Economia

Volatilità: l’unica costante degli investimenti

Il messaggio del comandante

“Signore e Signori, benvenuti a bordo di questo velivolo, sono il vostro comandante e desidero darvi alcune informazioni sul nostro volo Roma – NewYork . Stiamo attendendo che la torre di controllo autorizzi il decollo.

Quest’oggi il tempo in rotta è perturbato, durante la salita dovremo effettuare delle deviazioni per evitare cellule temporalesche che potrebbero causarci dei problemi, qualora attraversate. Vi preghiamo di verificare che i vostri telefoni cellulari ed ogni altra apparecchiatura elettronica risulti spenta, durante il volo vi aggiorneremo sulle ultime condizioni meteorologiche.”

Quanti di noi hanno sentito questa frase? Quasi tutti, è infatti di prammatica all’inizio di ogni volo ascoltare la voce del comandante che ci dà il benvenuto e ci aggiorna sulle condizioni meteo.

E qual è la costante di ogni volo, specialmente di quelli a lungo raggio? La costante è che, per quanto il tempo possa essere bello, capita sempre di incrociare qualche perturbazione con relativi vuoti d’aria: l’aereo incontra una forte corrente discensionale che lo trascina verso il basso, solitamente per poche decine di metri ma a forte velocità; la “caduta” è del tutto innocua e dura pochi istanti perché l’aereo attraversa queste correnti ad alta velocità ma la sensazione è decisamente spiacevole e crea diversi mal di pancia.

Sappiamo che queste situazioni sono inevitabili, potremmo dire che fanno parte del viaggio, non sappiamo dire quando arriveranno ma sappiamo che ci saranno.

Non per questo rinunciamo a viaggiare se abbiamo deciso di raggiungere quella mèta, abbiamo imparato a conviverci. Allo stesso modo dobbiamo imparare a convivere con la volatilità, lo abbiamo detto tante volte eppure ogni volta che arriva sembra un evento nuovo, mai accaduto in precedenza e ogni volta ci provoca ansia e preoccupazione.

Quando, 4 anni fa, scrissi il primo numero della newsletter il Ftse Mib (indice della borsa italiana) era a 22.166 punti, l’S&P 500 a 2.553 e il Nasdaq a 6.192; oggi il Ftse Mib è a 26.966 (+21,65%), l’S&P a 4.418 (+73%) e il Nasdaq a 13.791 (+122%).

Decisamente dei bei risultati, certamente migliori per i listini americani che per quello italiano ma in quattro anni anche un +21% non è malissimo.

E questo nonostante il 2018 che fu un anno molto difficile e si chiuse in negativo (Ftse Mib -16%, S&P 500 -4,4% sperimentando una discesa infrannuale del 20%), nonostante il crollo verticale del 2020 allo scoppio della pandemia (-35% in un solo mese).

Insomma, il risultato ad oggi è estremamente lusinghiero ma lo è per chi ha avuto la forza di sopportare perturbazioni e vuoti d’aria, chi ha preferito lasciare i soldi a riposare “evitando le buche più dure” (come cantava Lucio Battisti) si è dovuto accontentare di ritrovare gli stessi  soldi, anche qualcosa meno; qualcosa di meglio ha fatto chi ha investito in obbligazioni ma non molto tenendo conto che a Febbraio 2018 il decennale italiano rendeva il 2% e il 5 anni lo 0,85% e che anche l’investitore in obbligazioni deve sopportare la volatilità.

La cosa importante è scegliere il mezzo più adatto per raggiungere i propri obiettivi.

Massimiliano Maccari, 14 febbraio 2022

 

 

www.nicolaporro.it vorrebbe inviarti notifiche push per tenerti aggiornato sugli ultimi articoli