Il trucchetto di Repubblica

Altro che “effetto Schlein” e calo Meloni: ecco la verità sui sondaggi

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Elly Schlein e Meloni sondaggi Pd Fdi

Da quando Elly Schlein guida il Pd, a Repubblica hanno riscoperto il piacere per i sondaggi. Ogni settimana un titolo trionfalistico sulla rincorsa dem a Giorgia Meloni, rincorsa che se seguisse l’ardore elogiativo dei titoli sui quotidiani ora dovrebbe essersi già trasformata in un sorpasso. Ma purtroppo per Elly non è affatto così.

Fratelli d’Italia cala: è davvero così?

Focalizziamoci sui dati, allora. E partiamo ricordando a tutti come sono finite le elezioni del 2022, quando la Meloni e il centrodestra hanno conquistato Palazzo Chigi senza se e senza ma. Quel giorno Fratelli d’Italia raccolse il 26% dei voti e tutti, da destra a sinistra, parlarono di uno straordinario successo un partito sin lì mai andato molto oltre il 4%. Nella stessa coalizione, la Lega prese l’8,8% e Forza Italia l’8,1%. Risultato: maggioranza assoluta e incarico di governo.  Dall’altro lato invece il Pd si fermò al 19,1%, un risultato bassino, troppo basso, che infatti costò la segreteria a Enrico Letta costretto a dimettersi. Azione e Italia Viva si arenarono al 7,8% e il Movimento Cinque Stelle al 15,4%.

Il risultato di settembre

Bene. Da settembre in poi, come normale che sia, anche per effetto della cosiddetta “luna di miele”, il partito del presidente del Consiglio è cresciuto nei sondaggi. Dal 26% delle urne è schizzato al 30,5% di febbraio 2023, voti che però in parte erano stati drenati dagli alleati di governo (Lega scesa all’8,5% e Forza Italia al 7%). Dall’altra parte è successo qualcosa di simile e contrario: il Pd senza segretario ha iniziato una discesa in picchiata, passando dal 19,1% delle elezioni al 17,5% di febbraio, toccando pure punte negative del 16,9% in novembre. Il M5S di Giuseppe Conte ne ha goduto ampiamente, salendo dal 15,4% di settembre al 17% di febbraio 2023.

L’effetto Schlein

Poi? Poi è arrivata Elly Schlein (eletta a fine febbraio) e ovviamente le cose si sono un po’ riequilibrate. Il Pd ha ricominciato a salire nei sondaggi ma c’è poco da essere entusiasti: dal baratro in cui era caduto (17,5%) è “risalita” nettamente, ma si attesta ad un solo punto in più rispetto alle elezioni guidate da Letta: dal 19,1% di settembre al 20,1% di adesso. Effetto Elly? Certo, ma in questo momento Pd e FdI sono divisi ancora da 9,2 punti percentuali. Un abisso enorme che nessun armocromista potrà colmare.

La bufala sui sondaggi

Ed è qui che occorre smentire un po’ del trionfalismo di Repubblica. Fratelli d’Italia rispetto a settembre, nonostante abbia toccato vette del 30,5%, è cresciuta di 3,3 punti percentuali. Il Pd, nello stesso periodo, ha navigato sull’ottovolante e ora si attesta a un solo punto percentuale in più del giorno delle urne. Voti peraltro riconquistati in larga parte a spese del M5S, ridisceso al 15,6% (e cioè esattamente ai livelli di settembre). Tradotto: tra Meloni e Schlein, per ora, vince Meloni.

I sondaggi di coalizione

Altro dettaglio da tenere a mente: le coalizioni. Sommando le intenzioni di voto raccolte da Demos per Repubblica, il centrodestra può contare sull’appoggio del 45,1% degli elettori (cui andrebbero poi aggiunti i voti di Noi Moderati). Il centrosinistra puro (Pd + Europa Verde e Sinistra) non va oltre 23,3%. Se anche Elly Schlein riuscisse a formare una coalizione con il M5S (cosa non scontata, visto che si contendono lo stesso elettorato) e + Europa, i giallorossi arriverebbero comunque dietro al centrodestra: 45,1% di Meloni&co. contro il 41,6%. Per insidiare la maggioranza, a Elly servirebbe un mezzo miracolo: mettere insieme Matteo Renzi e Carlo Calenda (come abbiamo visto, si odiano), oltre a dem, M5S, Alleanza Verdi Sinistra, + Europa e chi più ne ha più ne metta. Un’armata Brancaleone che riuscì in passato, ma che ha un piccolo decisivo difetto: produce maggioranze posticce, raffazzonate, che per esperienza pregressa non superano quasi mai i due anni di governo. Romano Prodi docet.

Franco Lodige, 29 aprile 2023

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