Il Consolato iraniano di Milano scheda gli oppositori del regime in Italia?

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È passata totalmente – o quasi – sotto silenzio una denuncia lanciata in un video pubblicato dal sito di Repubblica, riguardo la situazione degli esuli iraniani in Italia. Il 19 febbraio, infatti, il sito di Repubblica ha pubblicato un video intitolato “Iran, le storie di chi se n’è andato e non può più tornare: il nostro Paese ci manca, ma ci fa paura”, in cui viene denunciata la situazione di alcuni attivisti iraniani, scappati dalla Repubblica Islamica per paura di essere perseguitati e rifugiati da qualche tempo qui in Italia. 

Ad un certo punto del video, precisamente dal minuto 2.35, viene denunciato un fatto grave che, se confermato, dovrebbe immediatamente avere delle conseguenze diplomatiche: un attivista di nome Pedram denuncia che nelle ultime due manifestazioni organizzate il Consolato iraniano di Milano avrebbe inviato due suoi agenti per filmare la manifestazione e individuare i partecipanti. Ovviamente, c’è da supporre, al fine di inserirli in una blacklist.

Non vogliamo nemmeno immaginare che cose del genere possano accadere qui, in Italia, sul nostro territorio. Bisogna tenere presente che agire contro gli attivisti, per il regime iraniano, non vuol dire solamente arrestarli se giungono in Iran per visitare la famiglia, ma anche – nei casi peggiori – colpirli all’estero. È capitato in passato – si pensi solamente alla strage del ristorante Mykonos di Berlino del 1992 e all’uccisione di Naghdi Mohammed Hussein a Roma nel 1993 – ma anche di recente, attacchi tutti da chiarire, in termini di responsabilità, verso alcuni oppositori in Europa (un tentativo di attentato a Parigi nel 2018, durante la riunione del gruppo di opposizione MeK. Lo citiamo anche perché, a quell’incontro, erano presenti parlamentari e attivisti italiani, che avrebbero potuto essere tra le vittime). 

Si tratta ovviamente di cose molto diverse e non paragonabili. Ma la denuncia del video di Repubblica non può passare sotto silenzio e deve essere presa molto sul serio. Non è possibile permettere che una rappresentanza diplomatica di un Paese estero – sia essa una ambasciata o un semplice consolato – diventi il centro di unità di intelligence volte a monitorare oppositori politici arrivati in Italia proprio per sfuggire alla persecuzione del regime.

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