Adesso D’Alema benedice Andreotti

Il convegno sul leader storico della Dc con il riconoscimento di Massimo D’Alema

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“La politica estera di Giulio Andreotti ha contribuito a tenere unita l’Italia coniugando perfettamente la scelta atlantica con le nuove spinte che venivano dal Mediterraneo e dall’Est”. A riconoscere il valore dell’impegno un protagonista indiscusso della politica pensante, Massimo D’Alema, ospite del Convegno “Andreotti ed Helmut Kohl a trent’anni dalla riunificazione della Germania” tenutosi nell’Aula Magna dell’Università di Urbino e organizzato dall’Istituto Luigi Sturzo e dalla Konrad Adenauer con la regia dello scoppiettante ambasciatore Umberto Vattani e della figlia del sette volte Presidente del Consiglio, Serena.

Altri insigni ospiti si sono succeduti sul palco: da Giuliano Amato, che di Andreotti ricorda la povertà di animo dei nemici quando ingiustamente lo inchiodano alle sue battute come quella “di amare tanto la Germania da volerne due” senza tenere conto che esse non rispecchiano lo sforzo che fece per accelerare invece la riunificazione vista in un primo momento con diffidenza non solo da quasi tutte le cancellerie mondiali, ma perfino dalla stessa Germania. A Calogero Mannino, testimone, da ministro dell’Agricoltura, di un colloquio riservato tra Andreotti e Kohl nel quale il Cancelliere pregò Andreotti di perorare la causa della riunificazione con Giovanni Paolo II facendo presente a due principi della Chiesa, come i cardinali Casaroli e Silvestrini, che l’ostpolitick doveva considerarsi esaurita.

Con aneddoti divertenti e ricostruzioni accurate hanno preso parte al convegno storici e personalità che quel tratto di storia l’hanno vissuto da protagonisti da Franz Josef Jung, Ministro della Difesa della Repubblica Federale Tedesca dal 1987 al 1991 a Charles Powell (Lord Powell of Bayswater), Consigliere diplomatico dei Primi Ministri Margaret Thatcher e John Major che ha raccontato quando informò la ‘lady di ferro’ del crollo del muro di Berlino, notizia appresa dalla tv.

Fino a Pavel Palazchenko, Consigliere del Presidente della Fondazione Mikhail Gorbaciov e a Robert Blackwill, assistente speciale del Presidente George H.W. Bush per la Sicurezza Nazionale e Direttore per le questioni europee e sovietiche dal 1989 che con grande onestà si è soffermato sui disastri della recente politica estera Usa. Mentre si dibatteva di storia recente un brivido è corso nella schiena quando l’ex ambasciatore russo a Roma Anatoly Adamishin, che si è soffermato sui rapporti di grande amicizia tra Gorbaciov e Andreotti, ha ammonito l’Europa di non sottovalutare la tensione ai confini tra Russia e Ucraina, potenziale minaccia, come Sarajevo nel 1914, per l’intera Europa.

Concludendo i lavori, che saranno pubblicati e messi a disposizioni delle Università, Paolo Cirino Pomicino, anima e cuore della corrente andreottiana, autorevole Presidente della Commissione Bilancio e più volte Ministro, ha ricordato che l’alleanza tra Andreotti e Washington ha permesso all’Italia di essere precursore di grandi scelte come lo storico incontro tra Rabin e Arafat alla Casa Bianca con Bill Clinton. “Quella era la politica con la P maiuscola soppiantata ormai dai pericolosi giochi della finanza con le centrali di informazione e disinformazione”, ha concluso amaramente.

Luigi Bisignani per Il Tempo 30 ottobre 2021

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