Dove sono i “restiamo umani” per il Venezuela portato alla fame dal socialismo?

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“Se mangiamo a colazione poi il pasto ce lo scordiamo”, dice la donna anziana con gli occhi pieni di vuoto e le rughe della rassegnazione. Ma la sinistra dei cuori aperti neanche una piega, quelli del Venezuela non migrano, non sono raggiungibili col gommone da passerella, stanno laggiù e si possono non vedere. Spinosa, imbarazzante faccenda: con lo chavismo e il madurismo hanno flirtato in tanti se non tutti fra quelli che vogliono assaltare a fin di Bene la ong per liberare i prigionieri: ricordate certe cronache di regime su l’Unità con l’inviata embedded, imbarcata sull’aereo personale col luminoso dittatore, a decantare la prosperità del pollo pro capite sotto Chavez? Oggi con il successore, abusivo, nemmeno le ossa, per le strade si muore di fame o di rapina e i corpi restano in attesa di sepoltura perché non ci sono i soldi per inumarli. La cura socialista al suo meglio: prendere i sussidi dell’America, della comunità internazionale e affamare il popolo. Ma chi glielo fa fare, alla sinistra solidale, di agitarsi per un Paese latino oltre lo stremo?

Che vergogna però, che bassezza il cinismo tetragono del Manifesto, che desolazione l’ottusità scellerata dell’arcipelago compañero da Fico a Di Battista, dall’immancabile Saviano, più scontato dei suoi romanzi, ai nostalgici del post comunismo sempre abbastanza comunista. Che sconforto tutta questa bella gente che non vede il terrorismo di stato in Venezuela come non vede la mafia nigeriana in Italia, che non ha le palle per fare i conti con se stessa, con la sua storia, col proprio fanatismo, che, per non buttare l’acqua sporca dell’ideologia, lascia affogare bambini, vecchi, miseri, un popolo di derelitti. Meglio rossi ma morti! E questi sarebbero i cuori sensibili, i restiamo umani? Quelli che non si piegano alle diseguaglianze e alle oppressioni? E va bene che già avevano cantato, senza imbarazzo, con supremo sprezzo del ridicolo, aberrazioni come “evviva il comunismo e la libertà”; ma erano se non altro altri tempi, di illusioni e di mortificazioni; ma che adesso, tra il detto e non detto ancora giochino al rimpiattino della Storia, che ancora pretendano un Paese sotto il tallone di un dittatore che ha finito di rovinarlo, nel nome della “non ingerenza” straniera, della libera autodeterminazione dei popoli, quanto a dire il sovranismo populista che qui combattono nel nome dell’ortodossia europeista e globalista, beh, è un boccone che fa davvero troppo schifo per mandarlo giù.

Tra i furbi, gli attendisti, i giocolieri della morale e delle parole non manca il caro Bergoglio che dopo aver paragonato la Madonna a una proto-influencer, una Chiara Ferragni cui non serve l’ecografia social, sul Venezuela se la cava dicendo “non fate la guerra, andate d’accordo”. Il successore di Pilato in Vaticano ha un debole per il democratrico autocrate, Maduro, questo si sapeva, ma non fino al limite di un tale cinismo. La morale a sinistra è sempre lineare, impeccabile: il vero tiranno è qui, è il ministro di polizia di turno, che vuole il nuovo genocidio dei migranti e stroncarci il giro milionario delle accoglienze; in Venezuela, invece, gli stanziali debbono farsene una ragione, non cedere alle sirene reazionarie e continuare a sopportare l’amorevole gioco del caudillo che ha molta cura di loro anche se, per causa dei gringos, di Trump, dei sovranisti, non gli riesce tanto bene.

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