Economia

Titoli di stato. La festa è finita: cresce la spesa per interessi

Rendimenti dei titoli di Stato in salita significano maggiori risorse da dedicare al finanziamento del debito e questo in uno scenario di bassa crescita costituisce un problema di sostenibilità. I mercati l’hanno già capito e ce lo stanno dicendo con uno spread intorno ai 200 punti.

Ormai dobbiamo dire addio a quel periodo di tassi estremamente bassi, talvolta negativi; ora la tendenza è chiaramente al rialzo e lo vediamo molto chiaramente nel grafico sopra che riporta i rendimenti medi dei titoli di Stato suddivisi per tipologia: BOT in azzurro, CCT in grigio e BTP in arancio; il Tasso tipico e il valore che riassume tutti i rendimenti pesandoli per ampiezza del circolante per ciascuna tipologia.

 

Come si può notare solo il rendimento medio dei BOT si attarda sotto lo zero, ma vi resterà ancora per poco. Presto anche la BCE alzerà i tassi, seguendo il percorso della FED e della BOE; il nostro BTP decennale si trova intorno al 3% con un balzo dell’1,8% rispetto a un anno fa, mentre lo spread con il Bund tedesco si aggira sui 200 punti base.

Il supporto della BCE sta per svanire e i mercati stanno già dicendo con lo spread che non si può andare avanti a colpi di scostamenti di bilancio.

Ora se analizziamo i rendimenti in termini di cedole o scarto di emissione dei titoli in scadenza da qui a fine anno riportati nel grafico sopra, vediamo che la maggior parte ha un rendimento inferiore allo 0,5%, di questi il 60% è costituito da BOT, che probabilmente manterranno un basso rendimento, mentre il restante 40% (circa 77 miliardi) dovrà essere rinnovato a tassi più alti.

Considerando che ogni rialzo di rendimento di un punto percentuale ci potrebbe costare dai 3 ai 3,5 miliardi in più ogni 12 mesi, l’innalzamento della spesa per interessi potrebbe essere di 5-6 miliardi.

Non tutti si verificheranno nell’anno corrente, ma nel corso di 12 mesi e continueranno nel corso dei prossimi anni, con una crescita progressiva man mano che lo stock del circolante di titoli andrà in scadenza.

Di questo ne è conscio il Governo, che nel DEF indica una crescita di 3 miliardi della spesa per interessi 2022, ma, come risulta evidente dal grafico sopra che riporta la spesa per interessi per i prossimi anni indicata nel DEF (Documento di Economia e Finanza), il Governo appare troppo ottimista per l’evoluzione nel 2023 e 2024 ponendo a budget una spesa per 61 miliardi, oltre 1 miliardo in meno rispetto a quanto speso nel 2021.

Di fatto la festa è già finita, il periodo di bassi rendimenti è ormai alle nostre spalle e sempre più risorse verranno richieste per finanziare un debito in continua crescita e su nuovi record.

Tutto questo in uno scenario di bassa crescita, e forse recessione, costituisce un problema di sostenibilità, la Commissione Europea per il momento si limita a blandi avvertimenti, ma già ora i segnali di allarme ci sono tutti.

 

Maurizio Mazziero – Mazziero Research, 26 maggio 2022

Approfondimenti sui conti italiani sono disponibili nel 46°Osservatorio pubblicato dalla Mazziero Research e scaricabile a questa pagina (LINK)

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