Economia

Perché per la politica il Covid è una scelta economica

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Ormai i miei lettori attenti sanno che in praticamente tutti i miei saggi c’è un concetto costante e comune ripetuto all’ossesso: non esiste una scelta economica o una gestione pubblica “giusta” o “sbagliata”; è solo questione di Politica e di dove essa vuole condurre te e tu lei.

La gestione della pandemia da Covid-19 da parte di questo Governo così come del precedente, è stata un ostinato rifiuto di guardare al problema nel suo insieme. Essi l’hanno trattato come una pura questione di gestione della salute pubblica.

In realtà, non è e non è mai stata una pura questione di gestione della salute pubblica. Quella di trattarla semplicisticamente come tale è solo e soltanto una scelta politica comoda, come ho già fatto notare in un altro mio articolo poco tempo fa.

La verità è che si tratta di una questione complessa di politica sanitaria, economica, sociale ed educativa, nonché una profonda questione morale. E invece i governi (un po’ in tutto il mondo, si badi bene, salvo rare eccezioni, vedi Svezia e gli stati repubblicani degli USA) hanno agito come se l’unica cosa che contasse davvero fosse contenere le infezioni.

I medici, i virologi, gli scienziati dell’ambito sanitario è normale abbiano una visione solo “tecnica” del problema, perché è il loro mestiere. Si dovesse sentire il medico, non dovremmo più mangiar carne per il resto della vita, o mangiarne in così limitata quantità da privarci sostanzialmente del gusto di essa.

Si dovesse sentire l’OMS (che cotanto ruolo ha avuto nello “scatenare ufficialmente” e commentare costantemente questa pandemia) il mondo dovrebbe rinunciare sostanzialmente ad alimenti come il Parmigiano Reggiano o alcuni noti formaggi francesi, perché il loro contenuto di grassi saturi è oltre un certo livello.

Eppure tutti questi cibi, se consumati con morigeratezza e secondo la propria predisposizione fisica, sono ottimi, gustosi e assolutamente non nocivi. Ma tant’è, un tecnico guarda gli effetti estremi, i rischi, i pericoli, non la normalità della serena e costante esistenza. E’ il “problema”, la “patologia” che interessa lo studioso, non il quieto scorrere equilibrato della normalità.

Lo stesso OMS ad esempio, nel caso ricordato dei cibi “potenzialmente nocivi”, arrivava a suggerire come ottenerne la riduzione del consumo da parte delle popolazioni mondiali: con tasse e balzelli che disincentivino l’acquisto di tali cibi!! Ora capite bene che è proprio questo il momento in cui il tecnico trasferisce le sue legittime e normali “preoccupazioni” di studioso nella politica ed esce così fuori dal seminato: alzare la tassazione di questo o quel prodotto potrà pure ottenere l’effetto sperato dal medico, ma ha tante e tali altre conseguenze sull’economia e sulla vita delle persone che una valutazione da parte di chi governa si rende infine assolutamente necessaria per non rischiare di “ammazzare il paziente per curare il suo male”.

Gli epidemiologi insomma possono pure seguire la loro linea rigorista scientifica, ma i governi non possono! L’essenza di un governo politico è la valutazione della più ampia gamma possibile di fattori, che di solito puntano in direzioni diverse. Le soluzioni “monodirezionali” sono quasi sempre pessime soluzioni.

La pandemia da Covid-19 è apparsa fin dalle prime settimane come un rischio oggettivamente “lievissimo” per la popolazione mondiale, come altro potrebbe altrimenti definirsi un virus che uccide sì e no l’1% di chi lo contrae? E in realtà anche molto meno, dal momento che, producendo perlopiù soggetti asintomatici, gran parte della popolazione lo ha in effetti contratto superandolo indenne senza neanche accorgersene e senza rientrare nelle statistiche ufficiali! Quindi siamo molto sotto l’1% di mortalità.

Ma niente, la visione terrorizzata e terrorizzante dei tecnici del settore, cioè i medici-virologi, lo ha ingigantito fino a renderlo “la malattia del secolo”.

Ora, capite bene che, se per il Parmigiano Reggiano non vi è poi stata nessuna “tassa disincentivante” da parte di chicchessia perché i governi, la politica, in tutto il mondo, hanno semplicemente ignorato tale suggerimento, ben comprendendo che seguire i tecnici dell’OMS in questa strada avrebbe significato aprire un vaso di Pandora di problemi, incidenti anche diplomatico-commerciali internazionali, crisi e conseguenze devastanti di fronte alle quali il rischio di una cattiva alimentazione che l’OMS voleva combattere avrebbe fatto ridere a crepapelle, la stessa cosa non si è verificata nell’altrettanto oggettivamente poco rischioso caso del Covid-19.

