Un misterioso incidente sui cieli siriani solleva un’ipotesi inquietante

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Il 23 luglio scorso, un aereo della Mahan Air in volo tra Teheran e Beirut ha improvvisamente perso quota, dopo essere stato intercettato da un F-15 americano. La perdita improvvisa di quota ha provocato il panico a bordo e il ferimento di alcuni passeggeri. L’incidente è stato filmato da Hassan Azimzadeh, reporter iraniano della Irib (la tv di Stato della Repubblica Islamica). La notizia è finita ovunque e la magistratura iraniana ha stabilito che tutti i passeggeri a bordo del velivolo (iraniani e non) possono, se vogliono, fare causa agli Stati Uniti.

Fin qui il racconto ufficiale, che solleva però una serie rilievi e quesiti. Il primo quesito: perché l’aereo della Mahan Air ha perso improvvisamente quota. Teheran sostiene che l’F-15 americano si è avvicinato troppo all’aereo, fino a 100 metri, ma gli americani ribadiscono che si è trattato di una normale operazione di identificazione e che è stata rispettata la distanza di 1.000 metri dal velivolo intercettato, come previsto dalle procedure internazionali standard. Resta quindi il dubbio che il pilota della Mahan si sia spaventato e abbia perso il controllo del mezzo, forse perché consapevole di un carico illegale (di mezzi e uomini) che aveva a bordo. La Mahan Air, come noto, è una compagnia legata ai Pasdaran e usata per trasportare jihadisti sciiti e armi soprattutto in Siria (e per questo inserita nella lista delle sanzioni Usa).

Ma c’è qualcosa di più inquietante. La Mahan Air viaggia in pratica quotidianamente verso Damasco e Beirut, quindi per le forze aeree Usa è normale avere a che fare con i loro voli. Cosa c’era di così diverso in questo volo? A quanto pare, questa volta – non è noto per quale arcano motivo – l’aereo della Mahan ha sorvolato la base americana di al-Tanf, al confine tra Siria, Iraq e Giordania. Perché? Non era prevedibile che, a scopo di tutela dei militari presenti nella base, un caccia Usa si sarebbe alzato in volo per identificare il velivolo? La risposta è chiaramente sì.

Ecco allora che sorge un terribile sospetto: che il regime iraniano abbia usato la Mahan e i civili a bordo come scudi umani per provocare un incidente con gli Stati Uniti. Probabilmente sapendo – almeno speriamo – che l’aereo non sarebbe stato abbattuto, ma che l’incidente avrebbe comunque creato scompiglio a bordo.

A che pro? Allo scopo di riequilibrare l’immagine del regime iraniano dopo l’abbattimento ad inizio 2020 di un aereo civile ucraino sui cieli di Teheran (170 morti). Fino a quel momento, infatti, gli iraniani avevano un’arma di propaganda contro gli Usa che risaliva al 1988, quando furono gli americani ad abbattere un aereo civile iraniano in volo tra Bandar Abbas e Dubai, provocando il decesso di 290 persone.

Un sospetto resta tale finché non venga avvalorato da una prova che, in questo caso, probabilmente mai ci sarà. Resta però il dubbio che, per meri fini politici e propagandistici, il regime iraniano abbia usato ancora una volta i suoi cittadini e civili inermi per imbarazzare gli americani ed aumentare il suo potere negoziale a livello internazionale.

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