Economia

Motori accesi per la ripartenza?

Dopo oltre un anno di impasse economico-sociale globale, finalmente s’intravede una via d’uscita con la campagna vaccinale in corso, che evidenzia concretamente un graduale rallentamento dei contagi là dove, grazie alla disponibilità di vaccini, l’inoculazione è stata tempestiva e capillare.

Conseguentemente, venendo meno il lockdown imposto e doveroso per la salvaguardia di vite umane, il ritorno alla completa normalità non dovrebbe tardare in presenza di significativi risultati sanitari. Inutile ribadire gli sconvolgimenti provocati: l’istruzione con la didattica a distanza, la solitudine che ha interessato le persone anziane, ridimensionamenti degli spettacoli sportivi, teatrali, oltre al turismo, il lavoro a distanza, con ripercussioni nel PIL che indicativamente, per il nostro Paese, ha influito negativamente per il 10% circa.

Doveroso quindi pensare al futuro sia per un pronto recupero sia per un rilancio e rivisitazione doverosa complessiva dello sviluppo economico. In proposito con i fondi del Recovery Plan, 209,5 miliardi di euro, l’Europa ci concede una ottima irripetibile opportunità, che sapientemente sfruttata, potrebbe finalmente dare una svolta al sistema economico del nostro Paese.

Al momento il Piano d’intervento che il governo intende promuovere non è noto, ma sicuramente interesserà infrastrutture da realizzare a livello nazionale laddove per difficoltà finanziarie precedenti dovute a vincoli di bilancio imposte da trattati Europei, non sono state programmate o palesemente trascurate, se non addirittura oggetto di ridimensionamento (vedi comparto sanitario).

Tutto questo per l’Economia avra’ conseguenze notevoli. E’ risaputo infatti, che in base al settore in cui s’intende sviluppare l’investimento, il ritorno in termini d’indotto varia considerevolmente, con punte che possono arrivare a moltiplicare per sei volte il capitale investito.

Si consideri poi, aspetto per nulla trascurabile, che nel frattempo il Debito Pubblico è lievitato, e se già in precedenza era oggetto di severe attenzioni, a maggior ragione prossimamente sarà oggetto di opportune considerazioni, non appena la situazione “straordinaria” in cui tutti i Paesi si trovano, tornerà alla normalità.

Dobbiamo quindi, a questo punto, fare una debita riflessione: il nostro risparmio gestito, negli ultimi dieci anni è più che raddoppiato (oltre i 2200 miliardi di euro), e nonostante questo favorevole trend, la liquidità del mondo bancario è ancora a livelli molto consistenti (circa 1700 miliardi di euro) equipollente al PIL nazionale.

Se ai motori della finanza pubblica, accendessimo pure quella privata, è ipotizzabile una svolta storica allo sviluppo economico dell’Italia che cronicamente denuncia l’assenza di investimenti nei comparti più disparati? E’ doveroso dare una forte accelerazione alla ripresa sia per galvanizzare la società, eliminare quel senso di sfiducia atavica nelle Istituzioni, e ritrovare quella compattezza d’ideali che ci permetterebbe di garantire la piena ed indiscussa sostenibilità del debito Pubblico.  

I vari settori che potrebbero usufruire dell’attenzione della finanza sono facilmente individuabili: dalla ricerca, sempre trascurata in Italia, per una mancata efficiente collaborazione Industria/Università, al settore turistico dove, peraltro, la diffusione alberghiera non consente accoglienza concorrenziale con competitor stranieri (il settore rappresenta oltre il 13% del PIL nazionale, realizzato esclusivamente dagli operatori senza una politica attenta alle loro innumerevoli esigenze).  

Dalla digitalizzazione allo sviluppo dell’eco-sostenibile industriale che già positivamente riscontra successi settoriali. Dalla valorizzazione del comparto agricolo, settore d’eccellenza ampiamente riconosciuto a livello mondiale, alla commercializzazione che risente dell’assenza di una adeguata e proficua politica di Marketing globale. Sono solo alcuni esempi d’intervento per nulla esaustivi.

Disponiamo delle risorse, abbiamo il campo d’intervento, semplicemente cosa manca alla realizzazione se non una concreta volontà di mettersi in gioco da parte di tutti gli operatori del settore.

Penso che sia giunta l’ora di affrontare e risolvere tutte quelle problematiche politiche, giuridiche, fiscali ed economiche che rendono tale progetto di sviluppo, fin qui non perseguito per la vischiosità burocratica, non ulteriormente dilazionabile.

 

Se non ora, quando?

L’occasione si presenta infatti propizia per l’inevitabile ricaduta che gli interventi statali con il Recovery Plan avrebbero nell’economia reale che beneficerebbe ulteriormente dell’intervento privato ampliandone gli effetti virtuosi. E’ quindi auspicabile che prossimamente tutti coloro che possono contribuire a fornire soluzioni realizzabili per una ripartenza seria ed efficace, siano coinvolti e a loro volta si sentano artefici di uno sviluppo ambizioso e storico del nostro Paese.
E’ un atto d’amore che abbiamo nei confronti delle generazioni future, ma soprattutto un senso di responsabilità per la tenuta della solidarietà nazionale. Consci di questo obiettivo, i risultati non tarderanno ad arrivare.

 

 

Luigi Sabbadin

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