistici nemici ottenendo lo stesso risultato: “vincitore nessuno”, “unica mossa vincente…. non giocare”.

Purtroppo non stiamo rivedendo il film. La sceneggiatura riproposta in questi giorni non ci porterà a non perdere evitando di investire. Le drammatiche vicende di questi giorni portano a pensieri ed emozioni decisamente più impegnativi del panico post euforia dei mercati finanziari.

Le risposte alle domande di questi giorni andrebbero metabolizzate razionalizzando concetti che incrementino i dialoghi e la diplomazia portando gli esseri umani a valutare il risultato finale: “nessun conflitto, tutti vincitori.”

GIovanni Cedaro, 9 marzo 2022

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