Economia

Social: il crollo di Twitter e Facebook sarà definitivo!?

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Dopo il recente ban dai social di Donald Trump i governi del mondo hanno espresso i loro dubbi sulle attuali norme che regolano i colossi del web quali Facebook e Twitter e si preparano a prendere provvedimenti.

Dire che i recenti fatti di Capitol Hill abbiano smosso le acque sarebbe a dir poco un eufemismo. Se le azioni dei rivoltosi hanno scosso profondamente Washington, quello che è avvenuto nel mondo dei social ha letteralmente scatenato le ire dei governanti di tutto il globo. Con una mossa senza precedenti Facebook, Twitter Instagram, Youtube, Twitch e TikTok hanno bloccato gli account del presidente uscente degli U.S.A. Donald Trump, impedendogli di pubblicare ulteriori messaggi. Di fronte a questo fatto molti altri leader mondiali e personaggi di spicco della politica hanno deciso di prendere in considerazione nuove norme che regolamentino le azioni dei colossi del web.

Una questione politica

Il web è stato senza dubbio centrale nel panorama politico degli ultimi anni: sono infatti stati molti i capi di stati che hanno sfruttato i canali dei social come mezzo di comunicazione diretto con i propri sostenitori. Quello che però fino ad oggi non era mai accaduto è che chi tira le fila di queste piattaforme intervenisse direttamente nel dibattito. Con il ban del cosiddetto “capo del mondo libero” per la prima volta i colossi del web hanno preso una posizione netta contro l’esponente di un governo, giustificando le loro azioni come “necessarie per prevenire un ulteriore dilagare delle violenze”

Certo, nel caso di Twitter non è stata la prima volta che il social si è interposto tra il tycoon e il suo elettorato: ricorderete tutti, penso, i messaggi “etichettati” di alcuni mesi fa riguardanti la salute pubblica e i brogli elettorali. Questi però erano stati “semplicemente” segnalati come non riportanti notizie ma opinioni, senza alcuna alterazione o censura del contenuto. Un approccio ben diverso dal ban dei giorni scorsi. Ovviamente un simile fatto non poteva lasciare impassibili gli altri e le loro reazioni non si sono fatte attendere.

La cancelliera tedesca Angela Merkel ritiene “problematico che sia stato bloccato in modo completo l’account Twitter di Donald Trump“. Il ministro francese dell’Economia, Bruno Le Maire, avverte che “la regolamentazione dei colossi del web non può avvenire attraverso la stessa oligarchia digitale”. L’unione Europea al completo quindi sembra intenzionata a “conciliare il rispetto dei diritti fondamentali con una maggiore responsabilità delle piattaforme social”, come ha riportato nei giorni scorsi un portavoce della Commissione UE e come dimostrato dal Digital Services Act, presentato lo scorso 15 Dicembre.

Un terremoto per la borsa

Tralasciando per un attimo la questione politica e legale della faccenda è sul fronte economico che queste società hanno pagato più caro il loro modo di agire. Dopo il ban di Donald Trump sia Twitter che Facebook hanno registrato un crollo in borsa. Questi ribassi, rispettivamente del 10,12% e del 3,30%, sono lo specchio dei timori degli investitori: la paura diffusa è che i vari governi possano promulgare delle nuove normative per intervenire su quelle che sono le responsabilità legali dei social, rendendoli contemporaneamente più limitati nelle azioni e più esposti a rischi.

Questo, oltre alla cattiva pubblicità data dall’esclusione del presidente U.S.A., si prospetta come un grosso ostacolo ai potenziali profitti di queste aziende e il mercato ha reagito di conseguenza. C’è la concreta eventualità che una grossa fetta dell’utenza, americana e non, schierata con Trump decida di disiscriversi e, considerando che stiamo parlando di oltre 200 milioni di account tra Facebook e Twitter, gli azionisti hanno cominciato a vendere prima che le cose precipitino.

A questo punto sono due gli scenari possibili per il futuro: nel primo, il più probabile, i maggiori social accuseranno il colpo e vedranno una netta riduzione di utenza e investitori, lasciando quindi libera una fetta di mercato piuttosto ampia in cui si svilupperanno nuove piattaforme a sostituzione di quelle che conosciamo, quasi certamente social verticali. Nel secondo caso invece assisteremo ad una delle più grandi speculazioni digitali mai viste, in cui diversi individui si impegneranno affinché i titoli social affondino per poi comprarli per il cosiddetto “tozzo di pane”, ribrandizzandoli in modo da sfruttarne le strutture e le risorse senza più essere legati alla vecchia immagine ormai compromessa.

Vedremo nei prossimi mesi come si svilupperanno gli eventi, ma fin da ora possiamo dire che questa è solo la punta dell’iceberg. La guerra tra social e politica è ufficialmente iniziata e ne potrà uscire un solo vincitore.

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