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Ossignora mia, Luca Zaia ha detto una cosa non elegante, fuori dal bon ton della politica romana. Che invece in questi giorni sta dando lezioni di stile: un accordicchio di Palazzo tra perdenti, con l’unico obiettivo di rinviare il più possibile il voto. Punto forte del programma degli Inciucisti: tassare, tassare, tassare. Occorre un’ottica “più redistributiva”, ciancia Zingaretti, e davvero non sappiamo cosa potrebbe esserci di più redistributivo del reddito di cittadinanza, forse l’esproprio diretto della proprietà privata.
Sappiamo invece dove i giallorossi andranno a scovare le risorse da “redistribuire”: là dove solo ci sono, nell’iniziativa privata, nel mondo della produzione, quindi al Nord. Tabella dei residui fiscali: ogni anno circa 100 miliardi vengono estratti dalle regioni settentrionali, e bruciati nell’immondo banchetto dell’assistenzialismo sfrenato ad uso delle classi politiche meridionali (non dei meridionali). La rapina nel solo Veneto ammonta a 16 miliardi. Due partiti che in quella regione non toccano palla, che non hanno mai mostrato di intercettare la tipica antropologia veneta, che è quella del capannone e della piccola imprenditoria diffusa, anzi l’hanno sempre spolpata per elargire mance (il reddito di cittadinanza e gli 80 euro pari sono, dal punto di vista della cultura economica) mentre l’additavano quale covo di evasori, dichiarano che incentiveranno il saccheggio, perché la ciccia dietro la “redistribuzione” e l’ “equità sociale” quella è.
Metteteci tutto questo retroterra, e le parole che hanno sollevato contro Zaia l’inquisizione politicamente corretta vi sembreranno fin lievi: “Da qui alle prossime elezioni voglio un popolo pancia a terra. Vi aspetto tutti in strada pronti a fare la rivoluzione”. In termini di simbologia politica ha totalmente ragione: un governo che non rappresenta in nulla i veneti manifesta l’intenzione di massacrarli (ulteriormente) di tasse.