Corso Buenos Aires è l’arteria commerciale più importante di Milano e la più lunga d’Europa. La giunta ha deciso di farla diventare verde. Di bile. Il turista può così ammirare i cordoloni di cemento che, per far posto agli sporadici ciclisti, restringono la carreggiata con gran sollazzo dei mezzi di soccorso e delle orecchie dei passanti, degli abitanti e degli avventori degli innumerevoli negozi, che devono sopportare a poca distanza laceranti sirene di ambulanze, volanti, pompieri bloccati e perciò fermi a ululare a spaccatimpani.
Per sicurezza, il colorato bus belvedere porta-turisti gira al largo e fa un diverso tour meneghino. Da almeno un anno ora tocca ai marciapiedi: transennati per lavori in corso. Cosa dovranno fare i lavoratori-in-corso? “Riqualificazione” c’è scritto. Cioè, mettere aiole, che fanno bene ai polmoni dei milanesi e degli anzidetti turisti. Solo che tali lavori. nel tratto finora transennato, nel cuore del Corso, da semaforo a semaforo, di qua e di là della via, hanno prodotto finora solo due (due!) striminzite aiole. Così anche i pedoni sono serviti. La c.d. qualità dell’aria? Sempre uguale, malgrado – anche – il divieto di tabacco.
Come faccio a sapere tutto ciò? Io in Corso Buenos Aires ci devo passare tutti i giorni, più volte, e perciò intrupparmi nelle strettoie prodotte dalle anzidette transenne, dove si passa in numero di due alla volta, dove ci vanno anche i ciclisti perché le transenne riqualificatorie impediscono l’accesso alle piste ciclabili, dove c’è pure un supermercato che deve fare carico e scarico merci, dove ci sono anche gli sfiati della metropolitana che sollevano le falde dei cappotti e costringono a inalare zaffate, queste sì, inquinate, dove quando piove gli ombrelli aperti provocano urti, contenziosi e litigi, così come i cani col guinzaglio lungo (i dog-sitter ne menano per l’aia almeno quattro) e le signorine che guardano lo smartphone anziché dove mettono i piedi.
Si calmino i voyeurs: d’estate le sfiatate della metro non provocano l’effetto Marilyn sulle gonne delle ragazze per il semplice fatto che le gonne d’estate non usano più, abolite dagli hotpants che esibiscono completamente le cosce al pubblico senza bisogno di colpi d’aria. Venite, dunque, nella verde arteria cittadina più importante d’Europa, che vede chiudere negozi a raffica, ormai sostituiti più che altro da rivendite di street-food, kebab e gelati: insomma, take-away e vattene, anche perché la sosta è pura follia (come sanno i taxi). Riflessione: ecco perché la sinistra è aggrappata al doppio turno elettorale coi denti e le unghie. Il cittadino normale va a votare la domenica, poi basta, perché votare due volte di fila lo sfianca e annoia.
Per il cittadino normale il voto serve solo a nominare gli amministratori, ai quali spetta risolvere i problemi, non crearne; non è un precetto religioso. Così, a votare per il ballottaggio ci vanno i fanatici del culto politico. Che sono tutti di una precisa fazione. Ed ecco come mai una giunta votata da pochi può permettersi di “riqualificare” la seconda capitale d’Italia a propria immagine e somiglianza.
Rino Cammilleri, 2 febbraio 2025
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