L’informazione che fa rima con distorsione e una miserabile morale dai due pesi e cento misure

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Se una ragazzina di 17 anni, sconvolta da traumi passati, decide di lasciarsi andare e al suo Paese, l’Olanda, la lasciano libera di ammazzarsi, i restiamo umani di sinistra che a parole vogliono salvare tutti ne difendono la scelta, che poi non è una scelta, con argomenti aberranti. Di quale libertà si farnetica, di quale rispetto per i diritti individuali? Se una coppia di genitori scellerati tenta di uccidere la figlioletta di tre anni, sprezzata come “scimmia” a causa di un leggero ritardo mentale, si minimizza, si nasconde fin che si può la matrice egiziana, si ripete che non c’entra niente e che “gli italiani sono peggio”. Se dalla cloaca della magistratura sgorga un presunto, ma sconcertante, liquame fatto di corruzioni, di spiate, di maneggi, si sorvola sulla matrice politica, democratica, dei personaggi coinvolti: giudici inquisiti, politici, oltre a giornalisti che sapevano e tacevano. Se una giornalista in fama di sovranista aspira ad una rubrica in Rai, la si impallina, si ricordano i trascorsi craxiani come fosse un crimine, si rispolverano vecchie storie di malversazioni finite viceversa con proscioglimento completo, insomma il passato pesa; anche il passato di certi pistoleri da servizio d’ordine pesa, ma alla rovescia, è titolo preferenziale, la Rai sempre cosa loro, dei presunti migliori, dei bennati. Ma cosa è questa miserabile morale dai due pesi e cento misure, cosa è questo applicare le categorie etiche in modo completamente rovesciato a seconda della convenienza ideologica, vale a dire di cosca, di contiguità?

Al Salone del Libro di Torino è andata in scena una censura odiosa, di stampo fascista, ma l’hanno fatta passare per presidio democratico e c’è stato chi ha ipotizzato una commissione per bruciare i libri sgraditi e, forse, i rispettivi autori. Porsi un problema politicamente, vale a dire verificare la possibilità di determinate opzioni in base al princìpio di realtà, viene spacciato per odio, razzismo; rimuovere ogni scenario logico scatenando conseguenze imprevedibili ma sicuramente dissipatorie, come nella Riace del visionario sindaco Mimmo Lucano, è comportamento tenuto in odore di santità. Una ragazzina tragicamente ignorante annuncia al mondo la decisione di rinunciare alla scuola in luogo di un giro mondiale di conferenze ai potenti della terra, falsamente schifati: i media progressisti la dipingono come una scelta virtuosa, perfino doverosa anziché il comportamento irresponsabile, diseducativo e dai risvolti egocentrici patologici che sicuramente avrebbero additato in caso di militanza opposta. Oltre il conformismo, oltre il delirio del politicamente corretto: una cantante di colore, tale Sza, se ne esce accusando le guardie di un negozio di averla discriminata. Non porta prove, non dimostra niente, ma basta la sua parola: l’azienda interessata, Sephora, chiude l’intera filiera dei suoi punti vendita per infliggere ai dipendenti un corso di “antirazzismo e antisessismo”. Intanto, i presunti stupri che rischiano di rovinare carriera e vita ai vari Depardieu, Ronaldo e Neymar si sgonfiano, erano solo avventuriere che cercavano di sistemarsi, volevano soldi e visibilità. Ma anche questo passa in cavalleria, la cultura del sospetto è duttile, elastica, si applica alla bisogna, lo stesso fatto può essere distorto, capovolto a seconda della matrice, dei protagonisti, della convenienza. Se le aggressioni sessuali da spostati del mondo su minori e donne si susseguono basta non contarle, basta accusare di razzismo chi le vede, chi facendo il suo mestiere le racconta. Se un prete difende il Salvini di turno rischia la scomunica, se gli dà del nazista, del cannibale, diventa un martire e magari ci scappa la porpora.

La battaglia per una informazione non si dica corretta ma almeno decente è completamente persa, informazione ormai fa rima con distorsione, con militanza, si teorizza il dovere di distorcere, di mentire per contrastare l’onda nera, l’onda razzista o semplicemente l’avanzata dei cattivi, dei crudeli. Se il cosiddetto popolo sovrano vota questi ultimi, è il segno che è stato improvvisamente annichilito da un colpo di sole collettivo, forse per effetto del riscaldamento globale che esiste in quanto predicato. Se vota nel modo giusto, legge i volumi giusti, esalta i masanielli giusti, si beve le trasmissioni giuste, ritorna sovrano, si riprende il sacrosanto diritto di venire leninisticamente guidato dalle avanguardie di partito, piene di intellettuali organici, di zdanoviani dalle incoerenze palesi, quando non vergognose. Ma basta dipingerli come sempre in fama di martiri, di minacciati dal potere nazista e sovranista, e tutto va a posto.

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