Politica

All’armi, siam europeisti (o no?). Che ridere: la piazza Ue è già in crisi

L’adunata oceanica (si fa per dire) di Michele Serra avrà solo bandiere dell’Unione che si prepara a spendere 800 miliardi in armamenti. E il Pd di Schlein, pacifista, è già in imbarazzo

© zorankrstic tramite Canva.com

Forse un po’ intontito dall’oscillar d’amaca, il compagno rentier Michele Serra lancia un’adunata di sole bandiere europee e il Pd gli va dietro, fedele alla compulsione della sinistra arrogante ma al fondo insicura: contarsi, mostrare a se stessa che c’è ed è tanta, come dicono a Napoli. I migliori oggi non sono più quelli della classe operaia o meglio quelli che difendono dall’amaca ztl la classe operaia, mollata a suo tempo dalla sinistra burocratica, irrisa oggi dai carrieristi alla Landini, i migliori sono quelli che si riconoscono in una certa idea di Europa: velleitaria, dirigista e moralistica.

Ma la sinistra tra le sue malattie psichiche ha pure il dividersi appena si conta, ha il frondismo dei Tafazzi e così la segretaria piddina Elly Schlein un attimo dopo avere aderito al sabato europeista dell’umorista in occhiaie, si sfila, all’insegna dell’immarcescibile “nè-nè”: né con Trump né con Ursula, né con la guerra né con la pace “ingiusta”, né con l’America né con l’Ucraina, né col riarmo né con l’assenza di difesa. Schlein non lo fa per calcolo, la sua inconsistenza politica e culturale è assoluta, toglile Tony Effe e rimane senza riferimenti; è una rampolla messa a capo della sinistra redditiera italiana per motivi di censo e opportunistici, vediamo un po’ come si mette e poi rimediamo, una che si dondola a vita, degna continuatrice della sinistra mandarinesca che cianciava a nome della classe, della fabbrica, del lavoro, per dire del mondo operaista novecentesco e postbellico senza averne alcuna esperienza, per puro afflato parolaio. Una che dice sono qui ma vorrei essere altrove, fare la regista, la cantante, il velleitarismo morettiamo del faccio cose, vedo gente.

Non è per strategia che Elly parla, nel suo orizzonte non ci sono i tempi lunghi, non c’è proprio altro tempo del presente continuo degli influencer; è solo stordita dalla sua compulsione verbosa, narcotizzata dalla sua voce come altri dal dondolar d’amaca, sta di fatto che il sogno bagnato di Serra costa la modica cifra di 800 miliardi, solo per cominciare: una mattina, la si è svegliata e la Baronessa ha trovato l’invasor; così ha deciso che tutti gli Stati membri dovevano spremere più tasse, nel contempo tirare la cinghia, nel contempo non sforare dai parametri esoterici, per via della sicurezza comune. Le grandi mangiatoie sanitarie e ambientali sono finite, Trump, l’odiato bifolco, scatena i suoi devastanti effetti a domino, Pfizer come niente ha annunciato che molla i nuovi vaccini per concentrarsi sul cancro, quanto a dire che i vaccini erano l’ultima spes non dell’umanità quanto della finanza, Stellantis, ormai decotta dal megamanager Tavares, torna a produrre auto a motore endotermico, all’elettrico fino a ieri irrinunciabile resta la facciata. E allora si torna alle economie di guerra che sono sempre attuali basta trovare lo spauracchio giusto. Ma è credibile la Baronessa? Putin è certamente un dittatore col pallino della restaurazione sovietica, ma messa come la mette l’Europa sa molto di pretesto per nuove gigantesche corruttele di mantenimento.

Insomma Jalta di colpo non va più bene. Sistemata la parte orientale come colonia del sovietismo totalitario, la parte a sinistra del muro ha scelto di condizionare la propria libertà all’egemonia americana, potendo crescere economicamente, socialmente, ciò che agli Usa conveniva, ma a prezzi non indifferenti tra i quali l’immediata correzione, tramite i terrorismi di Stato, delle spinte centrifughe, della volontà di autonomia e di emancipazione espressa nelle elezioni. E l’Unione, nata proprio per rompere questa dipendenza storica, non ha mai pensato davvero di emanciparsi, ha preferito praticare un dirigismo moralistico sempre più astruso, importando il pensiero americano woke nel quadro di un un paternalismo autoritario. Il golpe europeo c’è stato, con le armi della moneta unica e dei parametri esoterici, con il terrorismo delle invasioni migranti programmate, con la comunicazione propagandistica, ed è stato un golpe dei pochi a detrimento dei molti. Oggi in 440 milioni di europei, salvo Michele Serra sull’amaca, dicono, ma come: ci avete detto che eravamo a posto, che a noi pensava l’America imperialista e di colpo ci raccontate che non è più così, che abbiamo sprecato 30 anni, in effetti l’intero dopoguerra quasi secolare, per ritrovarci vaso di coccio, che vige ancora e sempre la regola di Jalta e dobbiamo una buona volta saltarne fuori?

Sono cose che né Serra né Schlein colgono, per motivi diversi ma uniti in una dimensione: quel restare avulsi da ogni realtà, storditi dal censo, dai profumini alla lavanda, dall’armocromismo vanitoso per dire le scemenze in cui si perde la sinistra estetizzante. Nuove tasse, un mare di tasse per il riarmo, cioè per l’Ucraina, cioè per la Ue che è una astrazione fondata sul ladrocinio burocratico? Prima bisognerebbe chiarire che questa Europa c’è, che è altro dal pretesto un po’ alla Giochi senza frontiere che può ancora inseguire un umorista alla frutta per ragioni narcisistiche: io, noi possiamo credere in questa Europa predatoria avendo il benessere che ci rende inattaccabili, che ce ne tiene fuori, la plebe come sempre si adegui, che ci sono gli intellettuali e gli umoristi a pensare per loro. Ma in 440 milioni temono attualmente, concretamente più la Von Der Layen di Putin e francamente, dopo 30 anni di mascalzonate, non si vedono ragioni per dar loro torto; se n’è accorta perfino una Elly Schlein, sia pure per le sue misteriose traiettorie armocromatiche e quantistiche, che questa volta non è il caso di risolvere con le battute di spirito e le amache all’aroma di genziana.

Max Del Papa, 5 marzo 2025

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