Non solo. Per spegnere le polemiche di tutti quelli che “è stato un omicidio”, il perito scrive anche la seguente importantissima analisi: “Dall’analisi di tutti i video a disposizione in atti (da tutte le telecamere di sorveglianza acquisite e, in particolare, dalla dash cam della vettura dei carabinieri) non emerge mai alcuna intenzione di ‘speronare’ il veicolo in fuga o di farlo cadere; possibilità, questa, peraltro assolutamente concreta in diverse occasioni dell’inseguimento da parte dei carabinieri intervenuti, ma che non è mai stata attuata nel corso della concitata azione in esame” E questo “nonostante le espressioni verbali connesse alla concitazione del drammatico inseguimento“, cioè nonostante i carabinieri – presi dalla foga – avessero utilizzato quelle frasi (“non è caduto, peccato”) che tanto hanno fatto indignare i benpensanti.
Di più. Il consulente sottolinea anche “quanto emerge dalla visione del filmato ripreso dalla body cam del carabiniere sopraggiunto diversi secondi dopo l’arresto dei due mezzi, in cui si coglie la profonda disperazione del conducente della Giulietta (nel prendere addirittura a calci il cofano motore del veicolo) alla vista” di Ramy “inerme a terra, al termine dei suoi tentativi di praticare la rianimazione mediante massaggio cardiaco”. Una “disperazione che” si può associare “alla impossibile previsione da parte sua di una tale drammatica evoluzione dell’inseguimento e alla non volontà, né ricerca, di un contatto con il mezzo inseguito”.