Rassegna Stampa del Cameo

Basta paragonare i nostri trisnonni con chi arriva in Italia! È un fake

Questo Cameo l’ho scritto per le mie nipotine più grandi, Virginia (2003) e Carla Maria (2005). Mi sono stufato di accettare che il mainstream dominante della politica e della stampa-tv propini loro continue fake news, paragonando gli “immigrati economici” attuali, quelli dei barconi e dei criminali che li accompagnano (90% del totale, gli altri sono “rifugiati” che fuggono da guerre “certificate”, e per i quali vige la Convenzione di Ginevra), con i loro “trisnonni” e “tris-zii”.

In comune hanno solo che:

1) Non erano (non sono) rifugiati, sognavano (sognano) un futuro migliore.

2) Per raggiungere questo obiettivo (legittimo) investivano (investono) i risparmi della famiglia. Il viaggio dall’Africa costa dai 5 agli 8.000 $, cifra che colloca costoro non certo fra i poveri affamati (una fake). Entrambi, quelli della prima decade del Novecento, e questi, affrontavano (affrontano) il viaggio verso l’America (l’Europa) però con una radicale differenza: i primi si attenevano alle leggi (italiana e americana), questi le leggi le violano sistematicamente, ingrassando organizzazioni criminali, africane ed europee (“il business dell’immigrazione è più redditizio di quello della droga”).

A Virginia e a Carla Maria ho raccontato come avveniva il viaggio dei loro trisnonni e tris-zii. Si muovevano sulla base di un protocollo firmato dal Presidente Theodore Roosevelt e da Re Vittorio Emanuele III. C’era un’offerta (nominativa) di lavoro ben definita, una locazione abitativa predeterminata, spesso in una boarding house. Solo a quel punto, in possesso della documentazione richiesta, a loro spese iniziava il viaggio: prendevano il treno a Pontremoli (quelli del lato paterno, Bagnone, Lunigiana) ovvero a Castelnuovo Garfagnana (quelli del lato materno, Magliano, Garfagnana) entrambi con destinazione Genova. Qua salivano su un piroscafo, diretto a Le Havre, ove si imbarcavano su un altro “piroscafo certificato”, con un Commissario italiano di bordo che li gestiva-garantiva fino all’arrivo a New York, a Ellis Island (l’isola delle lacrime). Superati i durissimi controlli sanitari e amministrativi, potevano finalmente partire, con un treno coast to coast, e arrivare nel paesino californiano di destinazione (per esempio, Weed in mezzo ai boschi e ai piedi del Monte Shasta).

Chi volesse approfondire, prima di parlare o scrivere di cose che non conosce, suggerirei il libro di Adriana Dadà La Merica (sottotitolo “Bagnone, Toscana-California, Usa. Donne e uomini che vanno e che restano). Molto interessante la copia fotostatica di un “Passaporto per il solo rimpatrio” rilasciato dal Consolato italiano di San Francisco, in nome di Re Vittorio Emanuele III, con nel retro le raccomandazioni del Governo italiano. Si legge: “Si avvertono i nazionali che per fruire della tutela e dai favori previsti dalla legge sull’immigrazione, essi, volendo recarsi in America, devono prendere imbarco su un piroscafo vettore di emigranti, con biglietto rilasciato in Italia da uffici autorizzati. Occorre che gli emigranti rifiutino ogni proposta di Agenzie stabilite fuori Italia, tendente ad attirarli all’imbarco in porti stranieri, perché, accettandolo, andrebbero incontro a gravi inconvenienti, spese maggiori, …”.

I governi liberali dell’epoca saranno stati pure corrotti, il Re sarà stato pure una “Sciaboletta” ma al confronto di quelli succedutisi, da Romano Prodi fino a Paolo Gentiloni, per non parlare dei leader europei, da Angela Merkel in giù, fino all’imbarazzante Emmanuel Macron di Ventimiglia e di Bardonecchia, erano dei giganti.

Avevano una politica, avevano elaborato delle leggi, avevano dei protocolli ai quali attenersi. Non sostenevano certo che l’immigrazione fosse un fenomeno epocale, solo perché erano inadatti a risolvere un problema contingente, che il mondo, ciclicamente, ha sempre avuto, e sempre gestito. “Abbattiamo muri, costruiamo ponti” lo può dire, in termini religiosi, il Papa di Roma, i politici si attengano alle rispettive Costituzioni liberali, ove i confini sono sacri, quindi vanno difesi.

Care Virginia e Carla Maria siate orgogliose dei vostri trisnonni e tris-zii della Lunigiana e della Garfagnana che hanno avuto una vita migliore (e un pezzetto lo hanno trasferito pure a voi) ma lo hanno fatto sempre e solo nel rispetto delle leggi.

Riccardo Ruggeri, 21 giugno 2018

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