 

Perchè?

Perchè in questo caso la politica sembra non essere intervenuta nella sua funzione di filtro ai pareri rigoristi dei tecnici di turno, lasciando così che essi prendessero invece totale possesso di campo ed anzi deliberatamente e dichiaratamente astenendosi dall’intervenire e persino orgogliosamente ripetendo per bocca dei maggiori esponenti governativi un po’ in tutto il mondo “di essere in tal modo responsabili, e di affidarsi alla Scienza che sola può salvarci”?

Perchè stavolta la politica si è astenuta ed ha lasciato mano libera ai tecnici sanitari?

Semplice. Perché quella di lasciar fare ai tecnici (virologi e scienziati) è in questo caso solo apparentemente un’astensione della politica.

E’ invece, stavolta, una scelta politica ed economica essa stessa. E molto precisa, anche.

Facciamo un passo indietro, a prima del Covid, dicembre 2019.

– In Italia il governo PD-5 Stelle era in grande difficoltà: le larghe e sconsiderate spese a debito promesse dal governo per accontentare la variegata platea di propri elettori avrebbero presto incontrato forti contrasti da parte della Commissione Europea e dei mercati allorquando fosse emerso (e lo sarebbe di sicuro, visto la mancanza di visone politica a lungo termine di quel governo) che il debito pubblico avrebbe avuto sempre maggiori difficoltà a rientrare, dato che la maggior parte della spesa era in “partite correnti” e non in “conto capitale”, cioè, tradotto semplicemente, si trattava di spese che si sarebbero ripetute copiose nel tempo senza certezza di avere in futuro una copertura adeguata a meno di non aumentare ulteriormente il debito.

L’arrivo del Covid, dopo un iniziale momento di normale rifiuto dell’enormità della situazione, è stato poi colto al balzo dal governo per distrarre la popolazione (e l’Europa e i mercati) dalla propria gestione incerta e traballante ed ottenere il via libera all’aumento sconsiderato della spesa in deficit senza più preoccupazioni nonché per contenere il dilagare delle forze di opposizione “aperturiste” (sostanzialmente quelle del centro- destra) ergendosi a paladino della salute pubblica e imponendo restrizioni su restrizioni, chiusure su chiusure, anche contro ogni evidenza scientifica contraria che già allora stava emergendo (lo studio dell’Università di Stanford – USA, una delle più prestigiose in campo medico, aveva acclarato, ad esempio, come i lockdown non servissero a nulla per questo virus, anzi erano a volte controproducenti).

Il piano politico, grazie all’aiuto “divino” del Covid, era semplice ed efficacissimo: se si terrorizza a sufficienza la popolazione, per esempio lasciando ufficialmente il campo ai virologi e tecnici sanitari (che, come detto, per loro natura sono portati ad amplificare preoccupazioni e problemi, è il loro mestiere) si ottiene indirettamente la possibilità di spendere e spandere a debito e si distrugge l’opposizione politica ponendo i cittadini di fronte alla scelta “salute o morte”, di fronte alla quale chiunque avrebbe scelto la prima, costi quel che costi.

L’opposizione diventa automaticamente quella che desidera implicitamente la seconda (la morte), con le sue pretese di aperture ed indipendenza dall’aiuto pubblico. Ingenuamente, persino lo stesso ministro della Salute Speranza, si lasciò sfuggire l’essenza di tale piano, nel suo libro poi ritirato dal commercio (ovviamente), in cui affermava esplicitamente che il Covid è stata l’occasione “per ristabilire l’egemonia della sinistra” e di una filosofia e politica di vita basata sull’assistenza dello Stato padre-padrone, che tutela, protegge dalla malattia, vede e provvede a tutte le necessità, senza bisogno che il cittadino si impegni più privatamente ed individualmente per il proprio futuro.

Ed il piano ha funzionato, come è noto: il recupero di gradimento per il PD ed i 5 Stelle è stato macroscopico e continua ad esserlo se si considera la caduta libera che li caratterizzava prima del Covid. Finché c’è terrore della pandemia, c’è “speranza”. In tutti i sensi.

