“Likecrazia”: un approccio realista, senza snobismi, alla comunicazione politica di oggi

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In “Likecrazia. Lo show della politica in tempo di pace e di coronavirus” (edizioni Piemme), Daniele Capezzone ci porta a scoprire il mondo dei talk show, quegli strani programmi in cui ospiti più o meno famosi, e scelti in base a criteri talora misteriosi, parlano in pratica di tutto. O meglio: parlano sì di tutto, ma con riferimento a un tema preciso quando ci sono avvenimenti drammatici da trattare.

Inutile dire che la pandemia è proprio uno di essi, e ciò spiega perché, ormai da molti mesi, il virus cinese occupi la scena incontrastato nei programmi di questo tipo. Ci sarà poi il conduttore showman che ne fa un vero spettacolo, magari digrignando i denti di fronte alla telecamera quasi volesse ingoiarsela. Il conduttore serioso che la butta sul piano culturale. La conduttrice che usa il suo fascino per porre domande indiscrete. E infine il conduttore che si proclama – lui solo – amico della gente comune e sempre disposto ad ascoltarla.

Sul mercato esistono anche altre tipologie, ma penso che quelle dianzi citate siano sufficienti a rendere l’idea. Capezzone è molto esperto del mondo dei talk show e ne conosce tutti i segreti. Non è quindi un caso che sia un protagonista molto presente in tale tipo di programmi. Con questo volume di dimensioni limitate, ma denso di contenuti, egli ci offre un panorama godibilissimo del fenomeno utilizzando un linguaggio leggero e comprensibile a tutti.

Del resto chiarisce sin dall’inizio che i talk show piacciono proprio perché – almeno in teoria – consentono alle persone comuni di avvicinarsi al mondo della politica cogliendone, sia pur parzialmente, gli arcani. Se così fosse svolgerebbero un ruolo prezioso, anche se il sottoscritto nutre in proposito qualche dubbio. L’autore è infatti convinto che a differenza delle vecchie Tribune politiche, dove i leader di partito parlavano tra loro poco curandosi di essere compresi, nei talk show avvenga invece il contrario. Pure qui non mancano i tromboni e gli autoreferenziali e, a tale proposito, Capezzone fornisce poche e semplici regole per favorire l’ascolto da parte degli utenti.

Collocherei l’autore nella grande corrente del realismo politico. Occorre accettare la realtà sempre imperfetta che ci circonda e trattare con essa nel miglior modo possibile. Può non piacere, ma la politica vera è più simile a quella discussa nei talk show che alla versione paludata che ne viene offerta nei manuali universitari. Conta soprattutto che le persone che vedono la politica dall’esterno ne capiscano meglio i meccanismi interni, finendola una buona volta con i politici intenti a parlare solo tra loro.

E se poi, come accade in questi tempi, c’entra pure la scienza, tanto di guadagnato! L’incredibile spettacolo dei virologi che si accapigliano, l’un contro l’altro armati, svela infatti un altro arcano all’uomo della strada. La scienza non va d’accordo con la certezza né con la perfezione. È un’impresa preziosissima, ma totalmente umana (e in quanto tale, per definizione imperfetta). Gli scienziati sono esseri umani come tutti gli altri, ancor più vanitosi della media, e amano le luci della ribalta e la popolarità.

Fanno fatica ad ammettere di non aver capito un accidente del virus cinese e di ignorare il modo migliore per contenerne la diffusione. Attenzione però. Non è una caratteristica dei virologi italiani, perché una relativa ignoranza li accomuna tutti. Tant’è vero che la diffusione del contagio è stata peggiore in altri Paesi rispetto al nostro. Solo i cinesi, dopo aver infettato il mondo intero, ora fanno i virtuosi e si vantano di aver risolto il problema (anche se chi scrive non crede assolutamente alle loro parole).

Dunque nei talk show si possono vedere politici presuntuosi ma imbranati, e scienziati che stentano ad ammettere la loro ignoranza circa un certo fenomeno. Ciò conduce per l’appunto a un riavvicinamento tra politica, scienza e gente comune. Il lato negativo della medaglia è assistere molto spesso a risse da pollaio, dove le urla prevalgono sui ragionamenti e nessuno fornisce conclusioni plausibili e decenti. Anche su questo aspetto Capezzone dimostra di essere un realista. Si rende per esempio conto che le famigerate fake news fanno parte della storia umana sin dalle sue origini. L’importante è disporre di strumenti per tenerle sotto controllo, come avviene nei sistemi liberaldemocratici, e non di imporle come verità genuine come accade nei regimi autoritari.

In conclusione, mi sento di affermare che l’autore ha scritto un libro che, oltre ad essere divertente e chiaro, può essere studiato con profitto anche nelle aule universitarie. Confesso che, personalmente, ho sempre avuto delle prevenzioni verso i talk show. Li trovo infatti troppo chiassosi e quasi sempre fasulli. La lettura delle pagine di Capezzone mi ha fatto cambiare idea. Viviamo nel mondo di internet, dell’informazione repentina e tambureggiante. Magari un po’ di fastidio permane, però unito alla consapevolezza che questa è la realtà odierna, non perfetta ma – in ogni caso – migliorabile.

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