La fine delle utopie: l’istituzionalizzazione del Movimento 5 Stelle

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I giorni del “Vaffa Day”, della e-democracy, del non-statuto sono lontani: il Movimento 5 Stelle si avvia verso una compiuta istituzionalizzazione. Tale trasformazione è il risultato di quella che possiamo definire come la fine delle tre utopie. La prima a venire meno è l’utopia dell’uno vale uno e della democrazia diretta digitale, che agli albori del Movimento rappresentavano uno dei messaggi più potenti della proposta grillina. Le recenti “parlamentarie”, al contrario, hanno segnato un confine netto tra l’illusione di poter scegliere liberamente i candidati con un click, e la realpolitik, che ha visto un’oculata revisione dei candidati da parte dei vertici, nonché l’inserimento di personalità esterne provenienti dalla cosiddetta “società civile”. In sostanza, né più né meno di ciò che avviene negli altri soggetti politici: se nel Partito Democratico è il cerchio magico renziano a dettare la linea, ora è la corte del leader maximo Luigi Di Maio a regolare la vita del Movimento.

La seconda a cadere è l’utopia dello splendido isolamento, elaborata dalla convinzione di poter “aprire il parlamento come una scatoletta di tonno” rimanendo estranei alle regole del gioco, o restando perennemente seduti in solitudine su di una sorta di Aventino virtuale. Le pulsioni anti-sistema e le volgari sfuriate di Grillo sono state ridimensionate in un messaggio politico più moderato e rassicurante, “ripulito” dagli insulti e dalle grandi battaglie delle origini – come ad esempio il referendum sull’euro, depennato silenziosamente dal programma elettorale. Il declino della terza utopia diviene, così, una conseguenza del dissolvimento delle prime due: è la fine della diversità antropologica del Movimento – ulteriormente messo alla prova dopo le recenti ambiguità sulla restituzione di una parte degli stipendi – rispetto ai tanto odiati vecchi partiti.

Ciò ha prodotto un’inevitabile frattura tra i militanti della prima ora e il nuovo corso: un conflitto latente, tradottosi in due scissioni. La prima, di Grillo dalla sua stessa creatura, sancita dalla separazione tra il blog del guru e quello dei 5 Stelle; la seconda, di un europarlamentare, David Borrelli, che annuncia l’uscita dal Movimento e la contestuale adesione ad un nuovo progetto “che si occuperà di risparmiatori e di imprenditori”. Il non-partito ha ormai le stigmate del partito.

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