Chiesa

A Bergoglio non si può perdonare l’inchino al lockdown

Il credo cristiano è stato sostituito con il culto dogmatico di una scienza pericolosamente innalzata al rango di fede

Papa francesco

C’è un particolare periodo del pontificato di Francesco che in queste ultime ore i media stanno volutamente evitando di rievocare. O meglio, lo hanno fatto sporadicamente (cosa già di per sé singolare data l’impareggiabile attenzione mediatica riservata al ricordo di Papa Bergoglio), ma sempre e comunque cercando accuratamente di non addentrarsi nei meandri della questione, toccata a tratti e superficialmente, ma mai veramente approfondita.

Lo si è fatto, quasi sempre, ricordando quella celebre immagine, datata 27 marzo 2020, ritraente il pontefice recentemente scomparso in preghiera sul sagrato della Basilica di una piazza San Pietro letteralmente deserta, avvolta in un silenzio assordante rotto solo dal rumore della pioggia battente. Al contrario, non lo si è fatto (e quasi certamente mai lo si farà), in riferimento agli aspetti sostanziali di quella buia stagione, in cui, per volere dello stesso Bergoglio, la religione cedette mestamente il passo all’impeto globalizzante di una pseudo-scienza assurta per l’occasione al rango di una vera e propria fede.

Mai come durante l’era pandemica, infatti, il mondo ha potuto assistere a una simile eclissi della cristianità, con una realtà totalmente dominata dal Virus nell’assenza totale di simboli religiosi. Eppure, per secoli e secoli l’Europa cristiana era riuscita a oltrepassare momenti di profonda crisi, senza mai tuttavia rinunciare ad alimentare quel radicato sentimento religioso, che, al contrario, andava via via rafforzandosi dinanzi alla furia distruttiva della catastrofe. L’esatto contrario di quanto invece avvenuto nel corso dell’ultima stagione pandemica, con la religione a battere frettolosamente la ritirata per fare posto a una scienza interamente avvolta nel dogmatismo, regina e padrona incontrastata per effetto diretto della volontaria abdicazione di tutti i principi della cristianità.

Alla fede nel culto cristiano e all’adorazione di un Dio onnipotente e misericordioso, si è infatti sostituito il culto dogmatico di una scienza pericolosamente innalzata al rango di fede, tra l’inerzia, o peggio, la connivenza della massima autorità religiosa della Chiesa cattolica, dimostratasi, almeno in quell’occasione, lontana anni luce (a dispetto del nome scelto dal pontefice) dall’immagine del poverello di Assisi che abbraccia i lebbrosi.

Quanto avvenuto in quella stagione è pertanto a tutti gli effetti interpretabile alla stregua di una sorta di rinuncia temporanea della Chiesa all’esercizio del potere spirituale in nome della fede terapeutica, in conseguenza della quale si è contribuito a rendere la religione subalterna a una certa scienza. Ma se nel tempo della crisi universale si smette di credere nella sacralità di un culto religioso che predica la salvezza e la possibilità di raggiungere Dio, per abbracciare convintamente un culto pseudo-scientifico anch’esso elevato a dogma, qual è il senso della religione? E se a farlo è il Sommo Pontefice, la massima autorità religiosa della cristianità, proprio colui che dovrebbe fungere da “ponte” tra Dio e l’uomo rendendo accessibile la grazia e la salvezza divina, qual è il senso della Chiesa? E quale quello di Dio?

Salvatore Di Bartolo, 4 maggio 2025

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