Sui balconi per sentirci uniti ed esorcizzare la paura, ma non guasterebbe un minuto di silenzio per chi non c’è più

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Più di 2.000 vittime per il Covid-19 e al silenzio si sostituiscono i flash mob quotidiani. Il bilancio si aggrava e con esso i goffi tentativi di farcelo dimenticare

Pare che durante la prima settimana di lockdown con le strade deserte e le terapie intensive degli ospedali sovraffollate, gli italiani abbiano riscoperto uno spazio vitale fino a ora sottovalutato: il balcone. I meno fortunati devono aggrapparsi ai pochi centimetri del davanzale della finestra, mentre c’è chi può addirittura fare sfoggio di un terrazzo. Le maledette disparità resistono anche al Covid-19, ma qualunque sia la metratura quadrata a disposizione è un echeggiare di strumenti musicali, canzoni, battiti di mano, arcobaleni – lo slogan “pace”, ve lo ricordate?, è stato sostituito dall’incitamento “andrà tutto bene” e ce lo auguriamo vivamente, vista la triste fine dell’hashtag #milanononsiferma. Intanto, il conteggio delle vittime non si arresta fino a raggiungere quota 2.000. Duemila.

Si è registrata anche un’impennata, nella top ten dei singoli più ascoltati, dell’inno di Mameli che ha colto impreparati quelli che, sempre dal balcone, esponevano da ormai più di un anno la bandiera dell’Unione europea, che andrebbe ritirata almeno per essere aggiornata: c’è una stella di troppo dallo scorso 31 gennaio. Sono state inserite nel calendario delle sagre da condomini anche le mestolate, con buona pace di chi voleva approfittare della quarantena nazionale per dedicarsi a prolungate sessioni di pennichella.

Tutto questo in meno di sette giorni. Possiamo ipotizzare i prossimi scenari. Dato che i bar sono chiusi, con il trascorrere dei giorni ci si ingegnerà per rimediare all’assenza di cornetto e cappuccino dell’amico che accoglie i clienti amici con un sorriso da dietro al bancone. L’esercizio di somministrazione proseguirà fino a sera, quando – tempo permettendo – ci si ritroverà per un aperitivo e raccontarsi com’è andata la giornata con il vicino dirimpettaio. L’importante, rimarcherà il prossimo decreto della presidenza del Consiglio, è che vengano conservati gli scontrini ai fini dei ben noti accertamenti fiscali.

L’augurio è che l’emergenza termini il prima possibile, ma se nel frattempo facessero breccia le prime assolate domeniche primaverili potrebbe scattare l’irresistibile voglia di una grigliata. Occorreranno però precise disposizioni ministeriali per evitare fiamme libere pericolose e intossicamento da fumo degli appartamenti al piano di sopra. Purtroppo a Palazzo Chigi qualcuno non saprà tenere chiusa la bocca e prima ancora delle dovute delucidazioni del premier Giuseppe Conte in conferenza stampa, le persone attaccheranno con la carbonella o sacrificheranno una ribaltina della nonna per accendere il fuoco. L’appuntamento giungerà tramite un audio anonimo di Whatsapp, mentre impazza la condivisione del video che mostra come il numero delle pagine dedicate ai necrologi nei quotidiani sia spaventosamente aumentato.

Il clima di festa si interromperà nel momento in cui dalle finestre attorno ognuno dirà la propria su come vada fatta cuocere la carne. “E allora vieni tu a farmi vedere come si fa, se ti credi così bravo!”. “Verrei, ma è vietato uscire di casa!”. Scoppieranno risse verbali violente, ma sempre alla debita distanza, a cui tenteranno di porre rimedio gli europeisti: “Ecco cosa succede a solleticare il sovranismo con l’inno d’Italia, qui occorre più coesione, più inclusione, più Europa!“. Proveranno ad intonare la Nona sinfonia di Beethoven (“Re – re – re – re – re – si – re – si – sol…”) e dalla cattive parole si passerà ad una sonora risata che rasserenerà gli animi.

In crisi di audience perché la gente trascorrerà troppo poco tempo davanti alla tv per abbellire il nuovo salotto all’aria aperta, la produzione di alcuni talk show allestirà gli studi sul balcone di casa dei conduttori. Corrado Formigli mangerà in diretta un piatto di spaghetti al pomodoro per dimostrare che non vanno temuti i carboidrati impossibili da smaltire durante l’isolamento. Barbara D’Urso dirigerà il coro che intonerà un vasto repertorio della canzone italiana. Le loro litanie laiche invaderanno il silenzio delle abitazioni dove si proverà a ricordare un famigliare o un amico scomparso senza avere avuto il tempo di salutarlo come si deve nemmeno al cimitero. La Littizzetto verrà finalmente denunciata per disturbo della quiete pubblica perché dal marciapiede rimprovererà Fabio Fazio che non la fa salire. “Ma Luciana, non posso! O Burioni mi uccide!”.

Quando arriverà il giorno che segnerà la fine dell’emergenza, lo verremo a sapere da un annuncio – pancia in dentro, pochette in fuori – di Conte, affacciatosi su quel balcone dal quale fu già abolita la povertà diversi mesi fa – i commentatori politici non faranno nemmeno caso alle pretestuose accuse di rigurgito fascista. Il premier loderà lo sforzo di tutti gli italiani, l’ambasciata cinese riporterà il messaggio spacciandolo per un tripudio di massa in onore a Pechino. Allora magari inizieremo a pensare seriamente ai morti che nel frattempo si sono trasformati in un conteggio matematico per capire quale sia il trend del Covid-19 in Italia. Ci accorgeremo dell’assenza di molti anziani che bazzicavano nei dintorni e di chi così anziano non era, tentando di rincuorarci con un “però non stava già messo bene”. Passato lo spavento vissuto a squarciagola, verrà chiesto di fermarsi un istante per ricordarli. “Ma facciamo presto, che devo uscire a cena finalmente!”. In balcone? “Stai scherzando?”

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