  • In USA, nel dicembre 2019, Biden sfidava timidamente Trump per le elezioni presidenziali 2020 ma si sapeva che con quasi totale certezza Trump avrebbe vinto: l’economia tirava che era una bellezza, gran parte degli americani, spesso anche di parte politica avversa, condividevano la sua politica estera dura con la Cina effettivamente valida rispetto alla debole politica estera di Obama che persino i democratici criticavano, il consenso era ampio e variegato, per un motivo o per un altro.

    Ma arriva la pandemia: Biden e i Democrats la colgono al volo, si affidano a virologi e medici che subito provvedono a terrorizzare la popolazione, Trump, ovviamente, cerca di minimizzare sottolineando l’effettivo basso rischio della pandemia, ma il terrore ha il sopravvento e, anche qui, il piano Biden funziona alla perfezione: Trump diventa l’irresponsabile assassino che lascia decimare la popolazione pur di favorire l’economia (in realtà gli USA erano nel 2020 tra le nazioni con meno morti Covid per milione di abitanti tra i paesi occidentali, molto meno della stessa Italia) e Biden vince le elezioni: il Covid è stata una scelta politica precisa, anche qui.

  • L’inghilterra di Boris Johnson è un altro lampante esempio, con la simpatica alternanza del premier tra periodi “aperturisti” in esplicito contrasto con i virologi e scienziati (quando vede che la popolazione non ne può più e rivuole le sue libertà – come successo a luglio 2021) e periodi “chiusuristi” e rigoristi, quando il suo governo è in difficoltà e necessita di un pronto recupero di consenso (come sta accadendo in questi giorni in cui, scoperto da parte della stampa che lui e i suoi ministri a Natale 2020, in pieno lockdown,festeggiavano con champagne, formaggio francese e musica disco nella sede del governo, il Nostro ha cercato di imporre la linea dura delle chiusura mettendo avanti il parere dei soliti scienziati che provvedevano intanto a terrorizzare la popolazione con la variante Omicron).

    Stavolta però, non ha funzionato: gli inglesi si sono talmente imbufaliti che non solo l’hanno di fatto costretto a ritirare le restrizioni ma ora Johnson è seriamente a rischio di essere destituito da capo del governo. Embè… il Covid ti ha dato una bella mano, Boris, ma se tu fai la storia di “Al lupo al lupo”, poi la gente non ci casca più. Hai esagerato.

A tutti gli altri governanti del mondo invece è andata benissimo, come visto.

E potremmo andare avanti similmente passando in rassegna praticamente tutti gli stati del mondo che abbiano adottato una politica anti-Covid rigorista e chiusurista affidandosi a virologi e scienziati ed astenendosi (ufficialmente, si intende, in realtà avete capito che non è così) dall’intervento politico. Chi ha buona volontà e tempo può divertirsi a fare l’esercizio: prendete un governo di uno stato chiusurista qualsiasi, vedete qual era la situazione politica a dicembre 2019, e poi calcolate il tornaconto politico a fine 2021 per i partiti che hanno sostenuto la linea dura.

Anche con l’avvento dei vaccini, il ragionamento non cambia. Anzi, rafforza la tesi su esposta. Attualmente la soluzione della pandemia, secondo la maggioranza dei governi “rigoristi” mondiali (salvo le illuminate eccezioni citate all’inizio dell’articolo) risiede nella vaccinazione di massa che finalmente ci renderà nuovamente liberi.

Il problema è che i vaccini, ormai è un dato scientifico inconfutabile che persino i governi chiusuristi sono stati costretti ad ammettere, NON fermano il contagio e la diffusione del virus, anzi in alcuni casi lo favoriscono. Essi sono solo utili (e parzialmente) a rendere meno grave la malattia e ad evitare quindi l’ospedalizzazione. Il vantaggio di vaccinare in massa, insomma, sarebbe quello di non appesantire il sistema sanitario nazionale, di lasciare liberi posti letto per altri malati che necessitano di cure ospedaliere che altrimenti si vedrebbero negate per via dell’intasamento nosocomiale dovuto ai malati gravi da Covid.

Giusto, direte. Giustissimo. E’ una cosa responsabile e seria quella di massimizzare le vaccinazioni per alleggerire il sistema sanitario nazionale (SSN).

 

Sì. Ma, appunto, è una scelta politica precisa. Il Covid come questione sanitaria, ancora una volta, non c’entra nulla. La capacità del SSN di far fronte alle pandemie è determinata da decisioni politiche prese in un lungo periodo di tempo. Ai governi non piace spendere soldi per cose che sono necessarie solo nei momenti occasionali di picco della domanda.

