Centemero: tutto quello che non c’è (e doveva esserci) nel decreto sull’emergenza coronavirus. E le proposte della Lega

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Pubblichiamo un intervento di Giulio Centemero, deputato, capogruppo in Commissione Finanze e tesoriere della Lega

Caro Direttore,

non sono qui per fare polemica perché l’approccio della Lega, soprattutto durante questa crisi, è sempre stato costruttivo, finalizzato all’ascolto e all’individuazione di possibili soluzioni. Ad oggi, però, dopo che ha visto la luce il decreto “Cura Italia”, non possiamo ritenerci soddisfatti e non lo siamo per l’Italia e per i tanti imprenditori e lavoratori che si vedranno, superato questo momento, costretti a chiudere le loro attività a causa della mancanza di liquidità.

Stiamo raccogliendo e abbiamo raccolto suggerimenti da ogni parte ed è fuori dubbio che un intervento pianificato in tempo utile avrebbe rassicurato le imprese che avrebbero potuto programmare per tempo le loro attività. Così, nell’incertezza più totale, nei continui rinvii e proposte finite nel dimenticatoio o arrivate all’ultimo secondo, deflagra la nostra economia. Il Governo ha contribuito ad alimentare la sfiducia dei nostri imprenditori e degli investitori nei confronti del Paese. C’è un pezzo di Italia che con questo decreto non è tutelato.

Serve l’abolizione della tassa sui manufatti di plastica (plastic tax) e sul consumo di bevande analcoliche edulcorate (sugar tax), la sospensione del pagamento delle bollette di acqua, luce e gas non rateizzate (al momento è sospeso solo per i comuni della zona rossa). Sul fronte lavoro serve la detassazione totale degli straordinari, la reintroduzione dei voucher per tutte le categorie, misure di sostegno alle aziende che hanno sostenuto costi per rendere operativo lo smartworking. Sul fronte fiscale vanno sospesi gli ISA per l’intero territorio nazionale, sbloccate le compensazioni fiscali e soppresse le limitazioni all’uso del contante. Le PMI non devono pagare imposte per tutto il 2020 e bisogna applicare una legge speciale della durata di 36 mesi che deroghi totalmente al codice appalti. Le imprese e i cittadini hanno bisogno di più liquidità e meno burocrazia!

Siamo in piena emergenza e il numero dei decessi continua a crescere soprattutto nella mia Lombardia, dove c’è la presenza massiccia di capitale umano qualificato, capitali finanziari e investitori internazionali, e l’assenza altrettanto massiccia dello Stato. Uno Stato presente spesso e volentieri con la sola burocrazia che non facilita ma rende più difficile qualsiasi processo. Inutile dirlo a te caro direttore: meno Stato è un miglior Stato.

A proposito di Stato, che cosa propone l’economista Gunter Pauli, consigliere economico scelto dal premier Conte? Dice che “la soluzione è rafforzare il nostro sistema immunitario con aria, acqua e cibi sani” e “abbiamo bisogno di così poco per sistemare il gran casino che abbiamo fatto. Dobbiamo solo essere umili e accettare di aver esagerato. Siamo così deboli che un virus ci stende”. Non credo che queste parole possano essere di conforto ai parenti delle vittime (tra cui alcuni miei amici e conoscenti), o di aiuto a chi sta lottando in queste ore tra la vita e la morte e a chi sta lavorando senza sosta negli ospedali mettendo a repentaglio la propria salute. A cosa ci serve tutta questa bizzarra e autoreferenziale nomenclatura?

Da qualche mese mi sembra di vivere in un libro di Bulgakov e scorgere tra le righe le caricature dei goffi funzionari del Partito. E si sa, il carboncino in periodi di crisi è sempre più calcato, e le caricature sempre più simili a illustrazioni lombrosiane.

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