La guerra in Ucraina

“A volte gli aerei precipitano…”. Il sospetto al Cremlino: “Perché Putin ora è più pericoloso”

Dopo la resa dell’Azov a Mariupol, l’attenzione si sposta sul Donbass. Ma ora a Mosca si teme il regime change

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I combattimenti in Ucraina sono in fase di stallo. Più o meno. Si combatte, ancora. Ma con meno intensità di qualche settimana fa. L’acciaieria di Mariupol è ormai caduta: i miliziani dell’Azov si sono quasi tutti arresi. Nel Donbass la Russia sta “strutturando” il suo dominio, tanto che pure gli americani ammettono che “cacciarli” da lì sarà difficile.

Quella di Putin, però, non è stata una “operazione speciale” vittoriosa. “Ci sono due punti fermi – ha spiegato ieri Alberto Negri – La Russia ha combattuto col braccio dietro la schiena, stessa espressione usata dai generali americani durante la guerra del Vietnam. Perché i due presupposti, quello politico e quello militare, sono falliti. Il presupposto militare era quello di arrivare a Kiev e non ci si è arrivati, perché si sapeva già da prima che non c’erano soldati a sufficienza per occupare l’Ucraina: ci si è mossi con 120mila uomini e ce ne volevano almeno 300mila. Il presupposto politico, invece, è fallito in maniera terrificante: i russi erano convinti che sarebbero stati accolti come liberatori e invece è stato esattamente il contrario”. Di fronte a questo duplice fallimento, ragiona Negri, “Putin è ancor più con le spalle al muro”. E dunque più pericoloso. “È più pericoloso perché quando sente che Usa e Nato vogliono indebolirlo, con un cambio di regime al Cremlino… La fase di stallo può favorire i negoziati ma è anche quella in cui gli aerei precipitano…”.

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