Nicolas Maduro: una sciagura per il Venezuela

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Il presidente venezuelano Nicolas Maduro è uscito indenne dall’attentato di pochi giorni fa. Da quel poco che si è capito, sembra che dei droni abbiano sganciato degli ordigni esplosivi durante il discorso pubblico di Maduro, tenuto in occasione dell’81esimo anniversario della creazione della Guardia nazionale. Il leader bolivariano è rimasto illeso, ma sette militari, presenti alla parata, hanno riportato ferite. Dalle immagini della televisione di Stato venezuelana, abbiamo potuto vedere come le guardie del corpo si siano avventate sul presidente per proteggerlo, tuttavia permangono molti dubbi sulla veridicità dell’attentato e c’è chi pensa ad una messinscena del regime di Caracas.

Ovviamente Maduro, seguendo un copione già ben collaudato, ha accusato l’omologo colombiano Santos ed una non meglio precisata estrema destra imperialista, dietro alla quale ci sarebbero, of course, gli Usa. Non abbiamo elementi per esprimere certezze circa il fallito attentato contro Nicolas Maduro, ma da un personaggio come il quasi dittatore di Caracas, tanto prepotente quanto maldestro, ci si può aspettare benissimo anche un finto attacco. Un momento di tensione costruito ad arte per tentare di unire un Paese disastrato attorno al proprio presidente e di far dimenticare per un po’ la tragedia economica e sociale che sta affossando del tutto il Venezuela. Un auto-attentato può servire anche a militarizzare ancor più una nazione che purtroppo ha già smarrito da anni i principali valori di libertà e democrazia.

Qui non si augura la morte a nessuno, nemmeno a Nicolas Maduro, anche se il caudillo rosso e i suoi accoliti non tengono affatto alle vite di avversari e nemici e magari i supporter, in Venezuela e nel mondo, del socialismo bolivariano, sorriderebbero se qualche yankee autorevole, da Trump in giù, dovesse perire in un attentato. Tuttavia, sarebbe una benedizione per il Venezuela, la scomparsa politica e non fisica di Maduro. Stiamo parlando di un Paese che ha conosciuto la prosperità e che ora si trova in una situazione infernale. Inflazione alle stelle, difficoltà a reperire qualsiasi tipo di merce, dai generi di prima necessità ai medicinali, povertà sempre più diffusa e criminalità dilagante. Numerosi venezuelani attraversano il confine con Colombia e Brasile, nella speranza di racimolare qualche spicciolo. Il Brasile ha addirittura chiuso la frontiera per frenare l’esodo.

Non tanti anni fa, c’era, anche in Italia, chi decantava le virtù del socialismo bolivariano, rifondato in Venezuela dalla buonanima di Hugo Chavez e poi proseguito da Maduro. Visti i risultati, se oggi ci fosse ancora qualcuno disposto a spiegare la bontà del regime chavista, beh, sarebbe da rispettare, se non altro per l’estremo coraggio. Perché serve davvero tanto coraggio per magnificare ancora le gesta di Chavez e del disastroso successore. Il defunto leader gettò le basi per l’odierno caos economico e sociale, amplificato certamente dalla tracotanza e dalla stupidità di Nicolas Maduro. Per certi aspetti, quest’ultimo è persino peggiore di Chavez, perché meno intelligente ed esperto, quindi portato a coprire le proprie lacune con la repressione e la violenza di Stato. I socialisti bolivariani si presentano come paladini dei poveri e degli oppressi. A tal proposito, Chavez e Maduro hanno prodotto dei risultati, ovvero hanno levato ai poveri l’imbarazzo di essere tali, impoverendo anche la classe media e un po’ tutta la società venezuelana. Mal comune, mezzo gaudio.

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