La strage di partite Iva ignorata dal governo Draghi: prima le restrizioni Covid, ora il caro-energia

Zuppa di Porro: rassegna stampa del 14 settembre 2020

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Ormai è una lenta agonia quella che sta vivendo il mondo del lavoro autonomo. L’impatto economico del Covid, moltiplicato dalle politiche chiusuriste, è stato pesantissimo. Dal febbraio del 2020, il primo mese di pandemia, al marzo di quest’anno, ultima rilevazione effettuata dall’Istat, i lavoratori autonomi sono diminuiti di 215 mila unità. Se due anni fa erano 5 milioni 192 mila, al termine del primo trimestre di quest’anno sono scesi a 4 milioni 977 mila (-4,1 per cento). Sempre nello stesso intervallo di tempo, invece, i lavoratori dipendenti sono aumentati di 233 mila unità, passando da 17 milioni 830 mila a 18 milioni 63 mila (+1,3 per cento), anche se va sottolineato che la quasi totalità dell’incremento è riconducibile a persone che in questo biennio sono state assunte con un contratto a termine.

Questi dati dimostrano inequivocabilmente che il deterioramento del quadro economico causato dal Covid e dalle restrizioni in questi ultimi due anni ha colpito i lavoratori più fragili, quelli senza alcuna tutela, privi di qualsiasi ammortizzatore sociale; vale a dire la parte più debole del nostro mercato del lavoro, le partite Iva, artigiani, piccoli commercianti, tanti giovani liberi professionisti, che a fronte dei ripetuti lockdown e della conseguente caduta dei consumi interni sono stati costretti a gettare definitivamente la spugna. La politica, in questi tre anni di chiusure, oltre alle solite sterili promesse non ha saputo dare contributi ed aiuti effettivi a queste categorie.

Tuttavia, visto che il numero dei lavoratori dipendenti in questi ultimi due anni è cresciuto, non è da escludere che fra coloro che hanno chiuso la propria attività, alcuni siano rientrati nel mercato del lavoro, facendosi assumere come dipendenti.

L’aumento esponenziale dei prezzi, il caro carburante e bollette, potrebbero peggiorare notevolmente la situazione economica di molte famiglie, di nuovo soprattutto quelle che si reggono sul lavoro autonomo. Nel ricordare che il 70 per cento circa degli artigiani e dei commercianti lavora da solo, ovvero non ha né dipendenti né collaboratori famigliari, moltissimi artigiani, piccoli commercianti e partite Iva stanno pagando due volte lo straordinario aumento registrato in questi ultimi sei mesi delle bollette di luce e gas. La prima volta come utenti domestici e la seconda come piccoli imprenditori per riscaldare/rinfrescare e illuminare le proprie botteghe e negozi.

Nonostante le misure di mitigazione introdotte in questi ultimi mesi dal governo Draghi, i costi energetici sono esplosi, raggiungendo livelli mai visti nel recente passato. I risultati sono eloquenti, basta fare una passeggiata nei centri storici delle città d’Italia e nelle periferie per accorgersi che sono sempre più numerosi negozi e botteghe che hanno le saracinesche abbassate 24 ore su 24. Un fenomeno che sta gettando nell’abbandono interi centri abitati, provocando quindi un senso di vuoto e facilitando la crescita della malavita.

Occorre un forte cambio di marcia, uno shock fiscale, non solo per salvare i lavoratori indipendenti che sono riusciti ad arrivare fino a questo momento, ma anche per ‘convincere’ i tanti giovani che vorrebbero aprire un’attività e che invece sono sopraffatti dalla paura di non riuscire a reggere l’urto della burocrazia e degli altissimi costi.

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