Cronaca

“Nessuno speronamento”. “Deviazione improvvisa”. Ecco la perizia su Ramy

Il consulente ha depositato 164 pagine sull’inseguimento e la morte del giovane di Corvetto. Scagionato il carabiniere alla guida della gazzella

4 di 5 La frenata del carabiniere

Ed è forse il caso di ribadire questo dettaglio. Il carabiniere ha fatto di tutto per evitare l’impatto: nonostante si sia trovato di fronte a una “manovra improvvisa ed imprevedibile” del conducente della moto, che ha visto il “taglio della propria traiettoria”, ha frenato “il più energicamente possibile per cercare” di fermare l’auto in corsa nel poco “spazio a disposizione”. Ma non ci è riuscito, tanto che poi sia la gazzella che lo scooter si sono schiantati contro il palo semaforico. Teniamo conto che “dall’avvistamento dell’improvviso pericolo”, ovvero lo scooter che deviava, “alla successiva fase di reazione, fino all’urto con il motociclo è intercorso un tempo di circa 0,6 secondi, tempo quindi del tutto insufficiente per porre in atto alcuna manovra”. Chiaro?

Sia utile sapere che quando il motociclo finisce la sua corsa contro il palo semaforico sta correndo a 33 chilometri orari. La macchina che lo inseguiva, per evitare a sua volta l’urto, “avrebbe dovuto disporre di uno spazio complessivo per l’arresto di circa 24 metri“, mentre il carabiniere “aveva a disposizione circa 12 metri soltanto prima di giungere all’urto contro il palo semaforico”.

Certo: anche il consulente ammette che se “la distanza” fra militari e lo scooter in fuga fosse stata “maggiore” si sarebbe potuto fermare, ma non stiamo parlando di un normale tamponamento stradale. Bensì di un inseguimento che rientra in in “un’operazione di pubblica sicurezza” in cui il militare si è attenuto “alle procedure previste nei casi di inseguimenti di veicoli”.

In sostanza, secondo il perito “per quanto più sopra esposto, si deve concludere che, nei limiti dell’esito imprevedibile e drammatico del seguito della manovra difensiva obbligata (l’investimento del corpo del trasportato, evoluzione non prevedibile all’atto della decisione della manovra), sia la risposta attentiva del conducente dell’autovettura Giulietta, sia la sua reazione, sono state adeguate e controllate, costituendo dei processi mentali automatici (nella attivazione immediata della reazione) e governati (nella decisione di non sterzare)”.

Scooter e gazzella sono poi finiti addosso al semaforo, che è la concausa “determinante” della morte di Ramy “al di là dei fattori umani connessi ai conducenti”. E questo perché il palo ha bloccato “la via di fuga e che ha determinato l’urto ed il successivo investimento del corpo al di sotto del veicolo dei carabinieri“.

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