Attenti alle tasche: la patrimoniale sarà solo l’inizio

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La notizia è ormai arcinota: esponenti di Leu ed esponenti del Pd, visto che siamo in crisi, hanno pensato bene di inventarsi un emendamento alla legge di bilancio, per introdurre una patrimoniale. I “webeti” grillini, che commentano i nostri articoli senza leggerli, evidentemente, non l’hanno capito bene, ma non si tratta di una tassa per far piangere i ricchi, come recitava un vecchio manifesto di Rifondazione comunista. Il salasso partirebbe dai patrimoni di 500.000 euro. Niente yacht e ville in Sardegna: bastano un normale appartamento di proprietà in una grande città e un conticino in banca, derivante da onestissimi redditi da lavoro.

Ma la patrimoniale targata Nicola Fratoianni e Matteo Orfini non sarebbe che l’inizio del massacro economico e fiscale degli italiani.

Avete presente il Recovery fund? Non ve lo spiega nessuno, ma l’erogazione dei fantastiliardi europei, che in realtà incideranno sul Pil per circa un punticino, è condizionata allo sviluppo di programmi in linea con le “raccomandazioni Paese” di Bruxelles all’Italia. E cosa “raccomanda” l’Europa a Roma? Basta recuperare il documento del 2019, cui si rifà esplicitamente l’accordo sul Recovery fund di quest’estate, in cui l’Ue ci spiega che il nostro patrimonio immobiliare è sottotassato e ci chiede una riforma catastale; che dobbiamo abolire il contante; e che dobbiamo riportare a pieno regime la legge Fornero. Ecco, cosa c’è davvero, dietro la fuffa verde e digitale che prova a venderci Giuseppe Conte.

Ma non è finita. Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha appena sottoscritto la riforma del Mes. La scusa è che le modifiche sono il preludio alla garanzia unica europea sui depositi bancari. In realtà, inasprendo le condizionalità in accesso e rendendo più probabile una “ristrutturazione del debito” (in pratica, un mini default), il combinato tra nuovo Mes e unione bancaria favorirà gli istituti di credito dei Paesi del Nord, che hanno i conti pubblici in regola ma un enorme bubbone del debito privato gravante sulle banche; e penalizzerà, invece, l’Italia, che ha i parametri di finanza disastrati, a maggior ragione per via del Covid, ma è la patria del risparmio. Un risparmio che, in caso di ristrutturazione del debito, andrebbe letteralmente in fumo.

Insomma, altro che rimbalzo del Pil. Altro che ristori. La ricetta economica dell’immediato futuro è chiara: torturare il ceto medio. Che ormai non sa se aver più paura del Covid, o del governo.

Alessandro Rico, 2 dicembre 2020

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