Decapitato per una vignetta. Ma della minaccia islamista non bisogna parlare, altrimenti è razzismo

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Nessuna sorpresa che sulla decapitazione del professore Samuel Paty sia calata la mannaia del silenzio, censura sopra censura. Nessuna sorpresa che la sinistra possibilista, integrazionista abbia reagito infastidita, saldandosi alle escandescenze della zona grigia islamica che approva il fondamentalismo e lamenta aggressioni dai flebili media europei. Siamo al paradosso, ma un paradosso apparente: se staccano la testa a un insegnante inneggiando ad Allah e l’occidente ci rimane male, l’occidente è islamofobo; deve, al contrario, avallare la pratica, guardandosi dentro, facendosi schifo, incoraggiando ulteriori punizioni. È una logica surreale, ma ha le sue ragioni. Nessuna sorpresa.

Il diciottenne ceceno di seconda generazione non è un disagiato e non è un lupo solitario, è la punta di un iceberg avvelenato sotto la quale covano intolleranza, prepotenza, voglia di sangue, fanatismo e tutto questo saliva dalla scuola. Ma chi ha segnalato a quel macellaio la preda, ci siamo chiesti in tanti, come ha fatto uno che ha mostrato due vignette su Maometto ad una scolaresca, durante una lezione sulla libertà d’espressione, a diventare immediatamente un bersaglio? E la risposta era scontata: c’era tutto un microcosmo scolastico, per niente micro, che coinvolgeva la famiglia dell’assassino ma anche altri genitori correligionari nell’ambiguità silenziosa dell’istituto. Paty aveva chiesto aiuto, protezione che nessuno si è degnato di fornirgli. In altre parole, non poteva che finire come è finita, con una testa che rotola per la strada. A cerchi concentrici, il microcosmo fanatico di una scuola si allarga ai vari settori sociali, diventa caso internazionale: il muftì d’Egitto Allam denuncia il radicalismo montante, dice che il 50 per cento degli islamici in fama di moderati, più esattamente attendisti, in Europa approva la jihad, simpatizza per l’Isis e le comunità islamiche non smentiscono ma si scatenano, lo attaccano. Quanto sono larghi questi centri concentrici, quanto stritolano la società laica e tollerante? E, questione cruciale, siamo ancora in grado di fermarne la dilatazione? No, non lo siamo.

Lo stesso Macron, che adesso cerca di mettere pezze, arriva tardi e male, la situazione nei quartieri a rischio di Francia è già fuori controllo, come in Belgio, come nella nostra povera Italia e tutti lo sanno ma nessuno ne parla. Se Magdi Allam precisa che il diciottenne macellaio non ha agito in modo eccentrico ma ha applicato alla lettera precisi comandamenti del Corano, parte la canea per distruggerlo. Gli intellettualini nostrani guardano il dito di una islamofobia inesistente e non la luna di un annientamento progressivo, forse irreversibile, delle certezze acquisiste, delle libertà fondamentali europee, occidentali. Non una voce ragionevole, disposta a porsi la questione di una convivenza pacifica, a guardare dentro i propri demoni fondamentalisti: l’Ucoii, che sarebbe l’unione delle varie comunità islamiche in Italia, non ci sente così come le altre organizzazioni dalla Iums ai Fratelli Musulmani. Non una parola di ripensamento. Lo stesso muftì Allam non è un moderato e quando dice che la metà degli islamici appoggia l’Isis, lo fa in modo tutto da interpretare; è contiguo all’imam Mohamed Al Tayyeb, amico e ispiratore del nostro papa Francesco, uno con una concezione tutta sua, tutta islamica, delle donne. Ma Francesco non ha degnato di attenzione il sacrificio del professore Paty. Abbiamo accolto come una figliola prodiga Silvia Aisha, ma la giovane del Casoretto si è subito inserita nelle orbite dell’ortodossia islamica, collabora col periodico La luce, si fa intervistare e lancia messaggi in cui pretende attenzione e rispetto per la causa: mai per la società d’origine, per la religione d’origine.

L’Islam sarà pure “religione di pace”, ma se c’è continuamente bisogno di ribadirlo, qualcosa che non torna c’è; resta che, a questa stregua, la religione di guerra sarebbe il cristianesimo, per via di crociate risalenti a mille anni fa. Il cristianesimo che tanto si spende per l’accoglienza, che non discrimina altre religioni anzi sembra privilegiarle spogliandosi dei suoi carismi. Ma non basta mai, c’è sempre un motivo per pretendere di più a cominciare dall’omertà, c’è sempre un motivo per rilanciare e l’occidente cristiano cattolico accetta, va a vedere, e cosa trova? Teste che rotolano. Ma non bisogna dirlo e non bisogna sgomentarsi, altrimenti è razzismo, è fobia. Tacere e schierarsi per i carnefici, queste le posizioni dell’intellighenzia sempre più idiota e miserabile non solo in Italia. Un notiziario televisivo ha definito “brutale” l’uccisione di uno che, munito di un coltello da caccia da 36 centimetri, aveva appena decapitato un mite professore e portava addosso una cintura esplosiva. Nessuna parola sulla vittima e il silenzio aveva una ed una sola chiave di lettura: se l’è cercata, scherza coi fanti, coi santi cristiani, ma lascia stare Maometto.

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