Le decisioni sulla capacità delle strutture sanitarie generalmente implicano un compromesso tra il tentativo di soddisfare i picchi di domanda e quello di evitare spese pesanti per le strutture che poi rimangono sottoutilizzate per il resto del tempo. Questo è un dilemma particolarmente difficile quando si tratta di terapia intensiva negli ospedali, che richiede attrezzature costose e personale qualificato di alto livello.

L’approvvigionamento insufficiente per il picco della domanda è una politica perfettamente razionale. Ogni euro speso per le strutture di terapia intensiva è un euro non speso per altre necessità urgenti, come l’istruzione, la sicurezza sociale o la polizia. Ma inevitabilmente implica accettare che le strutture sanitarie siano sopraffatte nei momenti di picco.

E questo è successo diverse volte nella storia anche recente di tutti gli stati occidentali, prima ancora che chiunque sentisse parlare di Covid. La normale influenza invernale regolarmente mette sotto enorme pressione le strutture ospedaliere. In Italia nel 2018 si ebbe un’influenza particolarmente aggressiva che provocò molti morti e intasò gli ospedali di tutta la penisola. Cercate qualche articolo di giornale di quel periodo e ne avrete conferma. Nel 2015, addirittura, morirono in Italia 45.000 persone (sì, avete letto bene, 45.000) per degli attacchi simil-influenzali violenti che già allora i medici non si riuscirono a spiegare.

Chissà, magari si trattava proprio di un ceppo di Coronavirus, solo che non era stato isolato da nessuno e l’OMS non aveva quindi dichiarato alcuna pandemia. E così il mondo ha continuato fortunatamente a vivere tranquillamente.

Quindi, insomma quando i governi dicono che bisogna vaccinarsi tutti per salvare il Servizio Sanitario Nazionale, ciò che di fatto dicono è che noi, sani e vulnerabili allo stesso modo, dobbiamo “salvarlo” dalle scelte politiche fatte da quegli stessi governi.

Come si vede si tratta di una scelta POLITICA. Un’alternativa politica sarebbe fare ciò che gli esseri umani hanno fatto da tempo immemorabile, ovvero mettere in conto periodiche epidemie di malattie potenzialmente mortali che sempre ci sono state e sempre ci saranno, come la storia e la statistica dimostrano. Lo storico Alessandro Barbero, in un’intervista del 2010, parlando della peste nera del ‘300, notò come le epidemie mortali fossero ricorrenti nella storia dell’uomo ed anche piuttosto regolari e azzardò la previsione, sulla base dei dati, che la prossima pandemia ci sarebbe stata nel 2020. Beccatevi questa.

Sì, certo, un servizio sanitario sopraffatto è una brutta cosa. Siamo tutti d’accordo su questo. Ma non è la cosa peggiore che può capitare a una società. La cosa peggiore che può succedere a una società è che i suoi membri utilizzino i poteri coercitivi dello stato in modo da ostacolare sistematicamente la propria vita e quella dei propri concittadini.

Prendi l’istruzione, per esempio. Nel primo lockdown (ed attualmente è ancora parzialmente così, dopo 2 anni!!) il Governo ha chiuso le scuole per rallentare la trasmissione del Covid-19 e alleviare la pressione sul SSN. I governi hanno fatto lo stesso in tutto il mondo. Gli alunni più brillanti e quelli con un forte sostegno dei genitori probabilmente recupereranno il tempo perso. Ma tutta la ricerca suggerisce che gli studenti più vulnerabili e marginali subiranno danni gravi e irreversibili alle loro possibilità di vita. Ciò avrà un forte impatto sulla futura disuguaglianza.

Questa è una catastrofe meno visibile e meno drammatica dell’ammassare i moribondi sui carrelli nei corridoi degli ospedali, motivo per cui i politici se ne preoccupano meno. Ma è probabilmente ancora più grave!

Le implicazioni economiche dei blocchi e di altre misure di distanziamento obbligatorio ci accompagneranno per molti anni. A lungo termine, nessun paese ha mai migliorato il benessere umano e nemmeno la salute pubblica rendendosi più povero. Ma tant’è, questa è stata la scelta POLITICA fatta dai maggiori governi nel mondo.

Ecco quindi che, se la Vostra domanda è “quando finirà questa pandemia?”, la mia risposta è semplice: finirà quando la politica ritiene sia il momento che finisca, ovvero quando le forze politiche che si trovano in difficoltà di consenso ed hanno guadagnato da tutto questo, avranno consolidato, rafforzato o ottenuto il loro potere in maniera che ritengono sufficiente.

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